27 febbraio 2010

Le fantastiche riforme targate FIGC

Attenzione, non disturbare: genio al lavoro!

Ladies and gentleman, ci siamo: è il momento dell'ennesima pagliacciata: a partire già da ieri sera nell'anticipo di serie B, è partita la lotta senza quartiere contro le bestemmie in campo, che da ora in poi saranno sanzionabili col rosso diretto o eventualmente con prova tv come nel caso dei falli non visti dai direttori di gara.

Sinceramente, di fronte all'applicazione di un provvedimento così assurdo, non so se ridere o piangere: per carità, obiettivamente la bestemmia in campo è un qualcosa di poco gradevole, ma cosa succederà adesso sui campi? Buffon si è salvato grazie ad un "cavillo", dopo la smoccolata in seguito alla papera contro il Genoa, (la regola sarebbe partita solo dopo i recuperi delle gare mancanti), ma adesso?

Adesso sarà caccia all'uomo, una sorta di Grande Fratello nel quale ogni squadra proverà a trarre vantaggio dalla poca religiosità dell'eventuale avversario di turno, e se per un Maicon si discute ancora tra un "Fuck you" ed un "Vai tu", non oso immaginare cosa succederà se qualcuno a bassa voce si lascerà scappare un "Porco zio" facilmente confondibile con qualcos'altro. 

E vai con la ricostruzione del labiale, con i dubbi - ha detto zio, mio, pio? - e le eventuali giustificazioni degli accusati. C'è da scommettere che alla prima squalifica scoppierà un nuovo putiferio, e il clima già arroventato degli ultimi tempi rischierà di toccare livelli mai visti prima.

Ovviamente, Legrottaglie e i brasiliani vari non hanno di questi problemi, ma vogliamo parlare degli altri stranieri che militano in Italia? Se un Hamsik dopo un gol fallito si fa scappare una smadonnata in qualche dialetto dell'entroterra slovacco, credete davvero che l'arbitro capirà ed estrarrà il rosso? Non ci riuscirebbe neanche la prova tv, a mio parere.

E qui scatta la discriminazione tra calciatori italiani, più a rischio, e calciatori stranieri. Certo, per aggirare il problema basterebbe non bestemmiare, ma il punto è che il provvedimento non può essere al 100% (neanche al 60, probabilmente) uniforme, mettendo tutti i calciatori sullo stesso piano.

Il lavoro dei direttori di gara, che già stanno dimostrando di avere problemi a capire se dare o no rigori netti che anche una talpa vedrebbe, avranno così una nuova gatta da pelare mica da ridere. E dopo l'assurda introduzione dell'ammonizione automatica per chi si toglie la maglia dopo un gol (roba da ospedale psichiatrico), ecco servita la nuova vaccata firmata FIGC.

Chissà, magari tra non molto introdurranno pure il pellegrinaggio a Lourdes come modalità di sconto della squalifica..

25 febbraio 2010

Da Firenze con amore..


Solo qualche giorno fa sottolineavo come la famosa "legge di compensazione" degli errori arbitrali fosse in buona sostanza una sorta di jolly da utilizzare quando gli argomenti vengono meno e non si riesce ad uscire in alcun modo da situazioni oggettivamente imbarazzanti.

E a tal proposito, ho puntato il dito contro quella sorta di immunità di cui gode dall'inizio della stagione il Milan dell'amore, squadra che conta più di ogni altra della serie A un saldo attivo di punti scaturiti da decisioni arbitrali favorevoli quasi impressionante. Dopo il regalone di domenica a Bari, che ha permesso alla squadra di Leonardo di sfoderare poi l'ottima prestazione e conseguire la successiva vittoria, ieri a Firenze è andato in scena l'ennesimo capitolo di una saga partita da Milan-Roma dell'andata e arrivata probabilmente al suo culmine più estremo.

A 3' dalla fine, l'arbitro Rosetti (che mi chiedo per quale ragione sia ancora considerato il migliore d'Italia, vista la miriade di errori che sta costellando il suo campionato) decide di applicare un'assurda regola del vantaggio, facendo correre su un fallo in area ai danni di Montolivo. Probabilmente, il direttore di gara è stato contagiato da tutto l'amore rossonero, e ha interpretato l'abbraccio di Thiago Silva come un atto di affetto sfrenato verso il centrocampista gigliato, ma questa è solo un'ipotesi che comunque non può essere più assurda di qualsiasi altra che possa giustificare una decisione del genere.

Neanche a farlo apposta, poco dopo segna Pato e proietta il Milan a -4 dall'Inter, scatenando l'ira dei Della Valle e di Prandelli, i quali hanno preferito trincerarsi dietro un silenzio stampa che li avrebbe protetti da eventuali squalifiche.

Che dire, Rosetti evidentemente porta bene al Milan: la sera di Milan-Roma c'era lui, e tutti si ricordano come è finita (o male che vada c'è youtube); in Bari-Inter c'era lui, e la non espulsione di Bonucci è stato chiaramente un errore importante; in Napoli-Inter c'era lui, e non ha visto un mani di Aronica piuttosto semplice; e ieri, bè, quello che è successo è fin troppo evidente. (Tanto per completezza di informazione, indovinate chi era l'arbitro di Lazio-Fiorentina 2005 che non ha visto la "parata" di Zauri?)

Insomma, altro che compensazione e baggianate varie: in quattro giorni, il Milan regolamento alla mano avrebbe potuto raccogliere 1-2 punti in due trasferte, mentre ne ha raccolti 6.

Ed è simpatico sentire proprio dalla bocca del presidente della serie A (oltre che del Milan, ma è un dettaglio) Galliani - uscito scortato dal Franchi per evitare il pubblico linciaggio - uscire frasi del tipo: "Bisogna calmare gli animi".

Se per una volta la cosiddetta uniformità di giudizio toccasse anche la squadra che lo riguarda, forse sarebbe meno sereno anche lui. Facile criticare il silenzio stampa degli altri, facile fare della morale spicciola quando sei tu il primo assoluto beneficiario di una situazione ormai assolutamente fuori controllo.

Anche se con l'amore, e solo con l'amore si risolve tutto: si giocano gare con due mesi di ritardo, si bypassa ripetutamente il regolamento e si vince grazie a situazioni paranormali che con il calcio giocato hanno poco o nulla a che fare. Sempre con amore. Perchè con l'amore ogni impresa è possibile.

Buon campionato a tutti (ovviamente con amore).

23 febbraio 2010

La regola del sospetto..

