"Ho speso gran parte dei miei soldi per donne, alcool e automobili. Il resto l'ho sperperato."
Genio e sregolatezza: questo era George Best, uno dei calciatori più forti della storia, ma anche una testa matta che ha fatto dell'eccesso il leit motiv della sua vita.
Istinto puro, quello che guidava le giocate dell'attaccante nordirlandese. Nulla di razionale in quelle accelerazioni ed in quei dribbling ubriacanti che lasciavano di sale i difensori di tutta Europa, solo semplice e purissimo talento.
Negli undici anni passati nelle fila del Manchester Utd (1963-1974), il quinto Beatle arriva ai massimi vertici del calcio mondiale, vincendo la Coppa dei Campioni nel 1968 in finale contro il Benfica di Eusebio.
Quel successo, ottenuto da protagonista, gli spalanca le porte per la conquista del pallone d'oro, che però segna anche l'inizio della sua parabola discendente: donne e alcool non sono decisamente due cose di cui abusare in una vita da atleta, così come gli allenamenti sono un obbligo e non una semplice opzione.
A 28 anni decide allora di chiudere col calcio che conta, e di emigrare negli USA per poi tornare in Gran Bretagna solo in club minori, lontano dalle luci della ribalta. La dipendenza dall'alcool purtroppo segnerà l'intera esistenza di questa testa matta dai piedi fatati, e dopo che il suo fisico già in età giovane era stato indebolito, a 56 anni subisce un trapianto di fegato.
Nonostante riesca perfettamente l'intervento, di fare una vita normale non se ne parla, e così la stella nordirlandese decide di continuare a bere: il 25 novembre 2005, si chiude l'avventura su questa terra di questo folle, geniale personaggio che ha vissuto per 59 anni su una montagna russa, ma che si è guadagnato senza dubbio un posto d'onore nella hall of fame dei più grandi di tutti i tempi.
Non sarà stato uno spot per la vita sana, ma la sua leggenda, comunque sia, vivrà per sempre.