30 aprile 2009

Ruggito Manchester, all'Old Trafford è 1-0!

Troppo Manchester, anche per un Arsenal dato in formissima. I campioni d'Europa e del Mondo si impongono di misura tra le mura amiche nella semifinale di andata, grazie al gol di O'Shea nel primo tempo, nel maggior momento di pressione degli uomini di Ferguson

Pallino del gioco nettamente in mano agli uomini di Ferguson, mentre i giovani Gunners hanno sofferto e non poco l'esperienza altrui, subendo molto e trovandosi anche in difficoltà specie nella prima parte di gara. Presenza n° 800 per Ryan Giggs, subentrato nella ripresa ad un opaco Anderson, pesce fuor d'acqua nello scacchiere dei Red Devils. Martedi si replica all'Emirates di Londra.

L'Arsenal non punge e dimostra di far fatica in trasferta (solo 3 vittorie nelle ultime 14 partite europee lontano da Londra), mentre l'imbattibilità europea dei Red Devils prosegue: la squadra di Ferguson non perde in Champions da 24 partite, un record assoluto, mentre all'Old Trafford la striscia senza sconfitte è arrivata a quota 21. La miglior difesa della massima vetrina europea ha retto confermandosi alla grande: solo 5 gol subiti dai Red Devils, che in ben 7 occasioni hanno mantenuto inviolata la propria porta.

28 aprile 2009

Champions League: iniziano le semifinali


Barcellona, Chelsea, Manchester Utd, Arsenal. Una sola alzerà la coppa dalle grandi orecchie al cielo di Roma il 27 maggio. Il Barcellona contro lo strapotere inglese. Messi contro Cristiano Ronaldo, Drogba, Fabregas.

Questa sera parte l'andata delle semifinali del massimo torneo continentale: oggi Barcellona-Chelsea, domani Manchester-Arsenal. Favorite? Non ce ne sono.

Probabilmente nell'immaginario collettivo la madre di tutte le possibili finali è Barcellona-Manchester Utd, attualmente gli esponenti massimi del calcio moderno. Ma questa è la Champions, la competizione dei particolari, degli episodi, dell'imprevedibilità. E quindi nessun pronostico. Sarà spettacolo.

E' la prima volta di Manchester-Arsenal in Champions League. Barcellona e Chelsea, invece, negli ultimi anni se le sono date di santa ragione. Qualcuno ricorda questo prodigio di Ronaldinho?

Liga: Barça fermato a Valencia, un immenso Raul spinge il Real a -4!

La Liga è più viva che mai. Il Barcellona, dopo lo spumeggiante 4-0 rifilato al Siviglia, viene bloccato sul 2-2 dal Valencia, dopo aver rischiato di perdere l'intera posta. Il Real, spinto da un fuoriclasse come Raul, autore di una tripletta, sbanca Siviglia e si porta a -4. Domenica, il big match al Bernabeu, che può definitivamente chiudere i giochi, o riaprirli in modo impensabile fino a un mese fa.

La Champions pesa, sulle scelte di Guardiola, che lascia inizialmente Henry in panchina in vista della gara con il Chelsea. Nonostante il buon avvio valenciano, però, al 24' arriva il solito gol di leo Messi che finalizza di piatto un'iniziativa splendida del Iniesta e mette le basi per una vittoria che probabilmente stroncherebbe le speranze del Real.

Dopo un attimo di sbandamento però la squadra di Emery si scuote, si getta in avanti con la sua classica rapidità e cavalca il momento favorevole in finale di primo tempo trovando due gol in altrettanti minuti. Prima è Maduro a sfruttare l'uscita a farfalle di Valdes per l'1-1 su azione d'angolo, poi nel recupero arriva il gol di Pablo Hernandez che cambia gli scenari del campionato. Nel secondo tempo, Guardiola corre ai ripari, inserendo Henry, che all'85' che trova la zampata decisiva sulla punizione di Messi smanacciata in qualche modo da Cesar. Finisce 2-2, il Barça si ferma e adesso deve guardarsi le spalle.

Infatti, il Real Madrid dopo la clamorosa vittoria sul Getafe, coglie un nuovo successo importantissimo sul campo del Siviglia. Il 4-2 in terra andalusa porta la firma di Raul, autore di tre reti e di una prestazione strepitosa.

Dopo l'ottimo avvio dei padroni di casa, in vantaggio con Renato,il Siviglia sfiora il raddoppio in un paio di occasioni, ma alla mezz'ora Higuain sveglia i suoi con due occasioni consecutive, impaurendo il pubblico di casa. I timori diventano realtà quando scocca il 45': cross da destra dell'avanzatissimo Metzelder e zampata di Raul per l'1-1. Nel secondo tempo, la doppietta di Raul stordisce il Siviglia, che poi col nuovo entrato Capel accorcia le distanze. Marcelo, in contropiede, completa la festa delle merengue. E adesso a Madrid ci credono.

Il Villarreal passa in casa del Getafe, che esonera Munoz e affida la panchina a Laudrup. Per il sottomarino giallo, punti importanti in chiave Champions, anche perchè l'Atletico Madrid risale battendo lo Sporting Gijon con le reti di Forlan, Simao e del 'Kun' Aguero.

L'Espanyol respira, dopo la vittoria per 2-0 sul Betis. Il Numancia, battuto dall'Almerìa, ormai è spacciato.

Premier League: Manchester in rimonta, titolo più vicino

Il Manchester rischia grosso a Old Trafford, ma il 5-2 finale è un sigillo quasi definitivo al campionato. Brutto primo tempo dei campioni del mondo, ripresa di tutt'altro spessore. Gelati dalle reti di Bent e Modric, che sfruttano due errori di un disattento Ferdinand, i Red Devils nel secondo tempo rimontano il Tottenham grazie alle doppiette di Ronaldo e Rooney, con Berbatov che poi chiude la cinquina.

Con questa ennesima doppietta, il pallone d'oro in carica è capocannoniere della Premiership. Va detto che una grossa mano agli uomini di Ferguson è stata data dall'arbitro Webb, che ha fischiato il rigore dell'1-2 (trasformato da Ronaldo) per un fallo inesistente del portiere degli Spurs su Carrick. E Rafa Benitez di sicuro non avrà gradito.

Già, perchè la doppietta di Kuyt aveva proiettato per qualche ora i reds nuovamente in testa alla classifica, prima del nuovo allungo Manchester. Senza Gerrard, è l'olandese a togliere le castagne dal fuoco contro l'Hull City, in una gara in cui il Liverpool non ha certo brillato. Di Xabi Alonso il gol che apriva le marcature. Liverpool a -3, ma virtualmente a -6 dalla capolista, che ancora deve recuperare una gara contro il Wigan.

Non molla neanche il Chelsea, che risparmia Drogba in vista della semifinale di Champions, ma passa in casa del West Ham dell'ex Zola. Un gol di Kalou dà a Hiddink altri tre punti, ma proprio un'ingenuità dell'ivoriano rischiava di rovinare il pomeriggio dei Blues. Il rigore provocato dal fallo dell'attaccante, è però calciato malamente da Noble, che si fa ipnotizzare da Cech. Chelsea terzo.
Segue, staccatissimo, l'Arsenal di Wenger, che con una doppietta di Fabregas consolida il suo quarto posto e si presenta nel migliore dei modi alla difficile sfida di Champions contro il Manchester.

Continua la crisi del Newcastle di Shearer, sempre più a rischio retrocessione. I Magpies non vanno oltre lo zero a zero in casa contro il Portsmouth, e la salvezza adesso sembra quasi un miraggio.

Il W.B.A., ormai spacciato, con una grande prova d'orgoglio batte 3-0 il Sunderland, risucchiato nella lotta per non retrocedere.

Curiosità: il campionato argentino


Traendo spunto da una discussione nata qualche giorno fa con un amico, colgo l'occasione per spiegare nel dettaglio le modalità di un campionato un pò particolare, quello argentino.

Il campionato di calcio argentino è diviso in due tornei: il torneo di Apertura, equivalente al girone d'andata dei campionati europei, e il torneo di Clausura, equivalente al girone di ritorno dei campionati europei. Alla fine di ogni girone la prima classificata è denominata Campeón de Argentina. A partire dalla stagione 2009/2010 si tornerà alla formula del torneo unico - sul modello dei campionati europei - già adottata tra il 1985 e il 1990.

Attualmente, alla "Copa Libertadores", equivalente della europea UEFA Champions League, si qualificano i campioni di ogni stagione più le due squadre con maggior punteggio nella classifica della stagione, eccetto i campioni. La terza squadra con più punti accede ai preliminari. Sono considerate retrocesse in seconda divisione le ultime tre squadre classificate (determinate in base al "descenso" dei 2 campionati), che parteciperanno l'anno successivo alla "A".

Nell'albo d'oro della competizione, è in testa il River Plate, oggi in crisi ma che può contare su ben 33 titoli; seguono Boca Juniors a 23 e Independiente a 14.

27 aprile 2009

Zalayeta sgambetta l'Inter, Milan a -7! Juve bloccata a Reggio, vincono Torino, Bologna e Lecce

Un gol di Zalayeta piega l'Inter, che esce da un San Paolo ridotto a una bolgia con meno certezze rispetto ad una settimana fa. Il +10 su Milan e Juventus si assottiglia ad un comunque rassicurante +7 sui cugini rossoneri (+8 sulla squadra di Ranieri). Adesso la squadra di Mourinho, che non vince a conti fatti da 4 partite, deve riprendere la marcia se non vuole rischiare di perdere un campionato dato troppe volte per morto e sepolto.