 
La stangata memorabile inflitta all'Inter dopo i fatti di sabato sera dà certamente ancora più pepe al campionato, accrescendo il fattore incertezza che dopo il derby di ritorno sembrava aver raggiunto i minimi storici anche per quest'anno. Poco da dire, le squalifiche erano nell'aria e domenica i nerazzurri affronteranno la complicata trasferta di Udine con gli uomini contati e senza il proprio allenatore per 3 turni.

Vorrei smontare l'idea del complotto, perchè non credo assolutamente a questa possibilità, ma vorrei allo stesso tempo fare luce su alcuni aspetti.

Come ho detto nel post precedente, non c'è da demonizzare l'operato di Tagliavento sabato sera (come ho visto su alcuni blog), ma allo stesso tempo prendo le distanze dalla beatificazione ricevuta dal direttore di gara su Sky Sport, poco dopo il fischio finale. Concentriamoci sull'episodio chiave, da cui sono nate manette, squalifiche e parapiglia negli spogliatoi: l'ammonizione di Pazzini.

Continuo a dire, a distanza di giorni, che l'intervento dell'attaccante doriano era da sanzionare (seguendo il metro di giudizio di Tagliavento) con il rosso diretto, perchè ritengo che assestare un calcione a palla lontana ad un difensore che ti urta nella foga di tornare verso la sua posizione è un comportamento che fornisce tutti gli estremi per l'espulsione. Così non è stato, e da quella che a mio parere è stata l'unica sbavatura della prestazione del direttore di gara è nato tutto quello che sappiamo. Mi pare anche inutile aggiungere che Mourinho ha esagerato, e che quello che è successo i nerazzurri coinvolti se lo sono cercato, ma ciò non  toglie che tutto provenga da quella che è stata, ai miei occhi, una mancanza di uniformità di giudizio.

Comunque sia, Tagliavento esce dal campo e da più parti viene applaudito per la direzione di gara inflessibile e per nulla assoggettata al blasone diverso delle due formazioni, il che ovviamente in Italia è considerata merce rarissima. E cosa va a succedere 24 ore più tardi? In Bari-Milan non viene assegnato un rigore grande come una casa al Bari, con tanto di espulsione susseguente per doppio giallo a Bonera.

Senza nulla togliere alla grande prestazione del Milan, riconosciuta dallo stesso Ventura, se al 27' del primo tempo un Gava tutt'altro che impavido avesse concesso quel rigore solare si sarebbe creata una situazione tutt'altro che simpatica, per i rossoneri: probabilmente sotto di un gol, probabilmente sotto di un uomo e costretti a togliere un uomo d'attacco per risistemare la falla che si sarebbe venuta a creare in difesa. Avrebbe vinto? Chi lo sa, sta di fatto che in una situazione non difficile da valutare, ma assolutamente cruciale, è successo l'esatto opposto di quanto accaduto la sera prima a San Siro.

La tanto decantata "legge di compensazione" secondo la quale a fine anno torti e favori si bilanciano, è un teorema che francamente non mi ha mai entusiasmato e lo vedo solo come luogo comune che alla fine nella pratica non ha nè un riscontro, nè un senso. Andate a chiedere per esempio alla Lazio di Eriksson scippata all'ultima giornata dello scudetto 1998-99, se quel contrasto Mirri-Salas era "compensazione".

Con questo cosa voglio dire? Semplicemente che non c'è nessun complotto anti-Inter, la quale ha avuto torti arbitrali nell'ultimo periodo, ma che è stata sicuramente avvantaggiata in altre situazioni (vedi Chievo), mentre dati ed episodi alla mano devo riconoscere che la bilancia di casa rossonera pende ancora in modo netto da una sola parte.

Partendo da Milan-Roma dell'andata, gara in cui i rossoneri uscirono da un'apnea totale grazie a due regali del direttore di gara, alla gara del San Nicola, diversi sono stati gli arbitraggi pro-Milan a far discutere (derby di ritorno compreso), così come ha fatto discutere questo Fiorentina-Milan finito al 24 febbraio in barba alle canoniche 3 settimane di slittamento per le gare rinviate. Non ricordo, sinceramente, episodi importanti a concorrere per il tanto decantato "bilanciamento".

Nessuna congiura annunciata, intendiamoci. Chiaro che però certe situazioni vadano considerate, riviste e magari messe a posto, perchè se da un lato è vero che l'incertezza aumenta l'interesse attorno al prodotto campionato, è anche vero che ci sono un insieme di fattori (ad esempio, un vicepresidente di Lega che è vicepresidente vicario di un club) che, se dovessero persistere, ne minerebbero una credibilità già più volte fatta a pezzi.

21 febbraio 2010

Inter, just relax, take it easy..


L'eco della parola "complotto" risuonava a San Siro ben prima del fischio d'inizio di Tagliavento. Uno striscione esposto dalla curva nerazzurra mostrava tutte le paure per un calcio italiano sempre più bistrattato in Europa e per un incontro di Champions alle porte che potrebbe trasformarsi in una sorta di "polizza di indennizzo" per un Chelsea scippato della finale solo pochi mesi fa.

La gara coi londinesi incombe, il nervosismo sale, e così succede che per dieci minuti praticamente non si gioca. Falli a ripetizione, interruzioni continue, e diciamolo, un'Inter non brillante.

Guardando la gara con gli occhi di Mourinho, sembrerebbe di assistere ad un attentato in pieno stile-Ovrebo (o Moreno, tanto siamo lì). La realtà è stata, effettivamente, ben diversa, e i colpevoli vanno ricercati principalmente nei due centrali nerazzurri (Samuel e Cordoba), che nonostante un bagaglio di esperienza enorme si sono fatti letteralmente mettere in saccoccia da un Pozzi decisamente più furbo di loro.

Capitolo Samuel: poteva andare fuori già al 28' per un fallo assassino su Pozzi (che almeno stavolta ha poco da accentuare), beccandosi un giallo, poi tre minuti dopo ci va in modo diretto per la manata allo stesso attaccante doriano. Scoppiano le protese a San Siro, ma c'è poco da protestare: il mistero si chiarisce (almeno per me) quando un mio amico dallo stadio mi chiama a fine primo tempo per chiedere informazioni sulla dinamica dell'accaduto, visto che nella curva nerazzurra tutti pensavano ad un tocco netto di braccio di Pozzi che però non c'è.

