30 settembre 2009

Juve, prezioso pari a Monaco


La Juventus pareggia 0-0 a Monaco contro il Bayern. Un risultato positivo, che fa morale e classifica dopo il passo falso di campionato con il Bologna. E allora non è il caso di fare gli schizzinosi sul come questo prezioso pari si è materializzato. Cioè con un primo tempo in apnea, accerchiati dagli squali tedeschi, con Ribery e Robben inarrestabili, voraci ma non carnivori in zona gol, capaci di mangiarsi le occasioni, invece che la Juve. Poi i bianconeri nella ripresa hanno approfittato dell'inevitabile calo atletico dei padroni di casa, e hanno messo la testa fuori dal guscio. Iaquinta ha pure avuto sul destro la palla buona, "rubata" a Trezeguet e sprecata malamente. Ma più in generale Ferrara non ha voluto osare, inserendo Poulsen (per Diego) e non Del Piero. Era evidentemente più importante non perdere che provare a vincere.

Il Bayern parte forte. Con Klose unica punta, il baby prodigio Muller alle sue spalle, e gli scatenati Ribery e Robben esterni alti. La Juve soffre. Tanto, troppo. Si fa trovare più volte sbilanciata, e sugli esterni fa tanta fatica. Le occasioni per un Bayern poco fortunato si susseguono. Di occasioni da rete ne crea almeno tre, con Muller, Ribery e Klose. Più svariate mischie che generano colpi di testa da brividi per Buffon. È soprattutto Ribery a far saltare il banco bianconero. Sulla fascia sinistra fa i suoi comodi, un suo pallonetto finisce alto di un soffio dopo un dribbling da applausi, quando sguscia tra Grygera e Chiellini. La Juve trova un insperato rinforzo difensivo in Diego, che si produce in un grande recupero su Muller.

E la Juve? C'è anche lei, ma recita da comparsa. Gioca di rimessa, quando ci riesce, ma a centrocampo non trova i giusti equilibri, nonostante un Diego più tonico rispetto alle aspettative. L'unica grande palla gol arriva dal piede destro di Camoranesi, Butt, portiere specialista in rigori del Bayern, si fa trovare pronto e ci arriva con la manona. All'intervallo è 0-0, e la Juve può metterci la firma. È andata bene così.

Il Bayern è stanco, e rallenta, pur continuando ad attaccare. La Juve si guarda intorno, come per rendersi conto se la burrasca è finita, e non approfitta di qualche spazio che ora i tedeschi concedono in fase di ripartenza. Per sicurezza, nel dubbio, Ferrara al 15' mette fine alla partita di Diego e lo sostituisce con i garretti da podista di Poulsen. La grande occasione per i bianconeri arriva comunque, e si materializza sui piedi di Iaquinta, cui un errore di Van Buyten ha spalancato la porta, ma l'attaccante della Nazionale spreca il ghiotto invito. Iaquinta prova a farsi perdonare con una girata acrobatica, che esce di poco. La Juve nel finale non rischia, tiene palla e porta a casa un punticino che vale oro. Stavolta niente spettacolo, ma neanche distrazioni.

Fiorentina, la notte perfetta: Jovetic annichilisce il Liverpool

La notte che i tifosi viola sognavano, con qualcosa in più. La notte della consacrazione definitiva di Stevan Jovetic, talento purissimo che con due gol manda al tappeto i reds, e rilancia le ambizioni dei suoi in chiave Champions. Primo tempo perfetto, coronato dal doppio vantaggio, secondo tempo di contenimento e gestione del risultato: un capolavoro tattico che porta la firma di quel drago della panchina che è Cesare Prandelli.

Il Liverpool, che arrivava al Franchi con tutto il suo blasone e dopo il roboante 6-1 in campionato contro l'Hull City, viene travolto dall'organizzazione e dal ritmo dei viola. Un Cristiano Zanetti sontuoso oscura il mostro sacro Gerrard, Dainelli e Gamberini ingabbiano lo spauracchio Torres. E davanti, con un Mutu ritrovato e due ali pungenti come Vargas e Marchionni, Jovetic fa il Gilardino, firmando le due reti che decidono l'incontro.

Il Liverpool del secondo tempo, va detto, è un'altra squadra. Sfiora subito il gol con Benayoun, Kuyt e Lucas, trovando un grande Frey. La Fiorentina però ha avuto, tra i suoi grandi meriti, quello di tenere botta e stringere i denti, rimanendo compatta anche nel momento in cui gli inglesi, con tutto l'orgoglio che storicamente possiedono, hanno provato a raddrizzare la situazione.