I nerazzurri, contro un Napoli arrembante e grintoso, giocano una partita sottotono, e vengono puniti come un anno fa da un gol di Zalayeta al 28' del secondo tempo. Per i partenopei è la prima vittoria del girone di ritorno, mentre per la capolista è la prima sconfitta. Due punti negli ultimi 3 turni sono il magro bilancio della squadra di Mourinho, che dopo aver letteralmente dilapidato le vittorie contro Palermo e Juve, hanno subito un meritato ko.

Il Milan, in gran salute e con un Kakà ritrovato, batte a San Siro il Palermo con un sonoro 3-0, grazie alla doppietta del brasiliano dagli 11 metri e al gol del solito Inzaghi. Senza Pato, i rossoneri recuperano così altri 3 punti all'Inter e iniziano a sognare la pazza rimonta, anche se Ancelotti minimizza. Intanto comunque si godono la seconda piazza solitaria, staccando la Juve in attesa dello scontro diretto che vedrà le due squadre affrontarsi a San Siro tra due giornate.

La Juve infatti non riesce a fare bottino pieno al Granillo, trovandosi ad inseguire per ben due volte la Reggina, passata in vantaggio prima con Barillà, poi con uno strepitoso gol di Halfredsson. Di Del Piero su rigore e Cristiano Zanetti i gol bianconeri. Ranieri punge la società, e aumentano le voci su una sua sostituzione a fine stagione: "Io ho sempre detto che l'equilibrio dello spogliatoio è un fattore magico, basta un granellino di sabbia per inceppare il meccanismo. I problemi ci sono, inutile nascondersi, ma stiamo facendo il massimo e quando dico che parlerò a fine stagione, significa che solo allora sarà possibile fare un consuntivo. Niente di più". Chiaro il riferimento al presunto incontro Blanc-Lippi.

All'Olimpico, la lanciatissima Lazio di Delio Rossi, reduce da due vittorie in campionato e dalla vittoriosa semifinale di coppa Italia, cade contro l'Atalanta per effetto di un gol di Talamonti. I biancocelesti perdono così una ghiotta occasione per avvicinare la Roma, che attualmente occupa l'ultima posizione utile per l'accesso alla coppa Uefa.

Spettacolare la gara dell'altra finalista di coppa Italia, la Sampdoria. A Genova i blucerchiati, privi di diversi titolari tenuti a riposo da Mazzarri, vanno sul 2-0 grazie ad una doppietta del giovane Marilungo, ma nella ripresa la banda di Allegri si scatena e ribalta il risultato grazie ai gol di Matri, Acquafresca e Conti. Cossu fallisce il 4-2, e la beffa per i rossoblù arriva pochi allo scadere, col gol del definitivo 3-3 di Cassano.

In coda, Reggina a parte, vincono le altre: il Torino batte il Siena 1-0 grazie al gol di tacco di un ritrovato Rolando Bianchi; il Bologna supera al Dall'Ara il Genoa per 2-0, con le firme di Di Vaio e Terzi; il Lecce soffre ma coglie i 3 punti contro il Catania (Munari e Tiribocchi per i salentini, di Martinez l'inutile gol etneo). Rimane tutto invariato, quindi, ma il Chievo adesso non può più dirsi al sicuro. Domenica Bologna-Reggina, Fiorentina-Torino e Juventus-Lecce.

26 aprile 2009

Poker viola, Roma spazzata via. D'Agostino piega il Chievo

La Fiorentina passeggia sui resti della Roma, nell'anticipo serale della 33a giornata del campionato di serie A. Dopo la contestazione del tifo viola, che aveva accusato i calciatori di scarso attaccamento alla maglia e di una vita mondana eccessiva, la risposta arriva sul campo. Il 4-1 firmato dalle reti di Vargas, Gilardino (doppietta) e Gobbi, dà ai toscani il quarto posto momentaneo, in attesa del Genoa impegnato a Bologna, ed elimina la Roma dalla corsa alla Champions League. Convince Jovetic trequartista, e un'ottima prova arriva anche dal rispolverato Semioli.

I giallorossi, dal canto loro sempre più decimati dagli infortuni, subiscono un passivo pesante e forse immeritato, che però la dice lunga sulla loro fragilità soprattutto psicologica (per ammissione dello stesso Spalletti). Il tecnico di Certaldo per l'occorrenza schiera Cassetti come difensore centrale: Loria e Diamoutene, centrali puri, in panchina per tutti i 90 minuti. Il perchè è un mistero. Espulso Pizarro per doppia ammonizione. Squadra da oggi in ritiro.

Dichiarazioni da titoli di coda da parte del tecnico giallorosso, che sembra sempre più lontano dal rimanere nella capitale: "Lavorare a Roma è stato bellissimo, ma ora che le cose vanno male è giusto che sia io a metterci la faccia e a sentirmi in discussione". Possibili destinazioni, Milan o Juve.

E proprio Milan e Juve daranno vita tra pochi minuti ad una nuova puntata dell'appassionante lotta per il secondo posto, senza però perdere di vista l'Inter, distante 10 punti ma impegnata stasera sul difficile campo di Napoli. I rossoneri ospitano il Palermo, mentre i bianconeri fanno visita alla Reggina.

Nell'altro anticipo del sabato, l'Udinese vince sul campo del Chievo. Friulani in vantaggio con D'Agostino su rigore, ma la ripresa è una raffica di occasioni sprecate dai padroni di casa, troppo nervosi o sventate da un super Handanovic. Il momentaneo pari dei veneti è di Pellissier, reso vano nel recupero dal secondo gol del centrocampista di Marino.

24 aprile 2009

Inter, Ibra come Ronaldo? Rescissione per Adriano

In un giorno solo, l'Inter perde un attaccante e..mezzo.

Innanzitutto, è arrivata l'ufficialità della risoluzione del contratto di Adriano, che adesso è ufficialmente libero da ogni vincolo contrattuale col club nerazzurro. Ecco il comunicato stampa apparso sul sito della squadra milanese: "F.C. Internazionale comunica che il contratto di lavoro sportivo con il calciatore Adriano Leite Ribeiro è stato consensualmente risolto con effetto a partire dal 1° aprile 2009. Stamane sono stati depositati i documenti negli uffici della Lega Nazionale Professionisti. Ad Adriano l'abbraccio di tutta l'Inter per 8 anni e 74 gol vissuti insieme". Una vicenda risolta in modo elegante, che però rimane comunque triste per i contenuti e le motivazioni che hanno portato il brasiliano a chiudere il rapporto.

La vera bomba però arriva, manco a dirlo, da Zlatan Ibrahimovic. Dopo i dubbi sulla sua permanenza in nerazzurro gettati subito dopo l'eliminazione dalla Champions, mai realmente smentiti, il fuoriclasse ha rincarato la dose in un'intervista rilasciata a British Eurosport: "Ho un contratto con il club nerazzurro e qui sto bene, ma nello stesso tempo vorrei provare qualcosa di nuovo. Sono in Italia ormai da cinque anni, ho vinto tutto e ho imparato molto, ma c’è un momento nella tua vita in cui vuoi provare qualcosa di nuovo, mi è successo già quando ero all’Ajax". Se non è una sentenza sul suo addio, poco ci manca.

Al di là delle dichiarazioni, sembra che Ibra si stia preparando ad arte la strada per andare via da Milano. E l'Inter, a differenza di quanto fatto dal Milan per Kakà, non sta "blindando" il suo fenomeno. Moratti ha già fatto il prezzo (100 milioni di euro), Tronchetti Provera ha a suo tempo confermato che a quelle cifre nessun calciatore può essere trattenuto, nemmeno Ibra. Ed in Europa, al momento, solo due club potrebbero permettersi un colpo del genere (considerato anche l'elevatissimo ingaggio percepito dall'attaccante): Manchester City e Real Madrid.

Le argomentazioni del centravanti svedese, comunque, mi lasciano parecchio perplesso. Difficile pensare che un calciatore così importante si lasci andare a frasi del genere, senza sapere che alla finestra c'è già qualcuno pronto a sostenere l'operazione del suo ingaggio. E' probabile che qualcosa in pentola stia già bollendo, e che il telefonino di Mino Raiola, procuratore dell'attaccante, sia già squillato diverse volte.

Certo è che all'Inter le dichiarazioni non saranno piaciute moltissimo, e a questo punto tanto vale valutare ogni scenario possibile. Trattenere Ibra facendo leva sul suo contratto, o lasciarlo andare, rifondando la squadra coi milioni che entrerebbero dalla sua cessione?

Considerando le sicure partenze di Crespo e Cruz, i nerazzurri potrebbero ritrovarsi a dover rifare di sana pianta l'intero parco attaccanti. Per una squadra che punta a vincere la prossima Champions League, non è certo il massimo della vita.

Amarcord: ricordavate? Roma-Inter 4-5


Come dimenticare una partita del genere? Dopo esserci inebriati di Chelsea-Liverpool e Liverpool-Arsenal, facciamo un salto indietro al campionato di serie A 1998-99, ed esattamente al posticipo serale del 26 febbraio 2008.

All'Olimpico la pazza Roma di Zeman col suo calcio spettacolare votato all'attacco sfida la disastrata Inter di Hodgson, in un anno che i nerazzurri iniziarono con Luigi Simoni, sostituito da Mircea Lucescu che, dopo il 4 a 0 di Genova contro la Sampdoria, venne a sua volta sollevato dall'incarico per affidare la squadra nerazzurra prima a Luciano Castellini, poi al tecnico inglese.