Capitolo Cordoba: una prima ammonizione che a regolamento è automatica (esce dalla barriera prima del fischio dell'arbitro), una seconda che personalmente qualche dubbio lo lascia. La furbata di Pozzi è volare senza ritegno alcuno appena sente il fiato del colombiano, il cui errore è invece quello di andare a commettere un'infrazione del genere con un giallo già sul groppone.

Insomma, uno sbarbatello che fa cacciare due difensori della caratura di Samuel e Cordoba non è cosa da tutti i giorni, ma è quello che è successo a San Siro, e fin qui c'è poco da recriminare.

Quello che secondo me è stato valutato in modo forse troppo lieve è il gesto di Pazzini, che probabilmente avrebbe dovuto guadagnare la via degli spogliatoi ben prima del quarto d'ora finale. Lucio lo urta nella foga di uscire dall'area piccola, e l'attaccante gli assesta un bel calcione in modo del tutto intenzionale: atteggiamento violento, rosso automatico. E dato che a pochi minuti di distanza c'è stata la seconda espulsione, è facile capire che quell'episodio avrebbe potuto modificare in modo sostanziale la gara.

Le manette di Mourinho (che già spopolano su blog e siti vari) sono la perfetta fotografia di uno stato d'animo non tranquillo del portoghese, che più volte ha esternato le sue perplessità riguardo il metro di giudizio dei direttori di gara contro la propria squadra. E non ha nemmeno tutti i torti, ma non è questo il punto.

Il punto è che il nervosismo mostrato dalla capolista nella prima mezz'ora di ieri è sintomatico di una pressione che sta diventando insostenibile e andrà affievolendosi solo quando il Chelsea, comunque vada, sarà alle spalle. E un anno fa, a cavallo della doppia sfida con il Manchester, successe esattamente la stessa cosa.

La gestione del doppio impegno è sì faticosa, ma non deve diventare un'ossessione, specialmente in considerazione del fatto che la squadra ha dimostrato anche ieri (se mai ce ne fosse stato bisogno) di essere forte, avere carattere e poter tranquillamente affrontare gli inglesi a viso aperto, a differenza degli anni passati in cui arrivava in riserva e con evidenti problemi di gioco.

Avrebbe retto, il Chelsea, in 9 contro 11 per un'ora, sfiorando la vittoria e rischiando poco o nulla? Questo dovrebbero chiedersi i nerazzurri, e la risposta è che il Chelsea visto ieri contro il Wolverhampton forse ci avrebbe anche lasciato le penne.

Semmai, c'è da lavorare sulla tenuta nervosa di una squadra che sembra soffrire terribilmente l'avvicinarsi di un appuntamento di importanza cruciale, e che cela al suo interno anni e anni di delusioni da cancellare. E la soluzione non è ammanettare il direttore di gara, ma trasformare questa tensione evidente in energia positiva, per evitare che anche stavolta finisca come troppo spesso è accaduto nel recente passato.

Per usare una frase di quel Cat Stevens tanto caro a Leonardo, verrebbe da dire "Inter, just relax, take it easy"..

18 febbraio 2010

La dura legge di Ovrebo: scarso, o "braccio armato"?


Una vergogna, da far vedere in tutto il mondo. Poco altro rimane da dire dopo lo spettacolo scandaloso offerto ieri dalla terna arbitrale di Bayern-Fiorentina, costata ai viola una sconfitta assolutamente assurda e, manco a dirlo, non meritata.

Non ci sono vie di mezzo per definire l'operato del trio norvegese: incapaci, o assolutamente in malafede. Già, perchè la malafede e il complotto dovrebbero essere degli esercizi mentali da evitare, ma a pensar male spesso si azzecca. Non si possono chiudere gli occhi di fronte ad una direzione di gara assolutamente a senso unico, volta solo ed esclusivamente a danneggiare i viola (rappresentanti dell'Italia) e favorendo il Bayern (rappresentante della Germania) in un modo talmente spudorato da suscitare commenti negativi persino nelle testate giornalistiche tedesche.

Non dimentichiamolo, il duello tra Fiorentina e Bayern non è solamente un ottavo di finale di Champions League, ma è un vero e proprio derby Italia-Germania, che ha in palio (leggete qui) un posto nell'Europa che conta a partire dalla prossima stagione. E per questo motivo, uno scontro incrociato del genere rappresenta una sorta di spareggio decisivo, più per i tedeschi che per noi: con lo Stoccarda che verrà probabilmente asfaltato dal Barcellona, una vittoria della viola vorrebbe dire per l'Italia missione compiuta.

Ripeto, non voglio cadere nel trappolone del complotto ai nostri danni, ma di certo qualcosa di marcio esiste, e a quanto pare quello che succede in casa nostra al confronto è acqua fresca.

Ricordate penso un pò tutti, chi è Ovrebo. L'arbitro norvegese già nella scorsa edizione della Champions si era macchiato di un vero e proprio attentato ai danni del Chelsea, estromettendolo con le sue decisioni a senso unico da una finale che sarebbe stata strameritata per quanto visto sul campo.  

Hiddink, allora tecnico del Chelsea, lasciò andare ad una frase emblematica: "L’UEFA non voleva una finale diversa da Manchester – Barcellona. Ci sono riusciti". Difficile dar torto all'olandese, che ha riconosciuto nel panzuto norvegese il braccio armato di un qualcosa di più grande di lui.

Ma a quanto pare il fischietto scandinavo all'UEFA piace proprio, visto che ieri, in una gara così importante per tutte le implicazioni in termini di ranking Uefa di cui ho parlato prima, si è ritrovato a dirigere e a combinare disastri: espelle Gobbi, sorvola su un'entrata assassina di Klose da rosso diretto, e convalida un gol in palese fuorigioco di due metri allo stesso Klose (che non ci sarebbe neanche dovuto essere). 

Uno pensa: sì, però in quel caso era il guardalinee che doveva segnalare l'irregolarità, sta lì apposta. Ma niente, a quanto pare neanche gli assistenti erano in gran forma, fermo restando che un fuorigioco di due metri lo vede anche mio nonno con la cataratta.

La Fiorentina, nonostante un Montolivo acciaccato per tutta la gara, stava tenendo il campo alla grande, contro un Bayern che veniva da due mesi di sole vittorie (quasi) e che sembrava dovesse mangiarsi il mondo. Squadra ordinata, pericolosa nelle ripartenze e bravissima a mettere la museruola a Gomez e Ribery, con Robben comunque tenuto a bada anche se con maggiori difficoltà. Sconfitte del genere, anche se lasciano le porte aperte per il ritorno (e questa Fiorentina può davvero farcela), lasciano comunque l'amaro in bocca e la sensazione di essere stati rapinati di qualcosa che si stava meritando sul campo.

