29 novembre 2009

Sondaggi Blog nel pallone: no ad Amauri azzurro


Trentacinque votanti, per confermare una linea di pensiero tranquillamente allargabile alla stragrande maggioranza degli italiani: no secco alla convocazione di Amauri in nazionale per i prossimi mondiali sudafricani.

Le motivazioni alla base di una percentuale di giudizi contrari così elevata (80%) sono svariate, e tutte già esposte in passato.

Probabilmente l'attaccante bianconero alla fine al mondiale ci andrà, nonostante il dissenso generale. Diventerà italiano a marzo, e si troverà a disputare la competizione più importante del globo senza aver contribuito neanche per un minuto al raggiungimento dell'obiettivo.

E magari a casa ci resterà Pazzini. Magari Gilardino si troverà a giocarsi la maglia con un attaccante che in fondo voleva la Seleçao. Magari neanche ci servirebbe, Amauri, se portassimo a Johannesburg un attacco Gilardino-Cassano-Balotelli (sì, Balotelli)-Iaquinta-Rossi-Di Natale. Ma è storia vecchia, e sappiamo bene che solo Lippi avrà l'ultima parola.

26 novembre 2009

Juve e Milan, le francesi sono indigeste

Diciamolo, dalla due giorni di Champions ci si aspettava molto di più dalle nostre squadre. Tolta la Fiorentina, che ha portato a compimento il suo capolavoro, e detto della figuraccia dell'Inter al Camp Nou, Juventus e Milan non hanno certo brillato, nonostante affrontassero avversari di certo più morbidi di quelli riservati a viola e nerazzurri. Poteva essere la grande serata in cui festeggiare altre due qualificate agli ottavi di finale (in attesa che l'Inter faccia il proprio dovere contro il Rubin Kazan a San Siro il 9 dicembre), e invece è tutto rimandato all'ultima giornata, con tutti i rischi del caso.


La Juventus in particolare è quella che adesso rischia di più. Il netto ko maturato in casa di un Bordeaux già qualificato ha permesso il riavvicinamento del Bayern (vittorioso contro il Maccabi Haifa), prossimo avversario bianconero nella decisiva gara del Delle Alpi. Agli uomini di Ferrara basterà un pari, ma già all'andata i bavaresi hanno dimostrato di poter dare grossi grattacapi a Buffon, e per questo non c'è da fidarsi: servirà una grande Juve, per evitare brutte sorprese in un girone che sembrava già segnato.

Dopo la sconfitta, Ferrara finisce ancora una volta dietro la lavagna per la prestazione sconcertante dei suoi in casa dei campioni di Francia. Agli uomini di Blanc mancava un pezzo importante come Gourcouff, e soprattutto mancava la pressione di chi deve per forza fare risultato: eppure, per una Juventus rinunciataria e senza gioco, è bastato per imporsi 2-0 con le reti di Chamack e Menegazzo, vecchia conoscenza del nostro calcio.


I numeri nel calcio sono importanti, ma vanno letti nel modo giusto. Mi lasciava perplesso sentire in una trasmissione sportiva che definire comica è riduttivo, i commenti entusiastici su una Juve europea che aveva la migliore difesa tra le 32 partecipanti, avendo subito un solo gol in 4 partite. Se analizziamo bene il cammino dei bianconeri fin qui, spunta fuori che degli 8 punti fin qui ottenuti 6 sono frutto di due striminzite vittorie contro il fin qui sempre sconfitto Maccabi Haifa, che a Monaco un Bayern meno impreciso avrebbe potuto tranquillamente portare a casa il risultato pieno, e soprattutto che adesso la differenza reti parla di 3 gol fatti e 3 subiti in quattro giornate. C'è ben poco di cui essere entusiasti.


Diversa la situazione del Milan, che nonostante il pari interno contro il Marsiglia è atteso da un impegno sulla carta meno ostico in casa del già eliminato Zurigo. Alla squadra di Leonardo potrebbe bastare anche un punto, se i francesi non riusciranno a battere il Real al Velodrome, anche se vale lo stesso discorso fatto per l'Inter: meglio non rischiare.

I rossoneri, in vantaggio al 10' con il sempre più fondamentale Borriello, sono stati raggiunti praticamente subito da un gol di Lucho Gonzales, e come al solito hanno alternato azioni offensive pregevoli a buchi difensivi spaventosi. I rischi del gioco milanista sono immani, e Galliani dalla tribuna per poco non si prende un infarto quando Brandao e Niang colgono dei legni che avrebbero potuto cambiare drammaticamente ogni scenario in chiave qualificazione: un Marsiglia vittorioso a San Siro avrebbe potuto sperare in un Real satollo per estromettere i rossoneri dalla competizione che più li esalta. Pericolo scampato, il pass potrà essere ritirato nella vicina Svizzera. Senza follie, stavolta.

25 novembre 2009

Fiorentina, missione compiuta: vittoria e primo posto!


Il coronamento di un sogno. La serata che i tifosi viola aspettavano da tanto tempo. Adesso è tutto reale: la Fiorentina è tra le migliori 16 d'Europa, prima tra le italiane a raggiungere il traguardo (in attesa di Juve e Milan), nel girone che alla vigilia si preannunciava come il più difficile tra quelli riservati alle nostre squadre.

Alzi la mano chi pensava che la viola sarebbe uscita vincitrice al cospetto di due formazioni ormai navigate della competizione come Lione e Liverpool. Io per primo, ero molto scettico sulla possibilità, lo ammetto. Ma questa Fiorentina ha saputo stupire, e chiudere in bellezza rendendo la pariglia al Lione dopo l'1-0 subito in Francia. Un gol su rigore di Vargas regala non solo la qualificazione, ma anche il primo posto nel girone, e chi se ne frega se mancavano ancora Mutu e Jovetic (il montenegrino a dire il vero è in panchina, ma Prandelli lo ha risparmiato per evitare rischi).

A casa ci va il Liverpool, eliminato nel girone di qualificazione dopo anni da protagonista assoluto. Sembra incredibile, ma è tutto vero: la regina del girone è la Fiorentina, che adesso potrà andare in gita in Inghilterra, consapevole di rischiare al massimo un nuovo sorpasso del Lione. Ma poco male, anche in quel caso: la storia viola ieri è stata riscritta, e di strada questa squadra ne potrà fare.

L'orgoglio italiano, ferito ieri dall'Inter bastonata a Barcellona, è di colore viola. Mandare a casa un'inglese, viste le recenti edizioni della Champions, non è cosa da poco.