Partita in cui le difese ne combinano di tutti i colori, e proprio così nasce una gara altamente spettacolare, che vede l'Inter andare sul 2-0 grazie ai gol di Ronaldo e Zamorano. La Roma accorcia le distanze grazie ad un rigore di Totti, ma ancora Zamorano mette la firma sul 3-1, che chiude il primo tempo. Incredibile ma vero, dopo 3' minuti la Roma va sul 3-3: partenza furibonda dei giallorossi, marchiani errori della retroguardia nerazzurra, Paulo Sergio e Delvecchio azzerano lo svantaggio. Ronaldo al 10' riporta avanti l'Inter, grazie a un contropiede letale orchestrato da Zamorano, Di Francesco al 33' segna il 4-4. Non è finita però, perchè il Cholo Simeone di testa gela nuovamente l'Olimpico e mette il sigillo su una partita indimenticabile, merce rara nel calcio italiano di questi tempi.



ROMA: Konsel, Quadrini, Zago, Aldair, Candela, Alenitchev (32'pt Tommasi), Di Biagio (39'st Tomic), Di Francesco, Paulo Sergio (34'st Gautieri), Delvecchio, Totti.

INTER: Pagliuca (17'st Frey), Bergomi, Silvestre, Simic, Colonnese, J. Zanetti (34'st Djorkaeff), Cauet, Simeone, R. Baggio, Ronaldo, Zamorano.

Arbitro: Collina di Viareggio

RETI: 16'pt Ronaldo, 21'pt Zamorano, 25'pt Totti (R), 34' pt Zamorano, 2'st Paulo Sergio, 3'st Delvecchio, 10'st Ronaldo, 33'st Di Francesco, 42' st Simeone.

Ibra non basta, in finale ci va la Samp

La partita la fa e la vince l'Inter, in finale però ci va la Samp. Forti del 3-0 dell'andata, frutto di una grande gara e degli scempi della difesa nerazzurra, i blucerchiati limitano i danni perdendo 1-0 e raggiungendo così in finale la Lazio. Le due squadre, oltre alla coppa, si contenderanno anche l'Europa: la vincente del trofeo infatti disputerà la prossima coppa Uefa.

L'Inter ha provato a fare l'impresa, ma si sapeva che non sarebbe stato semplice. Un gol di Ibrahimovic al 27' ha aperto spiragli per la squadra di Mourinho, che poi ha sfiorato il raddoppio più volte, cogliendo anche un palo con lo stesso Ibra. Ma la Sampdoria si è difesa con ordine, e nel finale Maxwell ha dovuto salvare sulla linea su Campagnaro, a Julio Cesar battuto.

Finisce 1-0, con la festa blucerchiata e l'abbraccio tra Mourinho e Cassano. L'allenatore portoghese nelle dichiarazioni del dopopartita ne ha per l'arbitro e per gli avversari, rei di aver messo in atto "l'anticalcio". Mazzarri invece è raggiante, e afferma che la sua squadra ha giocato meglio dell'Inter anche a San Siro. Contorno, insomma, la sostanza è che dopo la Juventus, anche l'Inter è fuori, dopo 4 finali consecutive (sempre contro la Roma). La finale è Lazio-Sampdoria, e tutto sommato per quello che si è visto è giusto così.

23 aprile 2009

Juventus-Ranieri, aria di divorzio?

"E' come per un avvocato: gli danno una causa, poi vogliono cambiare l'avvocato. Allora che cambiassero l'avvocato".

"Io so che non c'è nulla. Poi l'allenatore è sempre l'ultimo a sapere le cose, come il marito. Mi auguro che anche i ragazzi pensino soltanto a giocare e a dare il massimo, è questa la mia più grossa preoccupazione. In Inghilterra tutti sapevano che io a fine anno sarei andato via dal Chelsea, ma tutti hanno dato sempre il 100%. Mi auguro che se anche fosse vero, i ragazzi diano sempre il 100%, perchè quello che più conta è quello che facciamo, non chi siederà sulla panchina da qui a due anni, tre anni, domani".

Così aveva parlato Claudio Ranieri nella conferenza stampa tenuta prima della gara di ritorno di coppa Italia contro la Lazio, gara che ha sancito l'eliminazione dei bianconeri e il conseguente fallimento dell'ultimo traguardo stagionale, oltre a dare il via ad una contestazione che ha preso particolarmente di mira proprio il tecnico romano.

A Ranieri non sono piaciute affatto le voci circolate negli ultimi giorni, in cui si è parlato di un progetto "Juventus agli juventini", con Antonio Conte allenatore e Marcello Lippi nelle vesti di manager supervisore del giovane tecnico che sta riportando il Bari in serie A. E le dichiarazioni sull'analogia tra l'allenatore e il marito, che è sempre l'ultimo a sapere le cose, o tra il tecnico e l'avvocato, che a causa assegnata poi viene cambiato, fanno pensare che Ranieri non si senta poi più così saldo sulla panchina bianconera. Vediamo perchè.

La contestazione, innanzitutto, non depone sicuramente a favore dell'allenatore. Anche sui blog bianconeri sparsi nella rete, Ranieri è letteralmente fatto a pezzi. La dirigenza juventina, anch'essa contestata, avrà sicuramente messo in conto questo clima di ostilità e di sfiducia da parte dei tifosi, e paradossalmente rimuovere la scelta Ranieri dall'incarico potrebbe far guadagnare punti proprio agli occhi dei sostenitori, che invocano proprio l'arrivo di Conte ma sarebbero ben felici anche di vedere Gasperini (anch'egli un ex) sedere sulla panchina della Signora.

Ancora più importante è la valutazione globale del progetto Ranieri. La visione d'insieme del lavoro dell'allenatore verrà fatta certamente a fine campionato, dopo il testa a testa col Milan per il secondo posto, ma già qualche conto in corso Galileo Ferraris sarà stato fatto.

I capi d'accusa sul lavoro del tecnico sono i seguenti:

1) la Juventus non ha un gioco, ed è in piena fase involutiva. Giovinco, talento purissimo, non ha ancora una collocazione in una squadra che manca di inventiva, e nelle sue apparizioni è stato sempre schierato fuori ruolo. La squadra è nervosa, anche in alcuni uomini chiave come Camoranesi, espulso due volte nelle ultime 3 gare;

2) la gestione del mercato è stata gravemente deficitaria. Va bene la politica dei parametro zero, ma prendere un giocatore limitato come Poulsen, assolutamente disastroso, calciatori di secondo piano come Knezevic e Mellberg, e dar via giovani come Criscito, Palladino che nel Genoa sono letteralmente esaltati, non è stata una grande idea.

Ranieri finora ha fatto un buon lavoro, intendiamoci, ottenendo buoni piazzamenti con una rosa certamente non all'altezza di Inter e Milan (e forse Roma), ma ci sono diversi aspetti da valutare. Principalmente uno: i vertici bianconeri, credono realmente nella capacità di Ranieri di portare a casa trofei importanti? O il tecnico rischia di passare ancora una volta per "un ottimo perdente", un allenatore di valore che però non è in grado di puntare a traguardi prestigiosi?

Al Chelsea fece molto bene, senza i campioni di adesso, ma con l'avvento di Abramovich fu esonerato dopo una stagione. Il magnate russo il portafogli lo aprì successivamente con Mourinho, una robusta buonuscita (30 milioni di euro circa), arrivederci e grazie. Adesso, con nuovi campioni all'orizzonte pronti a vestire la maglia bianconera (Diego, tanto per fare un nome), rischia di ripetersi la stessa storia.

Stratosferico Barça, Real ricacciato a -6

Il Barcellona fa paura. Semplicemente disarmante la facilità con cui i blaugrana spazzano via un avversario ostico come il Siviglia, e si riportano a +6 sul Real Madrid.

In Europa non c'è al momento squadra che può tener testa al Barça, che dopo la flessione avuta nella fase centrale della stagione, è tornata la macchina infernale che schiaccia ogni avversario col suo calcio spettacolare fatto di palleggio, possesso palla e geometrie pressochè perfette.

Guardiola ha costruito un giocattolo che sembra privo di veri punti deboli. La cessione di Ronaldinho è stata una mossa assolutamente vincente: senza il brasiliano, ma con un Henry finalmente tornato ai livelli dell'Arsenal, Messi, Eto'o, Bojan Krkic, la potenza di fuoco dei catalani è addirittura aumentata.

Senza Messi, tenuto a riposo precauzionale in vista della trasferta di Valencia, non cambia lo spartito: Barcellona assoluto padrone del campo, con il Siviglia (terzo in classifica, e seconda miglior difesa della Liga) confinato al ruolo di sparring partner dei blaugrana. Xavi è un professore in mezzo al campo, Dani Alves è uno stantuffo inesauribile, e lì davanti Henry scherza più volte il macchinoso Mosquera. Migliore in campo, comunque, è quel fenomeno di Andrès Iniesta, autore del gol che ha aperto le danze dopo soli 3', e dei tre assist per il poker. Un giocatore semplicemente straordinario, ennesimo prodotto del settore giovanile catalano (che ha sfornato anche Xavi).

Passato in vantaggio, il Barça ha stritolato il Siviglia nella sua metà campo, raddoppiando al 17' con Eto'o. Facile facile il gol del camerunense, arrivato così a quota 27 nella Liga. Splendido, a inizio secondo tempo, il contropiede del 3-0: Iniesta, sempre lui, riceve palla nell'area di rigore, serve all'indietro l'accorrente Xavi che mette il pallone sotto l'incrocio dei pali. E quando Henry trova il gol del 4-0 quasi per sbaglio, mettendo dentro per Eto'o un cross che si rivela poi un rasoterra letale, la festa è completa. Non c'è storia, contro questi marziani. La Liga si tinge sempre più di blaugrana.