E intanto, mentre si consumava lo scempio all'Allianz Arena, in Portogallo un altro arbitrino proveniente dal freddo Nord-Europa (Svezia, stavolta) combinava disastri su disastri al pari dello sciagurato Fabianski (portiere dei Gunners), giocando un ruolo fondamentale nella sconfitta degli inglesi allo stadio Dragao.

Chi è il soggetto in questione? Hansson, l'uomo che non vide il fallo di mano grande come una casa di Henry, e che di fatto mandò a casa l'Irlanda suscitando le polemiche che tutti ricordiamo. Come premio per il suo operato, ovviamente, c'è la direzione di un ottavo di Champions League, ci mancherebbe altro.

E in attesa di vedere cosa succederà all'Inter (il Chelsea andrà anche indennizzato, in qualche modo, no?), mi viene solo da dire: che tristezza.

17 febbraio 2010

Milan, altro che risultato normale..


"Non e' finita, possiamo andare a vincere 2-0 a Manchester, sarebbe un risultato normale"

Leonardo dixit, pochi minuti dopo la cocente sconfitta di iera sera a San Siro contro i Red Devils. La verità è che vincere a Old Trafford con quel punteggio, caro Leo, non sarà affatto un risultato normale. Diciamo pure che sarebbe un miracolo in piena regola.

Ha giocato una buona gara, il Milan, tra l'altro contro un Manchester che non sembrava particolarmente irresistibile. L'inizio arrembante dei rossoneri, con il gol dopo 3' di Ronaldinho e le tante palle gol create contro un avversario che pareva imbambolato, avevano giustamente fatto pensare alla serata perfetta di cui tanto si era parlato in settimana.

Certo, subire un gol come quello di Scholes è frustrante: il centrocampista inglese non riuscirebbe a ripetere quel "colpo mancino" nemmeno allenandosi costantemente per ore. E altrettanto frustrante è dover rinunciare ad un terzino che stava letteralmente arando la fascia di competenza (Antonini), sostituendolo con il solito inadeguato Favalli, a sua volta arato da Valencia nella ripresa.

E i gol di Rooney? Entrambi di testa, quasi in fotocopia, saltando in mezzo al vuoto creato dai centrali del Milan, che hanno scelto proprio la serata più sbagliata per prendersi la licenza di addormentarsi. Un dato che amplifica il disastro: nella sua carriera di bomber implacabile con oltre 100 gol all'attivo, Wayne ne ha segnati solo 5 di testa, certo non il punto forte di uno dei calciatori più completi tra quelli in attività.
E Dida? A quanto pare è diventato agorafobico, e quando si tratta di uscire dall'area piccola si terrorizza, preferendo così restare dov'è. Il risultato è che ogni palla messa in mezzo all'area è un pericolo. Abbiati no eh? Forse se prende il passaporto brasiliano..

E Seedorf? Il tacco eccezionale del 2-3 non illuda, facendo subito pensare che se fosse stato in campo dall'inizio sarebbe cambiata la musica. L'olandese, come spesso gli accade da un pò di tempo a questa parte, ha passeggiato per il campo risultando se possibile ancora meno dinamico di Beckham.

Obiettivamente, è difficile pensare ad un Milan che riesca ad uscire da Old Trafford con la qualificazione in mano. La situazione si è messa esattamente nella maniera più congeniale agli inglesi, che anche in casa potranno godere di spazi importanti in cui infilarsi, dato che i rossoneri saranno chiamati ad attaccare a spron battuto per cercare di raddrizzare la baracca. 

Questo Milan dovrebbe andare lì, segnare due gol (o magari tre) e non prenderne più di uno, considerando anche il fattore campo invertito. Fantascienza? No, ma poco ci manca.

E così, dopo aver salutato la Juventus, ci prepariamo a fare altrettanto con il Milan, in attesa di vedere cosa saranno capaci di fare Inter e Fiorentina. Certo che se il buongiorno si vede dal mattino..

15 febbraio 2010

Chi nasce tondo..

Ho pazientemente aspettato che succedesse, perchè tanto è risaputo che chi nasce tondo non può morire quadrato. E infatti, alla prima sbandata, ecco che Zamparini coglie subito l'occasione per mettere in croce il suo allenatore, autore fin qui di un lavoro a dir poco straordinario. Come con Zenga, il nodo è sempre l'impiego di Javier Pastore.

"Oggi è stata una bestemmia al calcio non fare giocare Pastore dal primo minuto. Lo considero un atto di poco coraggio da parte del mio allenatore. A lui ho detto che si sarebbe assunto la responsabiltà di questa scelta. Da ora in poi voglio vedere in campo sempre Pastore e Hernandez che saranno i perni della squadra del prossimo anno. Il Palermo ha perso perchè non è stato umile. Adesso basta parlare di Champions in campo e sui giornali. Questa sera in campo c’era solo la Roma, che ha fatto 4 gol..in tre tiri. E’ assurdo il modo con cui abbiamo preso i gol questa sera. Bovo è stato inguardabile, ha fatto errori da circo. Non posso giustificarlo. Per me, adesso scatta l’allarme difesa perchè nelle ultime due trasferte abbiamo subito ben otto gol. La Roma ha giocato con il Palermo come fa il gatto con il topo."


Guai a non far giocare il cocco di casa, anzi, i cocchi: la loro assenza in campo, secondo l'uomo che stava per mandare Guidolin dallo psicanalista, giustifica il 4-1 subito a Roma. Peccato che se solo capisse qualcosa di calcio, si sarebbe reso conto, il Zampa, che a Roma il Palermo ha giocato una buona partita contro una squadra a cui per adesso gira tutto bene, capace di fare (bontà sua) 4 gol con 4 tiri in porta.

Ma questo non conta. E anche Rossi, poco alla volta, starà iniziando a capire cosa vuol dire lavorare alle dipendenze di uno che finchè si vince a Milano alla grande (2-0) o in casa con la Fiorentina (3-0) ti ama alla follia, e quando invece si perde inizia a sproloquiare, mettendo il becco nelle decisioni tecniche.

Era già successo dopo Bari, dove non gradì l'ingresso di Melinte (a cui fu pubblicamente dato del brocco) che si macchiò dei due errori costati la sconfitta, è successo dopo Roma. A posteriori, parlare è fin troppo facile: da sempre, i migliori allenatori sono quelli del lunedì al bar, no?