24 novembre 2009

Zenga, il ventottesimo esonerato

 

Sembra passato un secolo, da quando un entusiasta Walter Zenga accendeva le speranze dei tifosi rosanero, lanciandosi nel forse provocatorio "voglio vincere lo scudetto". Troppo facile adesso lasciarsi andare a  facili ironie sulle dichiarazioni dell'ormai ex tecnico del Palermo, che probabilmente avevano come obiettivo principale quello di iniziare a costruire una mentalità vincente in una piazza ambiziosa come il capoluogo siciliano.

Anche un buon allenatore come Zenga nulla ha potuto contro la furia di Zamparini, che dopo averlo messo sulla graticola e poi tolto (prassi riservata a ognuno dei 28 ALLENATORI cacciati dall'imprenditore friulano) all'indomani della prestigiosa vittoria sulla Juventus, ieri ha deciso di cacciarlo, per spalancare le porte al suo nuovo pallino Delio Rossi.

Fino a qualche giorno prima dell'esonero, proprio Zamparini definiva Zenga "il miglior tecnico mai avuto", ma probabilmente il destino dell'ex portiere era già inevitabilmente legato all'esito del derby contro il Catania. Al presidente più vulcanico della serie A sono bastate tredici giornate per decretare il fallimento del progetto-Zenga. Viene da chiedersi perchè, visto che il suo Palermo, pur se in difficoltà, ha comunque fatto vedere buone cose in questo primo scorcio di stagione.

A Zamparini però non è bastato per dare ancora fiducia al suo allenatore, e ancora una volta, ha deciso di cambiare. Al patron rosanero, oltre ai recenti risultati, sembra non essere andata giù la gestione da parte di Zenga di Pastore, promettente talento argentino che però sta facendo molta fatica ad adattarsi. Tutto e subito, così vuole il presidente. Anche qui però, difficile capire dove stiano le colpe del tecnico, che ha dato forse a Pastore più fiducia di quanta attualmente l'acerbo argentino meriti.

E così salgono a 28 (12 da quando è al Palermo) gli allenatori silurati da questo presidente che troppo spesso si erge a grande intenditore di calcio, ma che altrettanto spesso ha dato chiare dimostrazioni in senso opposto. Tra gli illustri licenziati possiamo ricordare senz'altro Zaccheroni, Novellino, Colantuono, per non parlare di Guidolin, che nonostante le ripetute qualificazioni in Europa veniva esonerato e richiamato con la stess frequenza con la quale un italiano medio si cambia gli slip. E nemmeno il non esonerato, ma letteralmente fuggito Ballardini (che ora non se la passa bene alla Lazio) aveva avuto vita facile a Palermo.

Il copione, sempre il solito: un amore sfolgorante, accompagnato da una sintonia totale, che poi sono andati puntualmente a scemare col passare delle settimane e con qualche sconfitta mal digerita. Il rapporto di Zamparini coi suoi allenatori è paragonabile a quello di un adolescente alle prime cotte. E nonostante le sue scelte si siano quasi sempre rivelate un errore, la catena di esoneri non si spezza, e sembra destinata a continuare. Delio Rossi, ottimo allenatore dal passato importante, è anch'egli un potenziale esonerato, anche se per adesso sembra tutto rose e fiori: durerà?

23 novembre 2009

Juve e Milan rispondono all'Inter, torna a vincere la Samp. Strepitoso Totti, Zenga sull'orlo dell'esonero

Pur se in modo diverso, Juventus e Milan rispondono sul campo alla vittoria dell'Inter a Bologna, e mantengono così inalterate le distanze dai nerazzurri (rispettivamente di 5 e 7 punti).


I bianconeri si impongono di misura su un'Udinese spuntata, grazie ad un gol di Grosso al 7' del secondo tempo. Rischiano poco, gli uomini di Ferrara, ma il gioco latita, con Melo ancora ampiamente sotto la sufficienza (ma li vale 25 milioni, uno così?) e un Diego in ripresa ma sempre troppo lontano dalla porta. Il ritorno in campo di Del Piero nel secondo tempo rappresenta comunque una nota positiva della serata, oltre al risultato: il capitano ha fatto salire di giri il brasiliano, bisognoso di un riferimento in avanti che parli la sua stessa lingua calcistica. Sugli spalti, vergognosi cori all'indirizzo di Balotelli, da parte della solita frangia di bestie: "se saltelli muore Balotelli", il motivetto che si alza dalla curva juventina, uno slogan negativo per tutto il calcio italiano. Il tifo, come ho sempre pensato, non c'entra nulla: la vergogna non ha maglia, nè colore.


E se la Juve porta a casa i tre punti col minimo sforzo e senza eccessivi patemi d'animo, il Milan invece vive la sua ennesima domenica di sofferenza finalizzata allo spettacolo. Senza un perno fondamentale come Nesta, squalificato, la difesa balla più del solito, con un Kaladze impresentabile spesso scherzato dai vivaci attaccanti cagliaritani. In vantaggio con Seedorf, i rossoneri si fanno prima raggiungere da Matri, poi superare da Lazzari, bravi a sfruttare le falle aperte nella retroguardia di Leonardo.

Per fortuna, se dietro è notte fonda, davanti invece è giorno pieno. Ronaldinho, Pato e Borriello formano ormai un tridente micidiale, e proprio il centravanti italiano pareggia al 38'. Il nuovo sorpasso è firmato da un bolide di Pato, che fa esplodere un Galliani sempre più innamorato del suo pazzo Milan. Nella ripresa, Ronaldinho su rigore sembra chiudere la contesa, ma l'ennesimo buco difensivo regala a Nenè il gol che dà suspence al finale di gara. Non succede più nulla però, e così il Milan si gode il successo numero 6 nelle ultime 7 gare, il terzo posto solitario e un'ambizione del tutto ritrovata. Difficile pensare che di fronte ad avversari più solidi del pur ottimo Cagliari di Allegri sia possibile concedere così tanto, ma a quanto pare ormai è un rischio calcolato da Leonardo per primo: questo suo Milan sempre più offensivo non è adatto a difendere e gestire il risultato, tanto vale puntare a far più gol possibili, e poi il tempo dirà dove potrà arrivare.