E dire che il Real Madrid per un giorno aveva accarezzato la possibilità di rosicchiare qualche punto alla capolista, per poi giocarsi tutto nel Superclasico in programma tra due settimane: il rocambolesco, romanzesco, assurdo 3-2 sul Getafe aveva portato i blancos, dominati per 90' dagli avversari, a -3. L'eroe della serata è Pablo Higuain, autore di una doppietta da favola (fantastico il gol del 3-2). Ma non è certo un Real presentabile, quello messo sotto al Bernabeu dalla quint'ultima formazione della Liga.

Getafe che nel derby fa e disfa, e alla fine compie l'harakiri. In vantaggio con l'ex di turno Soldado, la terza squadra di Madrid va più volte vicina al raddoppio, ma subisce il pari di Higuain al primo vero tiro in porta delle merengues. Nel secondo tempo, a 7' dal termine, Albin gela i tifosi del Real con una girata al volo che fulmina Casillas. Sembra finita, ma Guti pareggia immediatamente con un perfetto calcio di punizione. Pepe, mediocre difensore strapagato due anni fa da Calderon, scalcia in area di rigore Casquero (guarda il video): rigore ed espulsione per il difensore, nuova occasione per il Getafe di chiudere match e Liga. Nulla da fare, Casquero si cimenta in un pessimo cucchiaio, e Casillas para. Al minuto 92' si completa il suicidio sportivo della piccola squadra madrilena: Higuain trova il sinistro vincente da fuori area, e fa esplodere il Bernabeu. Real che così può crederci ancora, anche se il Barça sembra davvero di un'altra dimensione.

Ecco gli highlights delle due gare






Le altre partite

Il Valencia, si avvicina al terzo posto del Siviglia, distante ora solo due punti (55 contro 57). La squadra di Emery passa 2-1 in casa del Betis Siviglia, castigato in 13 minuti da una doppietta di Villa, che segna tra il 66' e il 79' e sale a quota 25 reti nella Liga. L'attaccante campione d'Europa insegue così il titolo di pichichi, a due lunghezze da Eto'o. Dell'ex milanista Ricardo Oliveira la rete che all'87' riaccende le speranze degli andalusi, fermi a quota 37. Tiene vive le speranze di Champions anche il Malaga, salito al quinto posto a quota 50 dopo aver espugnato 3-2 il campo dell'Osasuna, nei guai a quota 35 e ridotto in otto nel finale dopo i rossi a Puñal (42'), Josetxo (69') e Vadocz (90'). Bene il Deportivo, che supera 2-0 l'Almeria. Oggi si completa il quadro con altre quattro partite: in campo il Villarreal e l'Atletico Madrid di Aguero.

Grande Lazio, Juve eliminata ed è contestazione

Serata magica per la Lazio, che al Delle Alpi stacca definitivamente il biglietto per la finale di coppa Italia, e adesso attende l'esito di Inter-Sampdoria (andata 3-0 per i blucerchiati). In caso di rimonta nerazzurra, i biancocelesti infatti potrebbero già festeggiare il ritorno in Europa.

La Juventus, che dopo il 2-1 subito all'andata aveva comunque buone possibilità di qualificazione, fallisce il terzo obiettivo stagionale e per la prima volta viene apertamente contestata dai propri tifosi. Cori contro dirigenza, allenatore, squadra e persino contro il ritorno di Cannavaro. Ranieri afferma che "il popolo è sovrano", giustificando di fatto la contestazione che al suo indirizzo è stata decisamente pesante. "Ranieri non ti vogliamo", "Ranieri vattene", parole e musica della curva bianconera.

La Lazio, dal canto suo, scoppia di salute. Zarate, assolutamente incontenibile, segna un gol fantastico al 14' con un destro ad effetto dal limite dell'area, Kolarov raddoppia al 7' della ripresa con un sinistro deviato in modo netto da Grygera. A poco serve il gol di Del Piero, subentrato a Iaquinta (che non ha gradito affatto). La Juve è eliminata, e adesso resta solo il secondo posto da conseguire in campionato, per dare un senso alla stagione. Anche se la squadra di Ranieri sembra che pensi già alla prossima stagione: resta da vedere se sarà ancora la "squadra di Ranieri"..

Ecco l'invervista del dopopartita del tecnico bianconero

22 aprile 2009

Premier League: Liverpool, ancora un pirotecnico 4-4!

Strana sorte, quella del Liverpool. I reds negli ultimi 8 giorni hanno regalato, ben coadiuvati da Chelsea e Arsenal, due delle partite più belle degli ultimi anni. Eppure, il doppio 4-4 rischia di essere ricordato soprattutto come il risultato che ha fatto sfumare i due principali obiettivi stagionali.

Dopo la strepitosa gara di Stamford Bridge, in cui la squadra di Benitez è andata vicinissima al ribaltone dopo l'1-3 subito ad Anfield, senza però riuscire nell'impresa, ieri è andata in scena un'altra classica del calcio inglese: Liverpool-Arsenal, gara di cartello della 33° giornata versione spezzatino per via degli impegni di FA Cup. E il 4-4 finale, frutto di 90' altamente spettacolari, permette sì ai reds di agganciare il Manchester United in vetta alla classifica, ma i Red Devils, con due gare ancora da giocare, sono virtualmente a +6.

C'è tanto, in questo concentrato di emozioni che è Liverpool-Arsenal. Brilla il genio di Arshavin, purissimo talento russo prelevato dallo Zenit che con 4 gol mette in ginocchio la macchinosa difesa di Benitez (Caressa, ancora convinto che è un brocco?). Dopo lo 0-1 del russo, servito da quel padreterno di Fabregas, è letale l'uno-due dei reds: Kuyt, che per l'occasione si veste da uomo-assist, prima serve Torres che di testa sigla il pari, poi trova Benayoun per il 2-1.

Arshavin però è incontenibile, e al minuto 67 fa 2-2: il russo sfrutta un errore di Arbeloa, si presenta al limite dell'area e scaglia un fendente in diagonale che vale il 2-2. Poi, al 70', ancora un errore della difesa reds lascia il pallone al russo, che incredulo fa 3-2.

Torres inventa letteralmente il 3-3, da autentico fuoriclasse: controllo, finta che manda fuori tempo Silvestre e tiro secco che piega la mano a Fabianski. Il Liverpool ci crede, sa quanto è importante vincere questa partita, e si butta a capofitto alla caccia del gol da 3 punti. Walcott però è un fulmine, assolutamente immarcabile per i macchinosi difensori di Benitez, e in contropiede Arshavin, eroe della serata, fa 4-3 al 90'. Finita? Neanche per scherzo. Sponda di Babel, Benayoun fa 4-4 proprio nell'assalto finale. Forse, con difese più attente, squadre più chiuse, avremmo visto uno spettacolo diverso. Ma di certo, i tifosi usciti da Anfield ieri sera lo avranno fatto con la consapevolezza di aver assistito ad uno spettacolo fantastico.
Oggi Chelsea-Everton, in quello che sarà un anticipo della prossima finale di FA Cup (trofeo che in Inghilterra si dice conti più del campionato). I Blues vincendo terrebbero il Liverpool sotto tiro, aspettando gli esiti dei due recuperi del Manchester Utd (quello della 33° giornata in casa del Wigan si giocherà il 13 maggio!).



Le altre partite

Un gol di Bent al 24' mette nei guai il Newcastle, che in casa degli Spurs non riesce a invertire la tendenza che sta portando una delle più importanti squadre d'Inghilterra in First Division. Il Manchester City si fa raggiungere sul 2-2 dal fanalino di coda W.B.A., ma alla fine si impone 4-2 e continua il suo campionato anonimo viaggiando a metà classifica. Tristan nel finale agguanta l'Aston Villa a Birmingham, dando un sorriso agli Hammers. Il Blackburn, battuto dallo Stoke City, trema ma mantiene un margine di 3 punti sul Middlesbrough terzultimo, che non va oltre lo 0-0 casalingo col Fulham.

21 aprile 2009

Squalificato per una giornata il Delle Alpi: una nuova sconfitta per il nostro calcio

Costa cara alla Juventus la stupidità dei suoi sostenitori. I bianconeri infatti pagano con una giornata di squalifica del campo i cori razzisti volti da una frangia della tifoseria all'indirizzo di Mario Balotelli, durante la gara di sabato sera.

Domenica 3 maggio, Juventus-Lecce si giocherà a porte chiuse, anche se in serata la Juventus ha annunciato con una nota sul sito ufficiale che farà ricorso contro la squalifica.

E' la sconfitta dello sport, capace di stringersi e agire nel concreto di fronte al dramma della popolazione abruzzese, ma anche di macchiarsi di episodi di così basso livello.

Intendiamoci, le squadre non c'entrano nulla. Anzi, sono loro a pagare per questi idioti. Netta la posizione presa da Cobolli Gigli che si è scusato per quanto successo, schierandosi apertamente contro i cori razzisti: "A nome della Juventus e della grandissima maggioranza dei suoi tifosi, esprimo una ferma condanna per i cori razzisti contro il giocatore dell’Inter Mario Balotelli. Non ci sono alibi o giustificazioni a simili atteggiamenti: il tifo calcistico può essere acceso, ma episodi come questi sono inaccettabili. Tutti insieme dobbiamo cercare di alimentare una cultura sportiva che metta al centro il rispetto dell’avversario e la lotta al razzismo".