Il tecnico Benitez non ha cercato attenuanti per la sconfitta dei suoi, ammettendo che "non ha funzionato niente, in nessun reparto". E adesso, la terza giornata prevede lo scontro diretto contro il Lione, volato a quota 6 dopo aver maltrattato il povero Debrecen a domicilio: per la Fiorentina, che giocherà proprio contro gli ungheresi cenerentola del girone, è una ghiottissima occasione per approfittare del risultato che maturerà al Gerland.

Inter, disastro sfiorato a Kazan: 1-1, ma quanta sofferenza!

Se Mourinho a fine partita parla di "punto guadagnato", e Stankovic sbandiera con fierezza che "questa è l'Inter che vuole, unita", viene quasi da pensare che il pur volenteroso Rubin Kazan possa essere messo alla stregua delle migliori d'Europa. Peccato che anche i sassi siano al corrente di come la realtà sia ben diversa.

L'Inter versione europea, ancora una volta, ha steccato, rischiando di uscire a mani vuote dal confronto in terra russa, e di compromettere seriamente il cammino verso gli ottavi di finale di quello che è il suo principale obiettivo stagionale. L'espulsione di Balotelli, ingenuo sul secondo giallo, non deve costituire il benchè minimo alibi per i nerazzurri: anche in parità numerica, i campioni d'Italia hanno sofferto i modesti avversari, passati in vantaggio all'11' grazie ad una grande azione personale di Dominguez che, neanche fosse Messi, salta Lucio e fa esplodere il Tsentralnyi (al battesimo in Champions). Il pareggio, arrivato un quarto d'ora dopo con Stankovic (migliore in campo), abile a incornare un cross al bacio di Maicon, segna anche l'unica azione degna di nota nell'area di rigore russa.

Gioco che latita, tridente impresentabile con un Eto'o assolutamente fuori partita e un Mancini che risponde ancora "assente" alla chiamata del tecnico (Quaresma non farà di più nel secondo tempo). Balotelli nella scialba Inter di Kazan sembrava (come già successo sabato a Genova) il più pericoloso: tanto movimento, avversario saltato spesso e volentieri, e una traversa clamorosa colta con un tiro cross avvelenato. Peccato che stavolta non sia stato Mourinho a sostituirlo, ma SuperMario abbia fatto tutto da solo: due gialli evitabili, e doccia anticipata, lasciando la squadra per quasi mezz'ora in preda all'assedio dei russi, che allo scadere potrebbero centrare il colpaccio con Semak, cui solo il palo dice no, con Julio Cesar battuto. Al fischio finale, sono i nerazzurri a tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, e a mettere insieme il secondo punto in altrettante partite: visto come poteva andare anche nella prima uscita col Barcellona, per questa euro-Inter è già tanto non essere ancora ferma al palo.

Diventano sette le gare dei nerazzurri senza vittorie in Champions, e se Mourinho prima della partita aveva voluto mettere in chiaro come le colpe per i 40 anni e passa di fallimenti europei non siano chiaramente imputabili a lui, per l'ultimo anno diciamo che qualcosina da imputargli c'è.

La squadra non ha ancora acquisito una mentalità europea, e così mentre in campionato nonostante il gioco non ancora convincente riesce a sfornare anche delle buone prestazioni, in Europa c'è una sorta di "blocco": questo si riflette non soltanto negli appuntamenti con le "grandi" del continente (vedi Barça e Manchester), ma anche con le formazioni di medio-basso lignaggio (vedi Anorthosis, Rubin Kazan, Panathinaikos), che riescono a mettere a nudo tutte le pecche di una corazzata che varcati i confini del Belpaese si trasforma in una nave facilmente perforabile. E a questo problema, già evidenziato nella gestione-Mancini, Mourinho non ha apportato finora il minimo correttivo.

Nota a margine: a che serve continuare a ribadire l'abbondanza della rosa nerazzurra, quando le varie "riserve" (Santon, Vieira, Mancini, Quaresma, Suazo) non soddisfano mai le aspettative?

Se quello visto finora è l'ennesimo assalto alla coppa dalle grandi orecchie, bè, finora la banda nerazzurra lo ha nascosto fin troppo bene..

29 settembre 2009

E si torna a scrivere..

E rieccomi qui, dopo un mese e mezzo di silenzio nel quale il mondo del calcio ha visto un susseguirsi di avvenimenti sui quali avrei voluto dire la mia, dare le mie opinioni e argomentare seguendo il mio punto di vista. Purtroppo, lontano un migliaio di chilometri da casa e senza un pc, mi era davvero impossibile scrivere e dare a questo blog quella continuità che tutto sommato è stata sempre garantita in questi suoi primi mesi di vita.

Blog nel pallone insomma ritorna, con il look rifatto (a proposito, se volete dire la vostra sul nuovo template lasciate pure un commento) e tanti nuovi articoli in serbo per i prossimi giorni!