Dietro le prime tre, spunta di nuovo la Samp, tornata a vincere dopo un periodo complicato. Cassano incanta, Rossi (suo malgrado) e Pazzini segnano: il Chievo, sconfitto ma vivo, ha da recriminare per un arbitraggio discutibile, e per dei fuorigioco segnalati erroneamente a Pellissier che avrebbero potuto modificare l'inerzia della gara. Dopo tutto quello che la Samp ha passato nelle ultime settimane con gli arbitri, c'è però da dire che se per una volta il vento spira a suo favore, non è un dramma.


Non tira una buona aria a Palermo, dove dal derby dei precari Zenga e Atzori sembra uscire rafforzato il tecnico rossazzurro e forse definitivamente compromesso il rosanero. Il gol immediato di Migliaccio aveva dato l'illusione di un pomeriggio pro-Zenga, ma il pareggio di Martinez (che poi segna un altro gol, annullato) suona come una sentenza sull'ex-portiere interista, adesso appeso a un filo. Il suo progetto non decolla, Zamparini è uno dall'esonero facile, e non è da escludere che già oggi possa arrivare la notizia del cambio di timoniere: Delio Rossi, nuovo amore del presidente rosanero, è alla finestra.

A Roma, la finora granitica difesa del Bari si scioglie al cospetto di un Totti sontuoso, autore di tre reti. Tutto il campionario del capitano giallorosso in 45': rigore, punizione bomba dal limite dell'area, sinistro sotto l'incrocio dei pali da posizione quasi impossibile. Chi dice che il Pupone è finito, adesso è servito.

Scialbo il pareggio a reti bianche tra Napoli e Lazio: i partenopei non riescono a riprendere la marcia dopo lo sfolgorante inizio della gestione Mazzarri, i biancocelesti continuano la serie negativa e adesso sono terzultimi. Insomma, il classico pareggio che non serve a nessuno.

In coda, importanti colpi di Livorno e Atalanta, vittoriosi rispettivamente sul Genoa (gol allo scadere di Pulzetti, dopo le reti di Lucarelli e Criscito) e in casa del sempre più ultimo Siena (Tiribocchi e Acquafresca): le squadre di Cosmi e Conte adesso sono a quota 12, agguantando Lazio e Bologna. Per lo sfortunato Siena, la salvezza è sempre più un miraggio.

22 novembre 2009

Inter padrona a Bologna, oggi tocca a Juve e Milan. Colpaccio Parma a Firenze, ducali in paradiso


Un'Inter autoritaria passa agevolmente a Bologna, e si gode un fine settimana di tutto relax in vista della supersfida del Camp Nou (in programma martedì). Contro un Bologna a cui comunque la cura Colomba sembra stia facendo bene, i nerazzurri offrono una prestazione da grande squadra, senza incantare ma gestendo la gara dall'inizio alla fine.

Mourinho non ricorre al turnover, fatta eccezione per la staffetta programmata Balotelli-Eto'o e per la forzata rinuncia a Sneijder. Tutto invariato per il resto, con il rientro di Thiago Motta (90' per lui) in mezzo al campo, e Stankovic piazzato dietro le due punte. Il Bologna risponde con un modulo speculare, Adailton fantasista e coppia d'attacco Di Vaio-Zalayeta.

I nerazzurri passano al 22': calcio d'angolo di Balotelli, spizzata di testa di Lucio che serve Milito lasciato colpevolmente solo in area. L'attaccante argentino in area è una sentenza, e scaraventa il pallone alle spalle di un incolpevole Viviano, siglando il suo ottavo sigillo in campionato. Il Bologna però non si disunisce, e trova immediatamente il gol del pari con il redivivo Zalayeta, che sfrutta un lancio lungo e con un gran controllo taglia fuori una difesa interista troppo alta e disattenta, battendo poi in uscita Julio Cesar.

Nasce ancora da calcio d'angolo il gol del nuovo sorpasso della capolista: Maicon mette in mezzo, Balotelli segna un gol fotocopia al primo segnato al Palermo. Polemica l'esultanza del "colored" nerazzurro, forse a zittire il pubblico emiliano per dei cori razzisti. Nel secondo tempo l'Inter potrebbe chiudere la gara più volte, e lo fa con Cambiasso, già vicino al gol nel primo tempo: al minuto 72' il Cuchu capitalizza al meglio un assist del positivissimo Motta, e spegne ogni emozione per i minuti finali.

Mourinho vola così a +8 sulla Juventus, oggi impegnata a Udine, e si gode un'Inter positiva sia nella gestione della gara, che del possesso palla, e può guardare fiducioso all'impegno di Champions contro il Barcellona. Arrivano buone notizie anche dagli avversari, per il tecnico nerazzurro: Messi è ufficialmente out per la supersfida, dopo l'infortunio rimediato ieri nello 0-0 di Bilbao, e l'infermeria blaugrana conta anche diversi elementi alle prese con l'influenza (Marquez, Abidal). Sportività a parte, è difficile pensare che la notizia del ko della Pulce abbia lasciato impassibile l'ambiente interista.



E chi la Champions adesso la sogna è il sempre più sorprendente Parma di Guidolin, poco considerato nel precedente sondaggio di Blog nel pallone ma che fila come un treno verso traguardi alla vigilia impensabili. I ducali sbancano a sorpresa la Fiorentina al Franchi, e scavalcano così i viola in classifica, piazzandosi al terzo posto solitario in attesa delle gare di questo pomeriggio.

Pesanti per Prandelli i forfait di Mutu e Jovetic, che hanno privato la manovra offensiva della giusta inventiva, oltre alle defezioni importanti nel pacchetto arretrato. Tante le assenze tra i viola, ma grandi meriti ad un Parma arrivato in Toscana per giocarsi la partita e non per pensare a non prenderle.

La Fiorentina era andata anche in vantaggio per prima, con il solito Gilardino, abile a raccogliere un cross di Santana e spedire di testa alle spalle di Mirante. Passano però solo 5', e la difesa viola apre la galleria degli orrori: Zaccardo sfrutta uno svarione di Comotto, e serve in mezzo Amoruso che segna facilmente il gol del pari. Nella ripresa, è Bojinov a mettere in risalto le pecche della retroguardia gigliata, raccogliendo un cross piovuto dalla trequarti e portando così i suoi in vantaggio.

Gilardino, da grande attaccante, ristabilisce la parità con una nuova inzuccata sugli sviluppi di un corner, ma a dire l'ultima è ancora il Parma con Lanzafame, che addomestica uno strepitoso lancio di Panucci e beffa Frey. Il 3-2 è definitivo, nonostante un incontenibile Gila chiami al miracolo Mirante a pochi secondi dal fischio finale. L'impresa è servita, e il giovane Parma adesso vola.