Il presidente federale Abete ha annunciato la possibilità di introdurre ulteriori provvedimenti anti-razzismo, che potrebbero portare alla sospensione delle gare in caso di cori come quelli uditi sabato sera a Torino. "Mi scuso come presidente federale. Mi scuso verso tutta l'opinione pubblica. La normativa della Figc è pregna di norme Fifa e Uefa sulla questione-razzismo. Esprimo rammarico per il comportamento di alcuni tesserati sulla vicenda". "Nel prossimo Consiglio federale potrà essere affrontato l'argomento relativo al quadro normativo legato ai fenomeni di razzismo negli stadi. In questo momento esiste la possibilità che un funzionario delle forze dell'ordine faccia sospendere la partita per la rimozione di striscioni dal contenuto razzista, ma non ci sono riferimenti ai cori. Si potrebbe pensare di collegare in qualche modo i due aspetti regolamentari".

E a questo punto, che questi mezzi uomini si vergognino. E' per gente del genere che non potremo mai goderci stadi senza recinzioni, che continueremo ad aver paura di portare i nostri figli allo stadio. E' ora di dire basta. Anche alla stupidità e all'idiozia deve essere posto un freno.

20 aprile 2009

Lotta salvezza: chi va giù? Il borsino delle pericolanti

In quattro per un posto: la corsa alla salvezza è più che mai un rebus indecifrabile. Il sorprendente Chievo di Di Carlo sembra essersi tirato fuori dalla bagarre, grazie alla recente serie di risultati, anche se ai veronesi manca ancora qualche punto per avere la certezza di disputare anche la prossima stagione nella massima serie.

Sono rimaste in quattro a contendersi l'ultimo posto utile per evitare il purgatorio della serie B: Torino, Bologna, Lecce e Reggina, quest'ultima data per spacciata ma tornata prepotentemente a sperare dopo la vittoria di Bergamo.

Analizziamo i momenti delle quattro squadre

TORINO - Da ritrovare Rosina, calendario difficile ma non impossibile
L'1-5 subito a San Siro contro il Milan è risultato indolore ai fini della classifica, ma ha messo a nudo tutti i già ben noti problemi difensivi della formazione granata. A centrocampo, positivi Dzemaili e Abate, non così Barone e Diana, in preoccupante fase involutiva. Rosina fatica a tornare quel giocatore tanto ammirato nelle passate stagioni, al punto di meritarsi il soprannome di Rosinaldo, e se non si accende lui la squadra diventa prevedibile e priva di inventiva.
I piemontesi nelle prossime gare se la vedranno in casa con Siena, Bologna e Genoa, mentre faranno visita a Fiorentina, Napoli e Roma. Se vorrà salvarsi, il Toro dovrà cercare di ottenere il massimo dalle gare casalinghe, in particolar modo allo scontro diretto contro il Bologna, in programma tra tre giornate.

BOLOGNA - Morale a pezzi, ma il calendario può dare una grossa mano
Del lotto, i rossoblù sono quelli che al momento stanno peggio. Cinque sconfitte consecutive, il cambio di allenatore, un gioco che non c'è più (e forse a dire il vero non c'è mai stato) e un morale ai minimi storici. Difesa mal registrata, che ha subito 15 gol nelle ultime 5 partite, attacco troppo dipendente dalle invenzioni di Di Vaio. Il passaggio al modulo a due punte, con Marazzina, può dare nuove soluzioni a Papadopulo, che subito ha impostato la squadra con quel 3-5-2 che tante soddisfazioni gli ha dato in passato. Certo è che il tecnico toscano ha per le mani una brutta gatta da pelare, e forse sarebbe dovuto arrivare prima, quando già gli scricchiolii della gestione Mihajlovic lasciavano presagire a un fallimento imminente. Una mano a questo Bologna può darla il calendario, che vedrà i felsinei impegnati al Dall'Ara per ben 4 volte nelle restanti 6 gare, ospiti Genoa e Reggina, Lecce e Catania. In trasferta, il terzo derby salvezza a Torino e il Chievo alla penultima. In sostanza, il Bologna se la vedrà con tutte e tre le concorrenti per la permanenza in serie A, e Genoa a parte ha di sicuro un calendario più morbido rispetto alle rivali. Certo è che la squadra dovrà prima ritrovare se stessa e iniziare a far pesare il fattore campo (9 sconfitte interne finora), perchè altri scivoloni evitabili come quelli con Cagliari e Siena stavolta costeranno carissimi.

LECCE - Squadra in ripresa, calendario proibitivo
I salentini hanno rischiato di far punti all'Olimpico, prima che Totti rompesse di nuovo gli equilibri. Squadra in ripresa, a cui la cura De Canio sembra iniziare lentamente a fare effetto (ma era poi così necessario cacciare Beretta?). I giallorossi si giocano tantissimo domenica contro il Catania al Via del mare, in una delle tre gare casalinghe rimaste. Faranno visita ai pugliesi anche Napoli e Fiorentina, e non sarà certo una passeggiata. Proibitive almeno sulla carta le trasferte di Torino (contro la Juve) e Genova (contro il Genoa), in mezzo lo spareggio al Dall'Ara contro il Bologna. Servirà un miracolo.

REGGINA - Situazione difficile, ma il morale è alto
Nuove ambizioni per i calabresi, dopo il colpo di Bergamo che li ha rimessi in corsa per la salvezza, grazie ai contemporanei scivoloni delle altre rivali. La qualità di Cozza e Brienza può fare la differenza, specie al Granillo, dove scenderanno in campo Juventus, Cagliari e Siena. In trasferta la squadra di Orlandi renderà visita a Bologna, in quello che sarà un vero e proprio crocevia, Sampdoria e Lazio. Un'eventuale salvezza di questa Reggina sarebbe quasi più clamorosa di quella ottenuta da Mazzarri 3 anni fa, partendo dal gap di -11. A Reggio ci credono.

19 aprile 2009

Milan, vittoria e bel gioco. Fiorentina a picco, risale la Roma. Salvezza: balzi di Chievo e Reggina, ancora ko il Bologna

Milan, missione compiuta. I rossoneri schiantano il Torino a San Siro con un brillante 5-1, e agganciano la Juventus al secondo posto in classifica. Nella goleada rossonera spicca la straordinaria tripletta di Pippo Inzaghi: ormai da anni l'attaccante emiliano ci ha abituato a finali di stagione esaltanti, dopo inizi che lo sono stati molto meno per via di infortuni e condizioni fisiche non perfette.

Grande notte del Diavolo, a segno anche Ambrosini e Kakà su rigore. Molto positivo l'innesto di Flamini come terzino destro: il francese ha dimostrato di trovarsi a suo agio in quel ruolo, già ricoperto in passato, ma non certamente la sua specialità. E poi c'è quel Beckham che ricama, e regala assist. Pato regala pezzi di altissima scuola, ma esce a fine primo tempo, toccato duro. Non c'è stata partita, insomma.

Il Torino, che segna il gol della bandiera con Franceschini sullo 0-4, esce con le ossa rotte. La classifica dei granata però rimane praticamente la stessa di una settimana fa. E un punto di vantaggio sul quart'ultimo posto, per ora è un margine minimo ma comunque importante.

E' indolore anche la sconfitta del Genoa, maturata ieri nell'anticipo di Marassi contro la Lazio. La Fiorentina infatti manca malamente il sorpasso al Grifone, e viene presa letteralmente a sberle a Udine: il 3-1 porta le firme di D'Agostino (doppietta, un rigore), Asamoah (autentica rivelazione del campionato, da prendere a occhi chiusi), e Dainelli. Troppo brutta la squadra di Prandelli per essere vera, troppo solo Gilardino in avanti per mordere la squadra a cui ha segnato 12 volte in carriera.

La Roma all'Olimpico rischia, ma porta a casa tre punti importanti, viste le contemporanee sconfitte delle rivali nella lotta alla Champions. I giallorossi, dopo mezz'ora di dominio assoluto condito dai gol di Totti e Brighi, la combinano grossa facendosi raggiungere dal Lecce, a segno con Munari e Papadopoulos. E' ancora capitan Totti, su calcio di rigore, a scacciare la paura. Roma che così si porta a 5 punti dal Genoa, e riacquista un barlume di speranza per il quarto posto, lontanissimo dopo lo scivolone nel derby.

Fila come un treno il Palermo di Ballardini, che dopo la grande rimonta di San Siro, fa a pezzi un Bologna per nulla rinvigorito dal cambio di allenatore. E' monologo rosanero al Barbera, finisce 4-1: l'autorete di Belleri spiana la strada ai siciliani, a segno poi con Kjaer, Succi e Cavani. Di Vaio, al ventesimo centro stagionale, segna l'inutile gol dell'1-3. Tre punti pesanti per la corsa Uefa, se non altro una risposta a Roma e Lazio, entrambe vincenti. Il Bologna è sempre più nei guai, e dagli altri campi non arrivano belle notizie per i rossoblù: Chievo e Reggina, infatti, vincono a sorpresa sui campi di Siena e Atalanta. Gli scaligeri si impongono grazie ad una doppietta dello scatenato Pellissier, e sono ormai pressochè salvi; i calabresi, grazie al gol di Ceravolo, colgono un successo che li tiene vivi e più che mai in corsa per la salvezza.