Chissà quali sarebbero state le dichiarazioni del presidente nel caso in cui il Palermo senza i due "gioielli" in campo avesse sbancato l'Olimpico. Probabilmente quello che ha detto dopo la vittoria di San Siro, in cui tra l'altro Pastore giocò solo la mezz'ora finale: chissà, magari un'ode al mago Delio.

In un post di qualche tempo fa sugli esoneri chiudevo proprio parlando di Rossi, e di un momento felice che probabilmente sarebbe durato il tempo di una o due batoste. Ero stato amaramente profetico.

Già, perchè chi nasce tondo..

10 febbraio 2010

Leonardo, altro che squadra dell'amore..



Leggendo qua e là, ho appreso che secondo svariate fonti la panchina di Leonardo avrebbe ripreso a traballare. Vari spifferi, ma interessanti.

La versione di Tuttosport:

"Potrebbe andar via a fine stagione, Leonardo. L'attuale tecnico del Milan, secondo la radio iberica Cadena Ser, sarebbe a rischio esonero alla fine della stagione in corso. La causa della rottura con il club sarebbero gli ultimi altalenanti risultati. Si parla dello spagnolo Juande Ramos, ex tecnico di Real Madrid, Tottenham e Siviglia come probabile successore"

Leonardo esonerato a fine stagione per far posto a Juande Ramos? Poco convincente, ben di più lo è la versione comparsa su diversi altri siti web secondo la quale sulla panchina rossonera stia iniziando ad aleggiare lo spettro di Rafa Benitez, il cui arrivo alla Juventus dato per certo fino a poco tempo fa adesso è sempre meno probabile.

Alla base potrebbe non esserci nulla di vero, ma se così dovesse andare sarebbe davvero clamoroso. Il successore di Ancelotti, l'uomo voluto dal presidente del consiglio-proprietario di Mediaset-presidente del Milan che ha raccolto il nuovo Milan sparagnino, cacciato a giugno su due piedi perchè..perchè? E' forse diventato, per l'uomo dal conflitto di interessi facile, un altro "sarto che non sa cucire la stoffa"?

Facciamo un salto indietro: estate 2009, il nuovo Milan non convince per nulla. Perde amichevoli su amichevoli, perde Kakà che vola a Madrid, perde abbonati e credibilità. Leonardo, sfruttando la sua grande intelligenza ed il suo proverbiale equilibrio, prova a fare da pompiere sugli infuocati tifosi rossoneri, chiedendo tempo e fiducia. E soprattutto, chiede alla società RINFORZI.

Fa presente alla dirigenza che il suo progetto tattico ha bisogno di terzini offensivi, e per tutta risposta gli prendono Cissokho per poi rispedirlo al mittente con la ridicola diagnosi di un "problema ai denti che altera la postura del calciatore" (sarebbe a dire, ci siamo fatti due conti e abbiamo concluso che 15 milioni sono troppi) che non gli sta impedendo di fare un grande campionato al Lione. Vuole Dzeko per l'attacco, ma il Wolfsburg chiede troppo. Chiede allora Luis Fabiano, che costa meno, ma Galliani dice che non va oltre i 15 milioni e così salta tutto. Pensa ad Hernanes per il centrocampo, e il San Paolo risponde che il Milan per il calciatore ha offerto "una cassa di banane". A fine mercato, per disperazione, arriva Huntelaar alla modica cifra di 15 milioncini 15, fruttati finora 3 punti a Catania. Aziendalista o no, a qualunque tecnico al mondo sarebbero girate le balle.

Comunque sia, Leo si è rimboccato le maniche e ha inventato Abate terzino, lanciato Antonini e varato il modulo iperoffensivo che fino allo sciagurato derby sembrava essere l'alba di un nuovo Milan bello e vincente. Nel mercato di gennaio, quando qualcosa era possibile fare (per esempio, un nome buttato lì, Dossena) sono arrivati Beckham (della serie, meglio di niente), il giovane Adiyah (ancora un oggetto misterioso), ed il tanto deprezzato Mancini.

Con Amantino arriva anche il primo scricchiolio sempre con quell'uomo dal conflitto di interessi facile (che non nomino per questioni di stomaco) a cui facevo riferimento prima: mentre l'allenatore ritiene l'arrivo del brasiliano utile alla causa, il presidente di questo quello e quell'altro dall'alto invece si lasciava andare ad un eloquente "non ho capito proprio perché l’abbiamo preso, è un altro trequartista quando a noi magari serve qualcuno che finalizza il gioco". Certo, magari con Borriello-Inzaghi-Huntelaar a crearlo, il gioco. E soprattutto, visto che non era d'accordo, perchè consentirne l'acquisto? Non li caccia forse lui, i money? O forse è come quando ha perso lo scudetto per colpa di Ancelotti? Ma sorvoliamo.

Leonardo, con il materiale umano a disposizione e considerata l'età media della squadra, sta letteralmente cavando il sangue dalle rape, altro che sarto. Facendo anche lui degli errori, per carità, ma creando comunque qualcosa lì dove il terreno era arido. La flessione dell'ultimo periodo, con conseguente sorpasso della Roma al secondo posto, ha smontato in modo fin troppo eccessivo tutto quello che di buono ha fatto questa squadra per trovarsi lì a lottare per le prime posizioni della classifica, e soprattutto si sta dimenticando l'importanza dell'uomo che sta mancando al Milan, cioè Pato, che con la sua ormai prolungata assenza sta privando Leonardo di soluzioni offensive importanti, da giocare anche a partita in corso.

E come se non bastasse, a rendere addirittura nervoso e poco propenso al dialogo Leo ci sono le questioni legate a Ronaldinho e Seedorf, entrambi difesi oltre il difendibile dal tecnico. Dunque, l'olandese va da Kofi Annan con un permesso della società (che a quanto leggo è stato mal digerito da alcuni giocatori), torna, VIENE SCHIERATO TITOLARE, passeggia per il campo a Bologna e poi ha anche la sfacciataggine di reagire stizzito alla sostituzione, mentre il brasiliano a dispetto di quanto dica il suo allenatore sembra che continui a non disdegnare le disco milanesi e le suite. Ci fosse ancora Adriano all'Inter, sarebbe davvero un bel derby.