20 novembre 2009

Sudafrica 2010, ci siamo! Le ultime qualificate


Si completa il quadro delle 32 partecipanti al mondiale sudafricano, con gli spareggi che dai vari angoli del globo hanno assegnato gli ultimi posti disponibili. Alla gioia delle qualificate ha fatto come sempre da contraltare la delusione, spesso cocente, delle eliminate: il confine tra vittoria e sconfitta è labile, se poi si parla di una manifestazione che va in scena ogni 4 anni i sentimenti che fanno seguito agli esiti dei vari campi sono ancora più forti.

Nella zona europea, detto della vergogna dello Stade de France, sono riuscite a staccare il pass per Johannesburg Portogallo, Grecia e Slovenia. Sfortunate e deluse, Bosnia, Ucraina e Russia.

I lusitani, fortunati all'andata, sono riusciti a imporsi di misura anche in casa dei bosniaci grazie al gol di Raul Meireles. Al di là dei proclami di battaglia del ct Blazevic, i suoi non ce l'hanno fatta a ribaltare lo 0-1 maturato in Portogallo, e dopo uno strepitoso girone di qualificazione devono dire addio al sogno mondiale.

La grande sorpresa è rappresentata dalla doppia eliminazione delle due grandi del calcio ex-sovietico, Russia e Ucraina. Lo 0-0 di Atene metteva la formazione di Shevchenko in una posizione di vantaggio, potendosi giocare in casa la qualificazione: il gol di Salpigidis ha però cambiato gli scenari, e ad andare in Sudafrica saranno proprio gli uomini di Rehnagel. Discorso più o meno simile per la Russia di Hiddink, favorita dal pronostico e dal vantaggio dell'andata (2-1, col gol sloveno arrivato solo a due minuti dal termine), ma beffata dalla Slovenia.


Nella zona America, dopo le qualificazioni di Brasile, Paraguay, Cile e Argentina nel girone sudamericano, e di USA, Messico e Honduras nella zona CONCACAF, ce l'ha fatta anche l'Uruguay, uscito vittorioso dallo spareggio contro il Costarica. Dopo l'1-0 dell'andata, la squadra di Tabarez è riuscita a portare a casa la qualificazione pareggiando 1-1 e agguantando così l'ultimo posto disponibile per il Sudafrica.

Nell'altro spareggio che metteva in palio un posto tra una squadra della zona oceanica e una della zona asiatica (che ha già qualificato Giappone e le due Coree), si sono scontrate Nuova Zelanda e Bahrein. L'hanno spuntata gli oceanici, che così vanno a fare compagnia alla già qualificata Australia.

I gironi del continente africano avevano già emesso i propri verdetti, qualificando la prima di ogni raggruppamento. Oltre al già qualificato Sudafrica paese ospitante, ce l'hanno fatta Camerun, Nigeria, Ghana, Nigeria e Costa d'Avorio. Grandi deluse Egitto, Marocco e Tunisia, che guarderanno da casa il primo mondiale africano della storia.

Ci sono proprio tutte, adesso: per le nazionali l'appuntamento adesso è il 4 dicembre a Johannesburg, per i sorteggi degli 8 gironi, che definiranno la prima fase di questa attesissima competizione.

19 novembre 2009

Henry dà una mano alla Francia: defraudata la piccola Irlanda del Trap


Ho letto il termine "vergogna" praticamente ovunque, dopo lo scempio consumato ieri sera allo Stade de France: quotidiani e siti web non si sono potuti esimere dall'inneggiare allo scandalo, e francamente neanche io riesco a trovare termine più appropriato di questo. Perchè quello che è successo è qualcosa di lontano anni luce dal concetto di sport e sportività, e se tutto ciò fa rabbia a noi non oso immaginare come possa sentirsi in questo momento un calciatore, un tifoso, un qualunque irlandese.

I sogni di una notte di una nazione intera, andati in pezzi non per il fato avverso, non per via di un avversario più bravo, ma perchè in un minuto è stato calpestato il concetto di rispetto: delle regole, del verdetto del campo, di un avversario che ti sta dominando. Di fronte ad una posta in palio altissima, anche un campione come Henry diventa il più efferato dei truffatori, ben coadiuvato dalla vergognosa terna arbitrale, colpevole almeno quanto l'attaccante transalpino.

Minuto 103, una Francia allo sbando è sotto di un gol, e deve ringraziare Keane e compagni per essersi divorati più volte il colpo del ko. Punizione da metà campo di Malouda la palla rimbalza e sta per andare fuori, se non fosse per lo stop di mano doppio di Henry: che stoppa e si aggiusta la sfera prima di metterla al centro dove Gallas, a un metro dalla porta, segna di testa. E mentre gli irlandesi protestano come degli indiavolati, i francesi esultano in egual maniera, dando corpo al termine "vergogna".

Pietosa la giustificazione di Henry, che afferma: "Ero dietro due irlandesi, la palla mi finisce sulla mano, continuo a giocare, l’arbitro non fischia. Non sono io l'arbitro". La sensazione è che l'attaccante cerchi proprio di addomesticare con la mano un pallone che sembrava ormai destinato a spegnersi a bordocampo: e così facendo, di fatto ha mandato a casa un'Irlanda che ha come unica colpa quella di non essere stata più forte di una terna arbitrale da radiazione immediata.

Povero Trap, che dopo aver preso tatticamente a pesci in faccia quel mediocre di Domenech (dalla Normandia alla Provenza si chiedono il perchè sieda ancora su quella panchina), è rimasto vittima del successore di quel Byron Moreno che tutti ricordiamo ancora.

Cosa succederà adesso? Credo nulla, come sempre. Anche se gli irlandesi proveranno a richiedere la ripetizione della gara invocando l'errore tecnico dell'arbitro, sarà difficile che riescano a ottenere qualcosa. Il campo ha parlato, e ha detto probabilmente quello che doveva dire.

All'Irlanda vanno i migliori complimenti per una prestazione straordinaria, al cospetto di una formazione di qualità decisamente superiore. Questa Francia, se si libera di un ct che definire inadeguato è eufemistico (perchè l'ostracismo nei confronti di Benzema?), può essere una squadra temibile.

