"E' come per un avvocato: gli danno una causa, poi vogliono cambiare l'avvocato. Allora che cambiassero l'avvocato".
"Io so che non c'è nulla. Poi l'allenatore è sempre l'ultimo a sapere le cose, come il marito. Mi auguro che anche i ragazzi pensino soltanto a giocare e a dare il massimo, è questa la mia più grossa preoccupazione. In Inghilterra tutti sapevano che io a fine anno sarei andato via dal Chelsea, ma tutti hanno dato sempre il 100%. Mi auguro che se anche fosse vero, i ragazzi diano sempre il 100%, perchè quello che più conta è quello che facciamo, non chi siederà sulla panchina da qui a due anni, tre anni, domani".
Così aveva parlato Claudio Ranieri nella conferenza stampa tenuta prima della gara di ritorno di coppa Italia contro la Lazio, gara che ha sancito l'eliminazione dei bianconeri e il conseguente fallimento dell'ultimo traguardo stagionale, oltre a dare il via ad una contestazione che ha preso particolarmente di mira proprio il tecnico romano.
A Ranieri non sono piaciute affatto le voci circolate negli ultimi giorni, in cui si è parlato di un progetto "Juventus agli juventini", con Antonio Conte allenatore e Marcello Lippi nelle vesti di manager supervisore del giovane tecnico che sta riportando il Bari in serie A. E le dichiarazioni sull'analogia tra l'allenatore e il marito, che è sempre l'ultimo a sapere le cose, o tra il tecnico e l'avvocato, che a causa assegnata poi viene cambiato, fanno pensare che Ranieri non si senta poi più così saldo sulla panchina bianconera. Vediamo perchè.
La contestazione, innanzitutto, non depone sicuramente a favore dell'allenatore. Anche sui blog bianconeri sparsi nella rete, Ranieri è letteralmente fatto a pezzi. La dirigenza juventina, anch'essa contestata, avrà sicuramente messo in conto questo clima di ostilità e di sfiducia da parte dei tifosi, e paradossalmente rimuovere la scelta Ranieri dall'incarico potrebbe far guadagnare punti proprio agli occhi dei sostenitori, che invocano proprio l'arrivo di Conte ma sarebbero ben felici anche di vedere Gasperini (anch'egli un ex) sedere sulla panchina della Signora.
Ancora più importante è la valutazione globale del progetto Ranieri. La visione d'insieme del lavoro dell'allenatore verrà fatta certamente a fine campionato, dopo il testa a testa col Milan per il secondo posto, ma già qualche conto in corso Galileo Ferraris sarà stato fatto.
I capi d'accusa sul lavoro del tecnico sono i seguenti:
1) la Juventus non ha un gioco, ed è in piena fase involutiva. Giovinco, talento purissimo, non ha ancora una collocazione in una squadra che manca di inventiva, e nelle sue apparizioni è stato sempre schierato fuori ruolo. La squadra è nervosa, anche in alcuni uomini chiave come Camoranesi, espulso due volte nelle ultime 3 gare;
2) la gestione del mercato è stata gravemente deficitaria. Va bene la politica dei parametro zero, ma prendere un giocatore limitato come Poulsen, assolutamente disastroso, calciatori di secondo piano come Knezevic e Mellberg, e dar via giovani come Criscito, Palladino che nel Genoa sono letteralmente esaltati, non è stata una grande idea.
Ranieri finora ha fatto un buon lavoro, intendiamoci, ottenendo buoni piazzamenti con una rosa certamente non all'altezza di Inter e Milan (e forse Roma), ma ci sono diversi aspetti da valutare. Principalmente uno: i vertici bianconeri, credono realmente nella capacità di Ranieri di portare a casa trofei importanti? O il tecnico rischia di passare ancora una volta per "un ottimo perdente", un allenatore di valore che però non è in grado di puntare a traguardi prestigiosi?
Al Chelsea fece molto bene, senza i campioni di adesso, ma con l'avvento di Abramovich fu esonerato dopo una stagione. Il magnate russo il portafogli lo aprì successivamente con Mourinho, una robusta buonuscita (30 milioni di euro circa), arrivederci e grazie. Adesso, con nuovi campioni all'orizzonte pronti a vestire la maglia bianconera (Diego, tanto per fare un nome), rischia di ripetersi la stessa storia.
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