Il problema non è Leonardo, il quale sono del parere che facendo tesoro di questa annata di transizione potrebbe (con una squadra SUA) fare molto bene l'anno prossimo. Il problema è che nel Milan i senatori continuano a contare troppo, e il rinnovamento auspicato dal tecnico non c'è mai stato. Andrebbe fatta piazza pulita di gente ormai logora e che in campo cammina, serve aria fresca e non la solita puzza di chiuso. Basta coi Seedorf, coi Pirlo, gli Inzaghi e i Gattuso, giocatori che tra l'altro se venissero proposti ad Ancelotti magari se li prenderebbe anche al Chelsea (assieme a Crespo, magari) ora che hanno rimosso il blocco del mercato.

Per fortuna c'è Galliani, che in qualsiasi caso il jolly del "SIAMO LA SQUADRA PIU' TITOLATA AL MONDO" se lo gioca sempre..

08 febbraio 2010

Ricomincio da tre..



La favoletta di Zaccheroni credo la conoscano quasi tutti i calciofili di buona memoria, ma la ricordo per chi avesse rimosso il particolare. 

13 aprile 1997, l'Udinese allora guidata dal tecnico romagnolo è di scena a Torino, sul campo di una lanciatissima Juventus. Dopo 3' viene espulso il terzino belga Genaux (deceduto poi a soli 35 anni), e il tecnico anzichè togliere una punta inserendo un difensore rimane con una sorta di 3-4-2. L'Udinese vincerà 3-0 (grazie anche a due rigori falliti da Zidane e Vieri) e successivamente il modulo definitivo adottato da Zac sarà proprio il 3-4-3, col tridente Poggi-Bierhoff-Amoroso che ha reso i friulani la terza forza d'Italia.

Da quel giorno in poi, il tecnico si è andato ad identificare in modo quasi simbiotico con il suo modulo, diventato come il 4-4-2 per Sacchi o il 4-3-3 per Zeman: imprescindibile, qualunque sia la squadra e qualunque sia il materiale umano a disposizione. Dopo aver preso in mano la Juventus, però, credevo che il nuovo allenatore avesse quantomeno il buon senso di aspettare di avere gli uomini giusti a disposizione, prima di mettere in moto la sua macchina creativa, come se di equivoci questa Juve non ne avesse già abbastanza.

E così, già dalla trasferta di Livorno, ecco che i bianconeri vengono subito schierati in campo con un 3-4-1-2, con Diego (appunto, a proposito di equivoci) trequartista dietro Amauri e Del Piero. La difesa a tre era una sorta di difesa a due, visto che Cannavaro è ormai un ex giocatore accertato (che però andrà in Sudafrica, ovviamente) e Chiellini non ha tra le sue qualità la facoltà di sdoppiamento, con Legrottaglie a completare la galleria degli orrori. Vedere il più nano della cucciolata (Filippini) saltare in mezzo a due NAZIONALI è un'infrazione alle comuni leggi della fisica.

Domanda: non sarebbe stato meglio inserire Caceres al posto dell'ectoplasma, visto che tra l'altro l'uruguaianao è un difensore centrale? No, perchè Caceres viene piazzato come esterno del centrocampo a quattro, cioè volevo dire a tre, vista l'inutilità di Grosso (che però - ripetizione voluta - andrà in Sudafrica, ovviamente). E così, ecco bella e pronta una formazione in cui la spinta sulle fasce è praticamente inesistente, visto che da un lato c'è un difensore riciclato a esterno e dall'altro un esterno che si è autoriciclato a non si sa bene cosa, mentre davanti è il delirio assoluto dell'approssimatività.

Domanda: non sarebbe stato meglio aspettare almeno il rientro di Marchisio, Sissoko, Camoranesi, prima di dare libero sfogo alla fantasia tattica? Non sia mai, Zac il suo 3-4-3 se lo sogna la notte, e Diego deve ringraziare Jesus con una maglietta se lo ha corretto in 3-4-1-2 (modifica che tra l'altro gli permise di inserire Boban vincendo lo scudetto del '99). Peccato che stavolta davanti non abbia Bierhoff e Weah davanti, bensì l'Amauri più scandaloso mai visto in Italia (ma tranquillo Carvalho, se segni un paio di gol Lippi ti porta in Sudafrica con le altre due belle statuine) e un Del Piero sul viale del tramonto (con Iaquinta e Trezeguet sarebbe tutta un'altra musica).

E i due pareggi ottenuti dal tecnico finora sono stati addirittura considerati da qualcuno come un passo avanti rispetto alla gestione Ferrara, in cui la sconfitta era compagna di viaggi abituale: peccato che le avversarie erano la Lazio da retrocessione vista finora, e il Livorno altrettanto pericolante. Proprio un bel bottino, Zac.

La verità è che nel lotto dei possibili "traghettatori" è stato scelto proprio quello che si sapeva avrebbe portato con sè una sorta di rivoluzione tattica, in una squadra che già di confusione ne ha avuta abbastanza dalla precedente gestione e tutto quello che necessiterebbe è EQUILIBRIO.

La domanda che mi pongo adesso è: arriverà il momento in cui la premiata ditta Blanc-Secco-Elkann ne azzeccherà una?

07 febbraio 2010

Oh, my God!


"Dopo averci pensato molto, credo che togliere la fascia a Terry sia la cosa migliore da fare. Come capitano dell'Inghilterra John ha avuto sempre un comportamento estremamente positivo, ma ho dovuto considerare anche altre cose per il bene della squadra"


Tradotto: i tabloid inglesi mi hanno fatto due marroni così, e alla fine anche se io sono pur sempre il grande e irreprensibile Capello, è meglio dare la fascia di capitano ad uno dalla carriera cristallina come Rio Ferdinand.

Già, Rio Ferdinand. Quello che nel 2004 fu squalificato per 8 mesi dopo aver saltato volutamente un controllo antidoping, e lo stesso dei festini a luci rosse, delle multe per guida in stato di ebbrezza e delle serate "allegre" a base di alcol nei migliori strip club e localini di Manchester e Londra, senza contare il processo subito a Leeds per violenza sessuale, aggressione e rapimento. Almeno non si è fatto la moglie di nessun compagno di squadra, e a quanto pare tanto basta per renderlo meritevole a sufficienza della fascia di capitano.

La faccenda trasuda ipocrisia da ogni lato, e come si dice, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Qualsiasi errore imputabile a Terry non è minimamente legato al campo, ma solo ed esclusivamente alla sua VITA PRIVATA, che in quanto tale non dovrebbe essere argomento di giudizio per stabilire le gerarchie di uno spogliatoio.