Senza Henry, però. Non ci può essere giustificazione di nessun tipo per il gesto antisportivo che ha spostato l'inerzia della gara, falsandone l'esito e danneggiando irrimediabilmente l'altra squadra. Per l'attaccante del Barcellona sarebbe esemplare una maxi-squalifica: sette giornate, giusto la durata massima di un mondiale nel caso in cui la squadra riesca ad arrivare in finale. Sarebbe una presa di posizione importante, un deterrente per eventuali episodi analoghi in futuro.

E il bello è che questi galantuomini francesi dicevano peste e corna di noi italiani, specie dopo il mondiale tedesco. Ne avranno ancora il coraggio, adesso?

17 novembre 2009

Lippi e una nazionale piena di contraddizioni..


"Le porte della nazionale non sono aperte solo a Totti, ma a TUTTI". Così Lippi si era espresso quando gli si chiedeva pareri su un eventuale ripensamento di Totti riguardo ad un suo ritorno in nazionale.

Al di là del gioco di parole, sarebbe stato più onesto dire "sono aperte a tutti, tranne che ad ANTONIO CASSANO".

Non c'è una logica nella continua e ormai definitiva esclusione del barese, non c'è mai stata, e il fatto che non gli venga data neanche una chance nelle amichevoli di avvicinamento al mondiale rafforza il sospetto che si tratti più di un fatto personale che di scelta puramente tecnica. In qualunque modulo Lippi voglia far giocare gli azzurri, Cassano ci rientrerebbe a pennello: seconda punta nel 4-4-2 o trequartista nel 4-2-3-1, cambierebbe poco.

Proprio aperte a QUASI tutti, le porte di questa nazionale. Il 22enne Candreva, che si sta mettendo in luce a Livorno ed è già nel mirino di Juve e Inter, è passato da illustre sconosciuto ad elemento quasi certo del posto in Sudafrica in un amen, mentre i vari Biondini. Galloppa, Palladino, Maggio e Criscito rincorrono un sogno possibile, rafforzato dalla convocazione per le due amichevoli con Olanda e Svezia. Santon, per ammissione dello stesso ct, se non si fosse perso per strada e giocasse di più sarebbe già con un piede e mezzo a Johannesburg.

Chance ai migliori prodotti del campionato, ai giovani più interessanti, sempre con la solita, unica eccezione: ANTONIO CASSANO. Perchè?

Alla fiera delle contraddizioni, non mancano altri elementi importanti.

Un esempio? Gattuso è ormai ai margini nel Milan, ma a quanto pare sarà della spedizione comunque. Poco importa se un Ambrosini in gran forma e titolare fisso nello scacchiere di Leonardo (al posto del calabrese) scalpiti. Insomma, per Lippi  meglio portare uno che "fa spogliatoio", anche se bollito, piuttosto che un centrocampista che potrebbe risultare utilissimo e che preso in valore assoluto vale attualmente molto di più.

Anche la gestione della questione "oriundi" lascia il tempo che trova. Amauri diventerà italiano a tutti gli effetti solo il 5 marzo, quindi non potrà essere convocato prima di allora. Nonostante questo, l'attaccante bianconero sembra che abbia già il posto assicurato, e questo alimenta già un certo malcontento nel gruppo degli "aspiranti" (vedi Pazzini). Il BRASILIANO (perchè di brasiliano si tratta) ha scelto l'azzurro solo dopo aver capito di non poter nutrire chance con la Seleçao di Dunga lo sanno anche i muri: e in barba alla dichiarazione di facciata sul "Paese in cui è cresciuto calcisticamente", se il ct verdeoro lo convocasse domani andrebbe in Brasile a nuoto, con tanti saluti a Lippi.

Diverso il caso di Thiago Motta, anche lui "oriundo" e disponibile a vestire l'azzurro, ma che non rientra nei piani del ct nonostante l'immensa qualità che porterebbe ad un centrocampo che ne avrebbe un gran bisogno. Il ct, a domanda sull'argomento risposto che "non vuole troppi oriundi". E Amauri? Mistero.

L'avvicinamento al mondiale prosegue, i dubbi che avvolgono la nazionale restano. Snobbare la qualità non è il modo migliore per pensare di tenere testa a Brasile, Spagna, Inghilterra, Argentina e Francia.

11 novembre 2009

Germania shock: si suicida Robert Enke



La Germania piange la morte di Robert Enke, trovato morto nel tardo pomeriggio di lunedì dopo l'impatto violento della sua automobile con un treno a un passaggio a livello a Neustadt am Rübenberge, nei pressi dell'abitazione del giocatore. Il portiere tedesco si è suicidato, per ragioni ancora non del tutto note. La polizia tedesca ha rinvenuto una lettera d'addio del giocatore, che conferma l'idea del suicidio.

"Era psicologicamente instabile", afferma Martin Kind presidente dell'Hannover. Nonostante i dubbi sul posto da titolare che Löw non poteva garantirgli, Enke "si è fatto sopraffare. Tutto questo non ha niente a che vedere con il calcio".

Qualsiasi sia la ragione che ha spinto un uomo di 32 anni a buttarsi sotto un treno, la sostanza comunque non cambia. Enke non ce l'ha fatta a sconfiggere il suo mostro, a vincere la partita più importante. E questo episodio dà nuovi spunti di riflessione: la depressione è un cancro invisibile, e non ne è immune neanche la gente spesso disegnata frettolosamente come "fortunata" solo perchè economicamente più agiata.

Addio, numero 1.

10 novembre 2009

Amarcord: ricordavate? Italia-Olanda 2000



Amsterdam, 29 giugno 2000. Una delle partite più incredibili della storia della nostra nazionale. In palio c'è la finale di Rotterdam, di fronte c'è la favoritissima Olanda padrona di casa. Tutti ricorderanno come è andata a finire, ma personalmente rivedere gli highlights di quella partita mi mette ancora i brividi.

E' stata la notte del "cucchiaio" di Totti, colpo poi rivisto in numerose altre occasioni, di un Toldo sovrumano, e probabilmente di uno dei più clamoroso furti sportivi della storia della competizione. In finale poi pagheremo cara la buona sorte di quella sera, ma un'impresa del genere merita comunque di essere ricordata.