Torino, Bologna, Lecce e Reggina: salvo stravolgimenti, alla prossima serie A sarà presente solo una di queste quattro squadre. Per le altre, l'inferno si chiama serie B.

Salvo e tranquillo è invece il Catania di Zenga, che con il 2-0 rifilato alla Sampdoria (reti di Mascara e Martinez) tocca quota 40. Non finisce mai di stupire il Cagliari di Allegri, che dà un nuovo dispiacere a Donadoni battendo il suo Napoli 2-0 al Sant'Elia. A segno Jeda e Lazzari, sardi sempre più proiettati verso scenari europei che fino a qualche mese fa sarebbero stati assoluta utopia.

Juve irriducibile, Grygera la salva all'ultimo respiro. Lazio, Zarate da 3 punti

L'Inter domina, la Juve mostra il suo straordinario carattere: è 1-1 a Torino, risultato che se da un lato permette ai bianconeri di non deporre definitivamente le armi di fronte agli acerrimi rivali, di fatto dà una consistenza sempre maggiore allo scudetto nerazzurro numero 17.

Mancano 6 giornate alla fine, e la squadra di Mourinho mantiene il +10 su quella di Ranieri, che adesso rischia di essere agguantata dal Milan, qualora i rossoneri riescano nel non impossibile compito di battere il Torino a San Siro.

Eppure, il risultato suona come una beffa proprio per la capolista, raggiunta a tempo scaduto da un colpo di testa di Grygera su azione di calcio d'angolo. In vantaggio con Balotelli al 19' della ripresa, l'Inter ha preso in mano la partita, e quando Tiago si è fatto espellere per un fallaccio sull'irridente attaccante di colore, sembrava fatta. Ma l'orgoglio, come ammette lo stesso Ranieri nel dopo-partita, premia ancora una volta la sua squadra.

Mourinho è comunque soddisfatto della prestazione e il suo sorriso rilassato e sereno dopo il fischio finale la dice lunga sullo stato d'animo del tecnico portoghese. "Mi piace giocare nello stadio di una squadra storica, pareggiare e vedere tutta la gioia di una compagine che torna a casa con un vantaggio di 10 punti. L'Inter oggi ha dimostrato perché si trova in testa alla classifica, perché è la migliore, la più forte". Sullo scudetto non c'è ancora alcuna certezza, ma ormai siamo alle ultime curve del tracciato. "La matematica ancora non ci dà ragione e non ci assegna lo scudetto. Nel gol marcavamo tutti, ma è arrivato Grygera come uomo-extra in area ed ha segnato il pareggio. La partita, però, era sotto il nostro controllo - ha aggiunto l'allenatore nerazzurro -. La gioia della Juve a fine match è una grandissima dimostrazione di stima per noi. Balotelli? Ha fatto i movimenti che avevamo provato - ha concluso Mourinho - ma non mi piace che parli con l'arbitro. Capisco che è un ragazzo di 18 anni, con una pressione addosso di un certo tipo; deve comunque rimanere concentrato e non fare caso ai cori razzisti".



Ed ecco l'intervista all'uomo partita sky, Mario Balotelli





Nell'anticipo del pomeriggio, un gol di Zarate al 60' ferma la corsa del Genoa di Gasperini. Partenza sprint dei Grifoni e Muslera fa un miracolo su colpo di testa di Biava. La Lazio risponde due volte con Pandev, ma Rubinho prima respinge, poi esce a valanga e devia il pallonetto. Al 42' e' Muslera ad uscire su Sculli. La ripresa e' tutta biancoceleste e il gol arriva al 60' con Zarate che batte Rubinho in diagonale. Nel recupero palo della Lazio, che adesso vede l'Uefa, mentre il Genoa, ancora orfano del Principe Milito, rischia di subire il sorpasso da parte della Fiorentina.

18 aprile 2009

Campionato: è il giorno di Juve-Inter

Il conto alla rovescia è quasi terminato. Dopo una settimana di parole, tra poche ore parlerà il campo. E' Juventus-Inter, è il derby d'Italia, è quella che per molti è la madre di tutte le partite.

L'Inter affronta la gara forte dei dieci punti di vantaggio sui rivali, con la consapevolezza che un pari sarebbe comunque sinonimo di scudetto. Ma quando si gioca Juve-Inter, non c'è calcolo che tenga: conta solo vincere, colpire l'avversario nell'orgoglio, ferirlo dove fa più male. E poco importa che alla fine la lotta scudetto sia aperta solo perchè la matematica non ha ancora emesso l'ultima sentenza.

La Juve ha il dovere di crederci, di provarci fino all'ultimo. Anche se dalle parole di Cobolli Gigli e Ranieri, in casa bianconera si parla più di vittoria per l'orgoglio e per la faccia, che per alimentare il sogno scudetto, definito "una chimera" proprio dal patron torinese.

Ibrahimovic, mai a segno contro la sua ex-squadra, è pronto alla grande sfida, e alle bordate di fischi che pioveranno al suo indirizzo da parte dei tifosi bianconeri. "Fossi in loro, mi fischierei anch'io", la risposta secca dello svedese. Che evita proclami e festeggiamenti sullo scudetto nerazzurro, sempre più vicino: "Mancano ancora sette partite, se vinciamo domani ne mancheranno sei, avremo tanto vantaggio, ma dobbiamo continuare il nostro gioco, guardare alla nostra situazione e lavorare senza essere concentrati su quello che fanno le altre squadre. Tutto dipende da noi".

Ranieri a centrocampo sembrava aver recuperato Cristiano Zanetti, ma l'ex interista non dovrebbe essere della partita. A centrocampo confermata la coppia Tiago-Poulsen, anche se la sciagurata prestazione del danese contro il Genoa non esclude eventuali sorprese. In attacco Del Piero sembra aver vinto il ballottaggio con Trezeguet per il posto in attacco accanto all'ormai inamovibile Iaquinta.

Sul fronte Inter, Mourinho ha scelto l'assetto difensivo, con Santon a destra, Cordoba-Samuel centrali e Chivu dirottato a sinistra. Panchina per Maxwell. Centrocampo classico, col rombo Cambiasso-Zanetti-Muntari-Stankovic. In attacco, accanto a Ibra è ballottaggio Cruz-Balotelli, con l'argentino al momento favorito (entrambi hanno già fatto gol a Buffon).


Juventus Logo - Digital-SatJUVENTUS (4-4-2): 1 Buffon , 21 Grygera , 33 Legrottaglie , 3 Chiellini , 28 Molinaro , 32 Marchionni , 18 Poulsen , 30 Tiago , 11 Nedved , 9 Iaquinta , 10 Del Piero (12 Chimenti , 5 Zebina , 4 Mellberg , 29 De Ceglie , 20 Giovinco , 17 Trezeguet , 8 Amauri) All. Ranieri

Inter Logo - Digital-SatINTER (4-3-1-2): 12 Julio Cesar , 39 Santon , 2 Cordoba , 25 Samuel , 26 Chivu , 4 Zanetti , 19 Cambiasso , 20 Muntari , 5 Stankovic , 9 Cruz , 8 Ibrahimovic (1 Toldo , 23 Materazzi , 6 Maxwell , 14 Vieira , 7 Figo , 45 Balotelli , 18 Crespo) All. Mourinho


E' il confronto numero 210 tra nerazzurri e bianconeri. La Juventus ha vinto in 94 occasioni, l’Inter in 65, 51 sono i pareggi. I bianconeri hanno segnato 303 gol, contro i 264 nerazzurri. In Serie A il confronto è andato in scena 151 volte. La Juventus ha vinto 71 match, l’Inter 43, mentre 37 sono i pareggi. I bianconeri hanno messo a segno 220 gol, incassandone 182.

Grande Udinese, ma immenso Diego: passa il Werder

Serviva una grandissima gara per ribaltare l'1-3 maturato all'andata in casa del Werder Brema, e così è stato. Ma non è bastato, perchè se i tedeschi non sono certo dei mostri di tecnica, hanno tra le loro fila un calciatore straordinario: il brasiliano Diego, che con una doppietta regala ai suoi una semifinale che forse ai punti avrebbe meritato di più la squadra di Marino.

E dire che era in dubbio fino alla vigilia, Diego. Senza lui in campo, probabilmente i tedeschi non ce l'avrebbero mai fatta.

La partita è bella sin dalle prime battute: sulla fascia sinistra il frizzante Sanchez da' del filo da torcere allo statico Pasanen. Le squadre, dopo qualche minuto di studio, si affrontano a viso aperto e le occasioni non mancano: l'Udinese preme molto e al 15' trova il gol del vantaggio con Inler. Lo svizzero riceve palla da Asamoah sui 35 metri, si gira e fa partire un destro potente e preciso che si infila sulla destra di Wiese.

Dall'altra parte però c'è un gran campione e risponde al nome di Diego: il brasiliano al 28' è letale quando Zapata esita al limite dell'area, Diego ne approfitta e dopo una pregevola piroetta su Felipe, fulimina Handanovic con una conclusione imparabile. Le emozioni si susseguono e l'Udinese è pienamente nel match: passano appena due minuti e i bianconeri riagguantano il vantaggio: Quagliarella, che nella gara d'andata aveva fallito svariate occasioni, si dimostra più preciso quando beffa Wiese in uscita con un perfetto pallonetto.

L'inerzia del match è nelle mani dei friulani e si vede: il Friuli spinge, vuole il 3-1 e il gol arriva. E' il 38' quando Quagliarella finalizza al meglio una bella combinazione con Inler. Il centravanti bianconero infatti è bravissimo a girarsi e far partire una bella conclusione di demi-volée mancina che coglie impreparato Wiese: la palla si infila nell'angolino basso e lo stadio può esultare. E' il 3-1 dell'Udinese!