Terry non è Clinton (per andare con la mente al vecchio, celeberrimo sex gate a stelle e strisce), nè Obama, nè Tony Blair: è "solo" il capitano di una nazionale di calcio, che andrebbe pertanto giudicato per le sue prestazioni sul rettangolo verde e per la dedizione alla causa della propria squadra. E sotto questo aspetto, al miglior difensore d'Oltremanica non si può dire proprio nulla.

La cosa più bella è che i tabloid, una volta giustiziato Terry, si sono concentrati sul nuovo capitano Ferdinand pubblicando la cronostoria di tutte le sue bizze passate. Insomma, l'importante è sputtanare, poi morto un papa se ne fa un altro.

04 febbraio 2010

Pubblicata la nuova tabella Ruiu, e già gli effetti si vedono..

Non mi dilungherò in commenti superflui, già peraltro abbondantemente rilasciato nel precedente post dedicato a questo Nostradamus a tinte rossonere. Certo è che una domanda bisogna pur farsela, perchè va bene non credere al paranormale, ma di fronte a manifestazioni del genere non si possono chiudere gli occhi e far finta di nulla.

Non ce l'hanno fatta a tenerla nascosta più di tanto, la nuova tabella-Ruiu che prevedeva come già anticipato il sorpasso a Pasqua, e così qualche giorno fa è stata divulgata pubblicamente, scatenando l'ilarità dei presenti e la rassegnazione dei tifosi ormai stremati dall'inutile lotta contro le forze del male.

Eccola qui, è un piano completo d'azione che farebbe invidia a statistici e matematici del MIT, con tanto di orgogliosa rivendicazione finale da parte dell'artefice di tutto questo:


E questo è quello che è successo domenica:


Appena stilata, la nuova tabella del giornalista rossonero ha già sortito i suoi effetti: gli Stadio canterebbero "Generazione di fenomeni"..

Panchina d'oro ad Allegri: e a chi sennò?

Ha suscitato un certo clamore l'assegnazione del premio "Panchina d'oro" per l'anno 2008/09, premio annuale riservato al miglior allenatore del campionato di calcio di Serie A della stagione precedente, assegnato in base ai voti dei tecnici delle squadre stesse.

Ci si aspettava probabilmente la vittoria di Josè Mourinho, vincitore dello scudetto con l'Inter, ma a spuntarla è stato l'allenatore del Cagliari Massimiliano Allegri, autore coi sardi di un campionato straordinario concluso con un incredibile nono posto. Sinceramente, la notizia non mi ha lasciato per nulla sorpreso, per almeno due motivi.

Innanzitutto, se la mettiamo sul piano squisitamente tecnico, il lavoro del tecnico toscano è stato assolutamente eccezionale. Dopo il terrificante inizio nella passata stagione, con 5 sconfitte in altrettante partite (come sia sopravvissuto a Cellino, forse se lo starà chiedendo anche lui), Allegri non ha perso la bussola e incassata la fiducia del patron ha continuato a credere nel suo progetto, restituendo al campionato una splendida realtà: il suo Cagliari oggi non è solo una squadra che lotta per salvarsi, bensì una mina vagante capace di fare molto male anche alle big. I 53 punti dello scorso campionato ed i 32 di questa prima abbondante metà di stagione (con uno sguardo importante all'Europa), la valorizzazione di talenti come Matri, Cossu, Astori, Lazzari, e un gioco bello e propositivo rendono a mio parere quasi legittimo il riconoscimento al giovane tecnico.

Certo, Mourinho ha vinto lo scudetto, che è sempre un traguardo importante. Ma diciamolo, la sua Inter nella scorsa stagione ha fatto nè più nè meno di quanto ci si attendeva alla vigilia, confermandosi inarrivabile per tutte le altre squadre del campionato. Il gap che separava (e continua a separare) la squadra che il portoghese ha ereditato da Mancini dalle altre pretendenti storiche era (e continua ad essere) talmente ampio che almeno per la scorsa stagione risultava difficile capire in quale misura il tecnico avesse inciso sulla vittoria finale, anche in considerazione del fatto che il gioco ha spesso latitato e altrettanto spesso Ibra ha salvato capre e cavoli. Un pò diversa la questione relativa a questa stagione, in cui il tecnico con una squadra più "sua" sta finalmente dando una forte impronta, specialmente sotto il profilo della mentalità e del carattere.

La seconda motivazione è legata più ad aspetti extra-calcistici: obiettivamente, Mourinho non gode certo grandissima simpatia tra i colleghi, per via delle continue schermaglie avute in questi suoi (quasi) due anni italiani, e di fronte ad un avversario tosto come Allegri è facile immaginare che nel dubbio diversi abbiano optato per il rivale del portoghese. Per farla breve, diciamo che un tecnico bravissimo come quello del Cagliari ha costituito un'ottima e credibile alternativa all'interista.

Tocca così ad Allegri succedere a Roberto Mancini (campione d'Italia, poi esonerato) nell'albo d'oro del trofeo: è curioso vedere come negli ultimi anni di tecnici campioni d'Italia ce ne siano veramente pochi. Prima dell'attuale allenatore del Manchester City, troviamo Prandelli (2006 e 2007), Spalletti (2005, dopo lo splendido campionato con l'Udinese), Ancelotti (2003 e 2004, uno scudetto), Delneri (2002), Cavasin (2000).

Ulteriore dimostrazione insomma di come il premio vada non necessariamente al tecnico più vincente, bensì al tecnico che mostra durante la stagione le cose migliori, facendo la differenza per la propria squadra. Ben vengano gli Allegri a portare una ventata di freschezza al nostro campionato: allenatori così il loro scudetto lo vincono ogni anno.

02 febbraio 2010

Il folle mercato dei saldi di gennaio..

Altro che mercato di riparazione: negli ultimi giorni se ne sono viste davvero di tutti i colori, con novantadue colpi messi a segno. Squadre rivoluzionate, calciatori che una domenica segnano contro una squadra e la domenica dopo giocano proprio in quella squadra (vedi Castillo), cavalli di ritorno nel nostro campionato (Jimenez), prestiti tra squadre in piena guerra fredda (Mancini), e chi più ne ha più ne metta.