09 novembre 2009

Inter bloccata in casa, Juve a -5! Ok Milan e Fiorentina, crisi Samp

L'Inter stecca la gara casalinga contro la Roma, facendosi imporre l'1-1 dai giallorossi di Ranieri, e si ritrova la Juve a -5, azzerando di fatto il vantaggio incrementato una settimana fa dopo il ko bianconero contro il Napoli. Bruttissima la gara della squadra di Mourinho, al cospetto di una Roma incerottata (fuori Totti, Doni, Burdisso e Juan) e che perde De Rossi molto presto in seguito ad un contrasto con Vieira (frattura dello zigomo, niente Nazionale). L'alibi della fatica di Kiev regge fino a un certo punto: anche la Roma ha giocato giovedì, anche se era Europa League e non era nel gelo ucraino ma al "calduccio" della capitale.

Come a Kiev, la partenza della capolista non è delle migliori. E la Roma, che quando vede San Siro riesce a trovare energie insperate, passa dopo soli 10': Vucinic di testa beffa sia Lucio (scena già vista in passato), che Julio Cesar, apparso non proprio esente da colpe (anche qui, come a Kiev). La reazione nerazzurra non è pungente, nè produttiva: senza Sneijder, la squadra fatica a fare gioco, e crea solo un'occasione con Milito. Dall'altro lato, c'è una Roma ordinata, che con Menez crea sempre superiorità numerica e chiama i nerazzurri sistematicamente al fallo. Nella ripresa, con Balotelli e Sneijder al posto di Vieira e Muntari, il gol immediato di Eto'o (partita sufficiente per il gol, ma troppe pause e troppi errori in appoggio) sembra dare il via alla rimonta, ma nonostante la Roma arretri il suo baricentro, non ci saranno grossi rischi per Julio Sergio. L'1-1 finale dà il via al solito, rovente post-partita che ogni Inter-Roma che si rispetti ha ormai da anni. Mourinho e Ranieri difficilmente si scambieranno gli auguri, il prossimo Natale.


E se la Juve approfitta del mezzo passo falso della capolista, lo stesso fa anche il Milan, che con l'importante successo di Roma contro la Lazio porta a casa la sesta vittoria in sette partite, e agguanta il terzo posto, miraggio lontanissimo solo un mese fa. Un Milan che ha imparato a soffrire, che ha ritrovato un ottimo Ronaldinho, sempre più uomo-assist, e che soprattutto sembra aver trovato il suo assetto tattico ideale: quel 4-2-3-1 (o 4-2-1-3, poco cambia), con Dinho e Pato larghi e Borriello punta centrale.

Contro una Lazio sempre più in crisi, e sempre più prossima al cambio di guida tecnica (Ballardini sembra ormai avere le ore contate), Thiago Silva e Pato portano i rossoneri sul 2-0 con due gol di testa (bellissima l'imbeccata di Ronaldinho per il raddoppio del Papero), poi nella ripresa un clamoroso autogol proprio di Thiago Silva rimette i biancocelesti in partita. L'arrembaggio finale guidato da Cruz si risolve in un nulla di fatto, e così per la Lazio lo spettro della serie B prende sempre più corpo. C'è tempo per rialzarsi, ma senza una scossa forte questo gruppo rischia di andare alla deriva. Tanti applausi invece per Leonardo: il suo Milan piace, il suo lavoro adesso è apprezzato da tutti. E in casa rossonera, la parola scudetto torna di attualità.

Va col vento in poppa anche la Fiorentina di Prandelli, che nonostante le assenze espugna il Friuli infliggendo ai bianconeri un pesante 1-0, che potrebbe costare il posto al tecnico Marino. La velenosa punizione di Vargas vale 3 punti e il quarto posto solitario a quota 21, un punto dietro al Milan.

Sembra non riprendersi dalla serie negativa in cui è incappata la Sampdoria, grande rivelazione di inizio stagione, ma adesso in evidente fase calante. I blucerchiati cadono 2-0 a Cagliari, ma hanno di che recriminare per un evidente calcio di rigore non concesso per un fallo in piena area su Cassano. I gol di Conti e Matri fanno invece volare i sardi, che dopo un inizio simile all'anno scorso adesso sono nelle zone nobili della classifica, a soli due punti dai doriani e davanti a squadre più blasonate come Roma, Lazio, Napoli e Udinese.


A quota 20 troviamo il ritrovato Genoa di Gasperini, un pò farfallone in difesa ma dal micidiale gioco offensivo, e il Parma di Guidolin, vittorioso 2-0 contro il Chievo, e sempre più sorprendente. I liguri si complicano la vita contro il Siena fanalino di coda, distraendosi sul 3-0 (doppietta di Crespo e gol di Palladino): il 4-2 finale di Floccari scaccia ogni paura nata dopo l'uno-due senese firmato Paolucci-Maccarone.

Al granitico Bari di Ventura basta un gol su punizione dello specialista Allegretti, per piegare la flebile resistenza del Livorno di Cosmi. I pugliesi si confermano ai piani altissimi della classifica, e vantano dopo 12 giornate la miglior difesa del campionato. Segno di un impianto di gioco che funziona, e alla grande, perchè la squadra crea anche tanto, sprecando spesso troppo. L'operazione salvezza, per Ventura, rischia di completarsi molto, molto presto.

Dopo i ritmi frenetici delle ultime settimane, adesso c'è la sosta: la serie A tornerà il 21 novembre.

08 novembre 2009

Juve, riparte la caccia: 5 gol all'Atalanta!

Niente finali a sorpresa questa volta. La Juve riparte ufficialmente alla rincorsa dell'Inter, dopo il clamoroso scivolone subito in rimonta dal Napoli otto giorni fa. Per due volte in vantaggio di due reti, i bianconeri concedono sempre l'opportunità ai bergamaschi di dimezzare lo svantaggio, ma il 5-2 finale è un segnale importante. Come sono importanti le marcature di Felipe Melo e Diego, i più criticati dell'ultimo periodo, ma autori entrambi di due reti di fattura davvero brasiliana. E adesso la palla passa all'Inter, chiamata a dare una risposta stasera a San Siro contro la Roma.


Non inganni il risultato finale, comunque. La Juventus ha sofferto, soprattutto nel primo tempo, perchè l'Atalanta ha giocato a viso aperto, restando in partita fino alla fine. Ci ha pensato la qualità superiore dei bianconeri a fare la differenza. Camoranesi con la doppietta del primo tempo completa una settimana da incorniciare, dopo il gol partita segnato in Israele, e di fatto piega le gambe ad un'Atalanta che stava attraversando il suo momento migliore: l'esterno argentino segna prima di testa, su cross di Grosso, poi con un tiro dal limite dell'area imparabile per Consigli.