La ripresa comincia come si era chiuso il primo tempo: i padroni di casa che non smettono di premere e al 54' vanno vicinissimi al punto del 4-1. E' il solito Quagliarella, imprendibile per Naldo e Mertesacker, a creare grattacapi: si libera al tiro, ma il suo destro rasoterra passa solo vicino al palo destro della porta del Werder. Al 60' arriva invece l'episodio che cambia il volto al match: Handanovic si supera su Almeida ma non può nulla sulla ribattuta di Diego (sempre lui!) che mette in gol di testa. Per l'Udinese è una mazzata inattesa, che taglia di fatto le gambe alla rimonta.

I bianconeri non mollano un millimetro però e prima con Pepe (rasoiata a fil di palo) e poi con Asamoah (palo di sinistro) sfiorano il punto del 4-2; la sorte è avversa però e al 71' l'arbitro decide per un calcio di rigore in favore del Werder (Domizzi atterra Diego). Il numero 10 brasiliano va sul dischetto ma si fa ipnotizzare da Handanovic, ma non è finita: sul calcio d'angolo susseguente Mertesacker spizza di testa e Pizarro fa secco l'incolpevole portiere bianconero. Questa volta il colpo è pesante e per l'Udinese non resta che cercare quantomeno una vittoria che sarebbe stata sicuramente meritata. Esce, a testa altissima, anche l'ultima rappresentante del calcio italiano in Europa.

E adesso, sarà doppio derby in semifinale: da un lato si daranno battaglia Werder e Amburgo (giustiziere del Manchester City), dall'altro le due ucraine Dinamo Kiev e Shaktar Donetsk.

Dinamo Kiev - PSG 3-0 (Bangoura, aut. Landreau, Vukojevi)
Manchester City-Amburgo 2-1 (Guerrero, Elano, Felipe Caicedo)
Marsiglia-Shakhtar 1-2 (Fernandinho, Ben Arfa, Luiz Adriano)

17 aprile 2009

Trionfo inglese, avanti Manchester ed Arsenal

Tre su quattro. E considerando che l'urna ha piazzato lo scontro fratricida Chelsea-Liverpool nei quarti di finale, possiamo dire che ancora una volta la Champions League parla inglese. Dopo il Chelsea, anche Manchester ed Arsenal approdano alle semifinali, col Barcellona a far da possibile guastafeste.

Gunners e Red Devils daranno vita a un nuovo, affascinante derby inglese, e la posta in palio sarà la finale di Roma.

Il Manchester Utd, con una magia di Cristiano Ronaldo (siluro da 30 metri dopo 6' minuti) passa allo stadio Do Dragao di Oporto, e scaccia l'incubo dell'eliminazione dopo il 2-2 interno maturato nella gara di andata. Ma la squadra di Ferguson non è più lo schiacciasassi ammirato fino a un mese fa, anche se pare in ripresa. E poi, con un Cristiano Ronaldo così, il risultato può arrivare comunque, pur senza dare spettacolo.

Penalizzante, per il Porto, l'uscita per infortunio della mente Lucho Gonzales. Porto comunque volenteroso e generosissimo fino alla fine, che forse avrebbe meritato qualcosa in più. Ci vorrà ben altro, se Ferguson vorrà aver ragione dei ragazzini terribili dell'Arsenal.

Già, perchè l'Arsenal schianta senza particolari problemi un Villarreal che si è presentato all'Emirates Stadium con alcune assenze importanti (quella di Senna in primis) ma decisa a dare battaglia per mettere in difficoltà gli uomini di Wenger, che del resto giocava con una difesa praticamente inventata.

Walcott, Adebayor e Van Persie affondano il sottomarino giallo, e adesso i londinesi guardano con fiducia al derby in semifinale contro i campioni del mondo. Il talento ai Gunners non manca di certo: oltre ai già citati Walcott, Adebayor, Van Persie, Wenger ha al suo arco i vari Nasri, il neo-acquisto Arshavin e lo strepitoso Fabregas, frecce importanti che possono far male allo United.

Una piccola curiosità: nel "derby" inglese di martedì, al fischio d'inizio in campo solo 3 inglesi su 22 calciatori in campo!

14 aprile 2009

Esonerato Mihajlovic, Bologna a Papadopulo

La notizia era nell'aria già da un paio di giorni, oggi però è arrivata l'ufficialità: il Bologna ha esonerato Sinisa Mihajlovic, a cui è costato carissimo il recente filotto negativo culminato con l'imbarazzante 1-4 casalingo di sabato in casa contro il Siena.

L'avventura di Mihajlovic sulla panchina rossoblù era partita col piede giusto, o almeno così sembrava. Squadra più aggressiva, senza un gioco particolarmente spumeggiante ma più solida rispetto ai disastri della gestione Arrigoni. Qualcosa poi si è rotto, e sono arrivate sconfitte in serie, due pesantissime in casa contro Cagliari e Siena, teoricamente alla portata del Bologna.

Al posto del tecnico serbo, è arrivato Giuseppe Papadopulo, tecnico dalla lunga esperienza chiamato ad un'impresa comunque disperata.

Champions League, oggi il ritorno dei quarti

Dopo lo spettacolo offerto una settimana fa, va nuovamente in onda la massima rassegna continentale, con il ritorno dei quarti di finale. In campo Chelsea-Liverpool e Bayern-Barcellona, le due gare più suggestive ma allo stesso tempo maggiormente indirizzate dal pesante risultato dell'andata.

Ad Anfield, al termine di una gara spettacolare in cui reds e blues si sono date battaglia fino al fischio finale, la formazione di Hiddink ha messo una serissima ipoteca sul passaggio del turno, imponendosi con un pesante 3-1. E dire che Torres dopo soli 6' sembrava spianare la strada della semifinale ai suoi. Il Chelsea di oggi non è quello di inizio stagione, Hiddink non è Scolari, ed infatti quel volpone del tecnico olandese rivolta la squadra come un guanto. E il Chelsea spazza via il Liverpool con la forza di un uragano: Ivanovic vola in cielo due volte siglando due gol in fotocopia, Drogba nel finale mette il sigillo probabilmente conclusivo sulla storia di questo quarto di finale.



Conoscendo Benitez e la sua capacità di motivare i suoi, il Liverpool darà filo da torcere al Chelsea nonostante il pesante svantaggio. Le mie percentuali però, sono 90% Chelsea, 10% Liverpool.

Al Camp Nou, poco più che una passerella per il Barça, che all'andata ha stritolato in 45' il Bayern, umiliato per 4-0 dai lampi accecanti di Messi e più in generale da una formazione che ha ritrovato il gioco spettacolare che sembrava essere andato perdendosi. I blaugrana hanno "vendicato" lo Sporting Lisbona, che negli ottavi aveva subito un pesante 12-1 complessivo proprio dal Bayern.



Ribery, il migliore dei suoi, vedendo Messi, Henry, Eto'o, Iniesta e Dani Alves fare a pezzi una delle favorite della competizione, probabilmente avrà avuto ancora più voglia di vestire dei catalani l'anno prossimo.

Percentuali di passaggio del turno: 100% Barça, ovviamente.

Domani in onda le due sfide più in bilico dei quarti di finale: i due pareggi in Villarreal-Arsenal e Manchester-Porto rendono indecifrabile il rebus sulle due qualificate alla seconda semifinale.

A Old Trafford, i Red Devils hanno dato ulteriori segni di cedimento: da quando hanno eliminato l'Inter, i campioni del mondo faticano a tornare la corazzata invincibile che sembrava destinata a vincere tutto ancora una volta. Un Porto organizzato e per nulla intimorito dall'avversario e da uno stadio imponente, ha colto un meritato 2-2 che mette i lusitani in una invidiabile posizione per la gara del Dragao.

Ed è stato proprio un ex del nostro campionato a segnare nei minuti finali il gol del pari, quel Mariano Gonzales che ben impressionò a Palermo, per poi trovare poco spazio nell'Inter di Mancini. Questo dopo che Tevez sembrava aver completato la rimonta, avviata da Rooney dopo il vantaggio di Rodriguez.



Non sarà facile per gli uomini di Ferguson, a cui evidentemente si poteva far gol nella loro tana. Li vedo comunque in semifinale: percentuali 55% Manchester, 45% Porto.

A Londra, non dovrebbe aver problemi l'Arsenal dopo l'1-1 maturato in Spagna. Al gran gol di Senna (gran centrocampista, questo spagnolo di origine colombiana!), ha risposto Adebayor con uno spettacolare gol in acrobazia.



Percentuali: 70% Arsenal, 30% Villarreal.

12 aprile 2009

Il Palermo frena l'Inter, la Juve la riaccelera: +10! Milan corsaro a Verona, Roma a pezzi nel derby. Il Bologna è nei guai

L'Inter, pur frenando in casa contro il Palermo, infligge un'ulteriore stoccata al campionato. Il 2-2 dei nerazzurri, infatti, li porta comunque ad incrementare il già cospicuo vantaggio sulla Juventus, sconfitti nel posticipo di Marassi dal sempre più incredibile Genoa. La classifica recita +10, e domenica al Delle Alpi va in scena quello scontro diretto tanto atteso fino a qualche giornata fa, ma che adesso rischia di diventare importante solo per gli archivi del campionato.