Proprio il passaggio di Amantino al Milan è probabilmente il colpo meno atteso e con la maggiore risonanza di questo frenetico rush finale delle ultime giornate di mercato, riaprendo un dialogo tra due squadre i cui rapporti sembravano ormai difficili (se non impossibili) da ricucire. Sulla carta, un colpetto per il Milan, che così inserisce una punta esterna che possa dare il cambio ai soliti Dinho-Pato-Beckham, e una perdita da poco per l'Inter, che si libera di un giocatore mai incisivo e ormai ai margini delle scelte di Mourinho.

L'operazione però riapre inevitabilmente capitoli passati, che hanno visto i rossoneri più volte sghignazzare per i folli scambi andati in porto coi cugini nerazzurri, sui quali la squadra allora di Ancelotti ha costruiti cicli e successi in serie, lasciando calciatori mediocri o bolsi ai tanti allenatori che in quel periodo occupavano la panchina che adesso è di Mourinho. Roba da internare Moratti e tutto il suo entourage, con tanto di applicazione di camicie di forza.

Un giovane e promettente Pirlo scambiato con un Guly qualsiasi, per non parlare dell'integro e maturo Seedorf approdato sulla sponda rossonera in cambio del terzino più infortunato della storia, Francesco Coco. C'erano anche discorsi particolari di plusvalenze tra i due club, ma sta di fatto che in quegli anni i nerazzurri dilapidarono un capitale tecnico notevole, servendo su un piatto d'argento ai rivali di sempre l'opportunità di mettere su una delle squadre più vincenti degli ultimi dieci anni. E non dimentichiamo lo scambio Carini-Cannavaro con la Juventus: inutile aggiungere chi ci andò a guadagnare, nell'operazione.

Scongiuri nerazzurri a parte, obiettivamente è difficile pensare che Mancini in rossonero possa ripetere le gesta dei suoi predecessori: certo è che di questo calciatore in Italia se ne sono viste due versioni, quella spumeggiante degli anni romani con Capello e Spalletti e quella abulica e inconcludente dell'ultimo anno nella capitale e del biennio interista. Una parabola discendente che non ha avuto soluzioni di continuità, e che pertanto lo rende almeno per il momento un caso differente da quelli di Pirlo e Seedorf. Nel calcio però non si sa mai, e dopo le tante fregature prese in passato forse sarebbe stato meglio cederlo all'estero (anche se il brasiliano sembrava restio a trasferirsi in Francia), per evitare nuove scottature, anche se a quanto pare il "regalo" è servito a sotterrare l'ascia di guerra tra i due club.

L'Inter nel frattempo si era consolata con Mariga, giovane centrocampista keniota del Parma, oltre che con il già assestato colpo a costo zero Pandev: piazzati Vieira al City di Mancini, Suazo al Genoa, la squadra di Mourinho sta pian piano cambiando pelle, spuntando la rosa negli elementi superflui e quasi tutti appartenenti al vecchio ciclo manciniano. E' fallito nuovamente il tentativo di sbolognare Quaresma, ma probabilmente se ne riparlerà in estate.

E la Juve? La Juve anche a gennaio ha deciso di perseverare su una logica in linea con la sua dirigenza strampalata: tralasciando i discorsi sugli errori estivi, argomento ormai inflazionato, i bianconeri hanno richiamato in fretta e furia Paolucci per fargli giocare in definitiva solo contro il Chievo, preso Candreva senza che ce ne fosse l'impellente necessità, anzichè lasciarlo maturare a Livorno e in tutto questo, chiude il saldo delle operazioni di mercato per la stagione 2009/10 ampiamente sotto i trenta milioni di euro. E a Firenze c'è sempre quel Corvino che si frega le mani per i milioncini sonanti incassati per Melo..

Dirigente straordinario, il salentino. Scoppia la grana Mutu, e per poco non strappa Cassano alla Sampdoria, scontrandosi solo con il dietro-front improvviso del barese. Come se non bastasse, ha preso Keirrison che può essere la vera sorpresa del girone di ritorno, attaccante per il quale il Barcellona ha sborsato 18 milioni di euro. Fenomeno.

01 febbraio 2010

Angola 2010: vince l'Egitto, perde il calcio africano

Una cosa è il pronostico, un'altra il riscontro del campo. E l'Egitto, favoritissimo per la finale di Luanda, ha sofferto non poco per domare il giovane Ghana di Asamoah, riuscendo nell'impresa solo nel finale grazie ad un gol del solito-insolito Gedo.

Solito perchè è lui il capocannoniere dei Faraoni in questa competizione, insolito perchè non si è mai visto un attaccante così decisivo entrare sempre dalla panchina. Anche stavolta infatti, Shehata ha preferito cedere alla scaramanzia e tenersi il gioiello accanto fino al 70', mentre nella gara regnava un equilibrio imprevisto e cresceva la consapevolezza che sarebbe potuta davvero finire in qualunque modo.

Il Ghana, giovane e spavaldo, ha affrontato i più nobili avversari con il giusto piglio di chi ha voglia di stupire, con un  indiavolato ma impreciso Gyan Asamoah e tanti nomi interessanti. L'Egitto però, ha saputo soffrire e colpire proprio quando faceva più male, lasciando i margini di rimonta degli avversari praticamente a zero: è la legge del più forte, e nel continente africano i più forti, ancora una volta, sono loro.

Curioso pensare come una squadra così organizzata, con talenti veri e un impianto di gioco ormai collaudato debba guarda il primo mondiale africano da casa, senza parteciparvi. Ma per adesso, i Faraoni hanno di che consolarsi: terza vittoria di fila, settimo trofeo continentale messo in bacheca, ventesimo risultato utile nella manifestazione.

Manifestazione che registra l'assurda e adesso ufficiale decisione della federazione africana di squalificare per le prossime due edizioni della Coppa il Togo, per essersi ritirato dalla competizione dopo l'agguato subito dal pullmann a Cabinda. La decisione è stata definita, mostruosa dall'attaccante Adebayor, che non le ha mandate a dire al presidente Issa Hayatou: cosa avrebbero dovuto fare i togolesi, continuare come se nulla fosse, ignorando la strage subita mentre si recavano in Angola? Se un regolamento prevedeva la squalifica in caso di abbandono della manifestazione, si doveva bypassare per l'evidente tragicità dell'evento che ha portato il Togo a ritirarsi.

La coppa d'Africa si chiude così con un'ingiustizia che il mondo del calcio intero dovrebbe condannare: triste epilogo, dopo un prologo tragico. L'edizione 2010 del massimo trofeo africano passerà certamente alla storia, ma non per le motivazioni squisitamente tecniche che lo sport si sarebbe augurato.