Il secondo tempo rievoca momenti infausti già provati dai tifosi bianconeri una settimana prima: al 6' l'Atalanta trova il gol dell'1-2 con Valdes, imbeccato da una splendida invenzione di Guarente (che neanche Rui Costa..). Buffon sul tiro dell'uruguaiano non ci fa una gran figura, facendosi passare la palla sotto le gambe, ma a Gigi un'errore ogni tanto si può anche perdonare.

La Juve regisce, stavolta in grande stile. Segna con Melo in mischia e Poulsen di testa, ma entrambi i gol sono annullati per fuorigioco. Regolarissimo, e molto bello, il gol che sembra chiudere nuovamente la partita: la firma è di Felipe Melo, che con una botta da fuori area mette la palla proprio sotto l'incrocio dei pal per il meritato 3-1 bianconero.

La sensazione di una gara chiusa dura però lo spazio di 13': Ceravolo raccoglie una bella apertura di Tiribocchi, scherza Grosso con una finta a rientrare e batte Buffon con un bel sinistro a giro. Gol bellissimo, gara che si riapre ancora una volta. La Juve però non può permettersi di subire un'altra rimonta, e si rimette in moto subito: Diego trova il gol che tutti attendevano, con un tocco morbido che ruba il tempo a Consigli, Trezeguet poi chiude ogni discorso segnando un gol dei suoi e raggiungendo così nientemeno che Omar Sivori nella classifica dei cannonieri bianconeri di tutti i tempi. Mica male, per un calciatore che rischiava di essere ceduto fino a qualche mese fa..


06 novembre 2009

Quarta giornata: la situazione dei gironi di Champions

Detto della situazione delle italiane dopo l'ottima due giorni di Champions League, andiamo a vedere come procede globalmente la competizione, analizzando tutti gli otto gironi.

Gruppo A 

Clamorosa la situazione in cui versa il Bayern Monaco, squadra considerata tra le favorite d'obbligo alla vigilia. I bavaresi dopo il rovescio interno contro il sorprendente Bordeaux di Blanc sono con un piede e mezzo fuori dall'Europa che conta, avendo solo 4 punti in classifica contro i 10 dei francesi (già aritmeticamente qualificati) e gli 8 della Juventus. Per sperare nel miracolo, la squadra di Van Gaal deve fare bottino pieno nelle prossime due gare (compresa la trasferta di Torino), e la Juve non deve vincere a Bordeaux. In caso di successo bianconero, infatti, i giochi sarebbero già chiusi con una giornata di anticipo, e a Toni e compagni resterebbe solo la magra consolazione dell'Europa League.

Gruppo B

Con il rocambolesco 3-3 dell'Old Trafford contro i russi del CSKA Mosca, il Manchester United stacca il biglietto per gli ottavi di finale con due giornate di anticipo. L'1-3 per i russi stava disegnando scenari impensabili alla vigilia, con Red Devils fermi a quota 7 assieme al Wolfsburg, e i moscoviti a 6: la rimonta firmata nel finale da Scholes e il neo-acquisto Valencia ha rimesso le cose a posto, e scacciato la paura per i vicecampioni d'Europa. Il Wolfsburg, vittorioso 3-0 in casa del Besiktas (già eliminato), fa il suo dovere e consolida così la seconda posizione nel girone, che potrà blindare definitivamente se uscirà indenne dalla trasferta di Mosca in programma la prossima giornata: con un punto, Dzeko e compagni entreranno ufficialmente tra le 16 migliori d'Europa.


Gruppo C

Il bottino pieno fatto dal Marsiglia nel doppio confronto con lo Zurigo ha rilanciato i francesi, che tengono ben visibili a un solo punto di distacco Real Madrid e Milan. I giochi però potrebbero verosimilmente chiudersi già nella prossima giornata se i rossoneri batteranno gli uomini di Deschamps a San Siro, e il Real si sbarazzerà al Bernabeu degli svizzeri, già maltrattati all'andata. Per i francesi è comunque lecito sognare, un'impresa a San Siro cambierebbe la storia di un girone che sembra non averne più.

Gruppo D


Unico girone dove già è tutto deciso per il passaggio agli ottavi: avanzano Chelsea e Porto, con i portoghesi che allo stadio Dragao hanno la possibilità di giocarsi il primato ospitando i Blues di Ancelotti. Ad Atletico Madrid e Apoel Nicosia non resta che giocarsi un posto in Europa League. Grande delusione, gli spagnoli, che continuano nel loro periodo di crisi (anche in campionato non va meglio). Ai Colchoneros non è bastato l'estro di Aguero (che contro il Chelsea era inizialmente in panchina) per coprire le magagne di una difesa impresentabile.



Gruppo E

Nel gruppo della Fiorentina si sta concretizzando la seconda, grande eliminazione: quella del Liverpool, grande protagonista negli ultimi anni, ma adesso con un piede e mezzo fuori dal palcoscenico più importante. Ai reds di Benitez (sull'orlo dell'esonero) è costato carissimo il doppio passo falso contro il Lione, che nei minuti di recupero è stato capace prima di sbancare Anfield (due settimane fa), poi di riacciuffare gli inglesi al Gerland. E così i 4 punti sono andati ai francesi, che guidano il girone a 10, seguiti dalla Fiorentina, a quota 9: nello scontro diretto del Franchi, in programma la prossima giornata, ai viola basterà un pari per passare aritmeticamente il turno, lasciando alla porta il Liverpool. Più complicato il discorso se invece il Lione, già qualificato, dovesse fare risultato a Firenze: data per scontata la vittoria dei reds contro il Debrecen, Liverpool-Fiorentina diventerebbe un vero e proprio spareggio.

Gruppo F

Il gruppo senza dubbio più equilibrato e incerto. Paradossalmente proprio l'Inter, che era ultima fino al 40' della trasferta di Kiev, adesso ha due match point per passare il turno senza curarsi dei risultati degli altri campi: ai nerazzurri infatti basterà vincere anche solo una delle due gare rimanenti. I gol di Milito e Sneijder hanno ribaltato la classifica del girone, e a rischiare adesso è il Barcellona, campione in carica ma incapace di battere in due gare il Rubin Kazan, che ha preso 4 punti dei 6 disponibili. La prossima giornata prevede la partitissima con l'Inter, e per i catalani conterà solo vincere per non andare incontro ad una clamorosa eliminazione in un girone che sembrava dall'esito già scritto. Se così non dovesse essere, infatti, il Barça rischierebbe di essere scavalcato dalla vincente di Rubin Kazan-Dinamo Kiev, e si troverebbe a giocarsi tutto nella trasferta ucraina il 9 dicembre, proprio nel periodo che precede la finale del Mondiale per club, in cui i catalani saranno impegnati. Tutto, ma davvero tutto, può ancora succedere.