Un'Inter a due facce, quella di ieri: rullo compressore nella prima frazione di gioco, svogliata e colpevolmente leziosa nella seconda. E nel finale, un indemoniato Miccoli è andato vicino al colpaccio. In vantaggio con Balotelli (colpo di testa sotto misura su cross di Muntari), la capolista raddoppia con un calcio di rigore di Ibrahimovic (ora leader solitario della classifica marcatori), fallisce altre comode palle gol, e sembra in totale controllo del match.

Nella ripresa, il copione cambia: Palermo più aggressivo e propositivo, Inter molle e imprecisa. La rimonta rosanero porta le firme di Cavani (con Toldo non esente da colpe) e Succi, completamente dimenticato a centro area da Chivu. Mourinho ai microfoni di Sky non si nasconde, e ammette candidamente che non sarebbe affatto dispiaciuto da un'eventuale non vittoria della Juve a Genova.

E la Juve non riesce a smentire il tecnico nerazzurro, firmando di fatto la sua resa. I bianconeri cedono di fronte allo spettacolare Genoa di Gasperini, trascinato da un sontuoso Thiago Motta, autore di una doppietta, e dall'indiavolato ex Palladino, che firma il gol-vittoria dopo il pari di Iaquinta. Espulso Camoranesi.

La squadra di Ranieri sente adesso il fiato sul collo del Milan, che pur senza brillare coglie un importantissimo successo sul campo del Chievo. Di Seedorf il tiro da 3 punti, che porta i rossoneri a due sole lunghezze dai torinesi.

Spettacolo e gol a raffica nel derby di Roma. Succede di tutto, con 4 espulsi (Spalletti, Mexes e Panucci per la Roma, Matuzalem per la Lazio). Dopo quattro minuti, Lazio avanti di due reti con Pandev e Zarate (quest'ultimo autore di un gol da antologia). La Roma prova a riaprire la gara col gol di Mexes, e sfiora il pari in più di un'occasione, ma è il giorno del riscatto biancoceleste: Lichsteiner e Kolarov mettono a nudo tutti gli evidenti limiti della squadra di Spalletti, e a nulla serve il gol del 3-2 di De Rossi. Roma che abbandona forse definitivamente il sogno di un posto nella prossima Champions League, distante ora 8 punti.

Rimane in scia la Fiorentina, vittoriosa sul Cagliari per 2-1: i gol arrivano da dietro stavolta, firmati Pasqual e Vargas. Reti bianche al San Paolo tra Napoli e Atalanta: la cura Donadoni per il momento non sembra sortire gli effetti sperati.

In coda, il Bologna cede al Dall'Ara allo strepitoso Siena di Giampaolo, e adesso è nei guai. I rossoblù, involuti e senza idee, sembrano aver perso la bussola, e sono stritolati dai bianconeri toscani con un perentorio 4-1. Adesso la squadra di Mihajlovic sarebbe retrocessa in serie B, complice il successo del Torino sul Catania per 2-1.

Lecce e Reggina, battute in casa rispettivamente da Sampdoria (3-1) e Udinese (2-0), sono ormai spacciate.

06 aprile 2009

Amarcord: ricordavate? Enrico Chiesa


Ed eccoci al secondo appuntamento con Amarcord. Oggi torneremo alle gesta di un autentico fuoriclasse dell'area di rigore, che ha chiuso col calcio che conta solo l'anno scorso: Enrico Chiesa.

Originario del comune di Mignanego nell'entroterra genovese, inizia la sua carriera nel Pontedecimo (1986-87) e la prosegue nella Sampdoria (1988-89, 1992-93, e 1995-96), Teramo Calcio (1990-91), Chieti (1991-92), Modena (1993-94), Cremonese (1994-95), Parma (1996-99), Fiorentina (1999-2002), Lazio (2002-03) e Siena (2003-2008). Dal 2008 gioca nel Figline.

Per la nazionale italiana di calcio Chiesa ha giocato il Campionato europeo del 1996 e il mondiale del 1998, sostituendo in quest'ultimo caso all'ultimo minuto Fabrizio Ravanelli. Chiesa detiene il record di gol segnati in Nazionale partendo dalla panchina (5).

Cresciuto nelle giovanili della Sampdoria, viene ceduto in prestito a Teramo e Chieti, rientrando in blucerchiato nella stagione 1992-93. In questa annata viene utilizzato con buona frequenza nella massima serie, ma mette a segno un solo gol anche perché utilizzato prevalentemente come esterno di centrocampo.

Viene quindi nuovamente prestato in B al Modena, dove giocando da attaccante realizza 14 gol non sufficienti tuttavia ad evitare la retrocessione degli emiliani. Passa quindi sempre in prestito alla Cremonese in serie A, e realizzando 14 gol risulta decisivo per la salvezza dei grigiorossi.

Rientra quindi alla Sampdoria nella stagione 1995-96, dove sale definitivamente alla ribalta nazionale segnando 22 gol in 27 partite e formando una coppia gol eccezionale assieme a Roberto Mancini.

Si trasferisce poi al Parma, dove forma un'eccezionale coppia con Hernán Crespo, vincendo anche una Coppa UEFA e una Coppa Italia. Nel triennio in Emilia diventa anche, con 16 gol, il miglior marcatore della squadra gialloblù nelle Coppe Europee.

Nel 1999 si trasferisce alla Fiorentina, una squadra che puntava allo scudetto e in cui Chiesa diventa la spalla del leader Gabriel Omar Batistuta, contendendo questo ruolo a Predrag Mijatović. Anche a causa dell'aspra concorrenza, la forma fatica ad arrivare e a fine anno i gol segnati sono solo 7. L'anno successivo però la musica cambia, grazie anche alla partenza di Batistuta, e Chiesa segna 22 gol in 30 partite. Nella stagione 2001/2002 viene consacrato leader della squadra vista anche la partenza del capitano Manuel Rui Costa e nonostante i problemi finanziari della società il presidente Vittorio Cecchi Gori riesce a resistere dal vendere l'attaccante. Alla quinta giornata di campionato, durante la partita contro il Venezia, riporta la rottura dei legamenti del ginocchio e ciò gli fa chiudere anzitempo la stagione. Il mancato apporto in fase offensiva mette in difficoltà la Fiorentina, che a fine campionato retrocede in Serie B.

Nell'estate del 2002 approda alla Lazio, dove, reduce dal terribile e debilitante infortunio della stagione precedente non riesce ad entrare negli schemi degli aquilotti collezionando solo 12 gare e 2 gol. Siamo ad estate del 2003, i rapporti tra la società biancoceleste e Chiesa sono ormai deteriorati, quindi ansioso di rilanciarsi accetta il trasferimento ad una squadra neo-promossa, anzi una vera matricola della Serie A l'A.C. Siena. Il giocatore rappresenta la punta di diamante di una campagna acquisti di tutto rispetto, soprattutto per una squadra esordiente in Serie A. Dimostra sin da subito che non è certo venuto per "svernare", a fine stagione infatti avrà collezionato 10 gol (indimenticabile la tripletta rifilata ai rivali dell'Empoli nel primo storico incontro tra le due toscane in serie A) contribuendo alla salvezza dei bianconeri anche con numerosi assist per il partner d'attacco Tore Andre Flo.

L'anno successivo, dopo un girone di andata che vede il Siena in piena lotta per non retrocedere, l'attaccante risente di evidenti incomprensioni con il nuovo allenatore Luigi Simoni. Quando arriva l'esonero di quest'ultimo, Chiesa si sblocca e segna 11 gol nel solo girone di ritorno anche grazie ad un attacco rinforzato dall'arrivo di Massimo Maccarone.

Con il terzo anno consecutivo del Siena nell'olimpo del calcio italiano, Chiesa ottiene la fascia di capitano. Arrivano anche giocatori di grande qualità e prestigio da affiancare a Chiesa, quali l'ariete albanese Erjon Bogdani e il fantasista Tomas Locatelli. Chiesa va a completare il tridente, mettendo a segno altri 11 gol, non male per uno che va per i 37 anni.

Nel 2006/2007, a causa del cambio del modulo, il nuovo allenatore e la squadra rivoluzionata, Chiesa non trova la continuità degli anni passati, giocando solo spezzoni di partita. Per una seconda punta i cui punti di forza sono la velocità e il dribbling il mancato impiego non è positivo. Ciononostante Chiesa resta un beniamino dei tifosi senesi: a lui dedicano la coreografia della gradinata nel derby della Toscana Siena-Fiorentina del 2005/2006.

Per due anni consecutivi vince il "Fedelissimo d'Oro", premio rilasciato annualmente dal Siena Club Fedelissimi al vincitore di una classifica stilata in base ai voti di tifosi, giornali nazionali e testate locali.

Le qualità che lo hanno reso famoso come calciatore sono la rapidità e la velocità nei movimenti e nelle conclusioni a rete, la capacità di calciare in porta con potenza con entrambi i piedi e l'estrema bravura nei calci di punizione. Queste doti lo hanno consacrato come una delle punte più forti degli anni novanta e per un certo periodo di tempo, anche a seguito del ritiro dall'attività agonistica di Roberto Baggio e Giuseppe Signori, gli hanno permesso di essere il maggior realizzatore nel campionato italiano di Serie A con 138 gol.

Il 10 giugno 2008 annuncia il suo addio al Siena e alla Serie A, per riniziare in Lega Pro Seconda Divisione (la ex serie C2) con il Figline[1]. All'esordio con la formazione toscana, il 31 agosto 2008, Chiesa realizza una rete nel successo interno contro la Cisco Roma.