Gruppo G

In uno dei gironi meno spettacolari, il Siviglia ha già raggiunto la qualificazione agli ottavi: agli spagnoli è bastato pareggiare contro lo Stoccarda per accedere alla fase finale della competizione. Dietro, sognano i sorprendenti romeni dell'Unirea Urziceni, secondi in classifica dopo aver riacciuffato nel finale i Glasgow Rangers (passati in vantaggio nello scontro diretto in Romania). Tutto è comunque apertissimo per la seconda posizione, con lo Stoccarda che adesso ha due scontri diretti proprio contro scozzesi (in trasferta), e romeni (in Germania), e vincendoli entrambi sarebbe qualificato.


Gruppo H

Allo spettacolare Arsenal di Wenger manca solo il conforto dell'aritmetica per festeggiare il passaggio del turno, ma è ormai cosa fatta. Dopo il 4-1 contro l'AZ Alkmaar, ai ragazzi terribili basterà un punto nel confronto dell'Emirates Stadium contro lo Standard Liegi, ma la sensazione è che per i Gunners non sarà un problema cogliere un altro successo interno. I belgi, vittoriosi contro l'Olimpiacos davanti al proprio pubblico e terzi a 4 punti, possono ancora sperare nel sorpasso proprio ai danni dei greci, che al momento sono secondi a quota 6. La prossima giornata prevede la trasferta in Olanda per Maresca e compagni, e dal risultato di AZ Alkmaar-Olimpiacos potrebbero nascere nuove possibilità: se l'AZ riuscirà a vincere lo scontro,andrà a 5 punti e lì i giochi si riapriranno del tutto.

05 novembre 2009

Riscossa europea: finalmente!



La risposta che dovevamo dare all'Europa è arrivata, e adesso facciamoci un applauso. Non di quelli fragorosi, sia chiaro, ancora tutto è da conquistare e nulla è acquisito, però uno piccolo ce lo meritiamo.

La due giorni di Champions poteva essere devastante per le aspettative del contingente formato da Inter, Milan, Juventus e Fiorentina. Se l'Inter a Kiev si giocava già il primo obiettivo stagionale con l'obbligo di fare risultato pieno, il Milan in casa contro il Real doveva guardarsi dalle voglie di rivincita di Kakà e compagni, mentre gli apparentemente morbidi impegni di viola e bianconeri potevano cambiare ogni scenario se le due squadre avessero fallito l'appuntamento con i tre punti. Stavolta però nessuno ha deluso, e adesso la strada dei "nostri" è tutta in discesa.


L'Inter delle quattro era sicuramente quella che rischiava di più. Nel girone più equilibrato degli otto, il gruppo F, per i nerazzurri la trasferta nel gelo di Kiev costituiva già un crocevia: una sconfitta avrebbe significato l'eliminazione quasi certa, un pari sarebbe stato poca cosa. Serviva solo la vittoria, e la vittoria è arrivata nel modo più incredibile. Dopo un primo tempo scialbo chiuso in svantaggio e con lo spettro dell'eliminazione che prendeva corpo minuto dopo minuto, nella ripresa i nerazzurri entrano in campo con un altro piglio, e con un altro assetto tattico. Mou lascia fuori Cambiasso e Chivu, e mette dentro Motta e Balotelli, per un 4-2-3-1 super-offensivo che di fatto cambia la partita. Il secondo tempo dei nerazzurri infatti è un monologo, con azioni continue e occasioni a non finire. Dopo quella clamorosa fallita da Balotelli a tu per tu col portiere, sembra però che per i nerazzurri sia una serata stregata. E invece l'Inter colpisce proprio quando fa più male: al 41' Milito raccoglie un assist di un immenso Sneijder (rimesso in piedi per l'occasione dai medici), tre minuti più tardi è proprio l'olandese a spingere in rete un pallone che sembrava non volesse saperne di varcare la linea.

All'inferno e ritorno, insomma. In 180 secondi l'Inter passa dall'ultimo posto nel girone, a 4 punti dalla Dinamo e 2 da Barça e Kazan, al primo posto solitario, con la possibilità anche di perdere al Camp Nou e passare comunque il turno battendo i russi all'ultima giornata a San Siro. Vista la piega che aveva preso il girone, e la gara, l'esultanza di Mourinho al gol del raddoppio è più che giustificata.


Il pari interno del Milan martedì contro il Real Madrid è da leggere come un risultato positivo per quanto fatto vedere dai rossoneri e per la loro capacità di reggere anche di fronte ad una squadra nettamente migliore rispetto a quella battuta due settimane fa in Spagna. Al vantaggio di Benzema ha risposto Ronaldinho su rigore (dubbio), incomprensibile l'annullamento del gol di Pato, regolarissimo.

Si è visto un grande Kakà, i soliti sprazzi di Ronaldinho, e grandi battaglie a centrocampo, con Ambrosini migliore in campo rossonero. La difesa del Real non si salva neanche questa volta dall'insufficienza. Leonardo ha di che essere soddisfatto, il suo Milan cresce a vista d'occhio, e di fronte alla squadra da 250 milioni ha portato a casa 4 punti su 6: una grande risposta del nostro calcio alle cifre folli di Perez.

I rossoneri adesso sono primi nel girone a quota 7, a pari punti proprio con le merengues (e senza lo scivolone con lo Zurigo...). Occhio dietro al Marsiglia, che coi sei gol rifilati allo Zurigo è un solo punto indietro, e può sorprendere: i prossimi due impegni vedono i francesi proprio contro Milan e Real, per passare il turno devono battere almeno una delle due favorite. Difficile, ma mai dire mai.


Col minimo scarto, e senza entusiasmare più di tanto, la Juve bissa il successo del Delle Alpi contro gli israeliani del Maccabi Haifa e vola al secondo posto in un girone dove è sempre più in crisi il Bayern, quasi eliminato. A Torino aveva colpito Chiellini, ad Haifa ci ha pensato Camoranesi a regalare i tre punti ai bianconeri, poi salvati in entrambi i match da due miracoli di Buffon dal peso specifico elevatissimo.

Gli uomini di Ferrara salgono a quota 8, secondi in classifica dietro il qualificato Bordeaux, che vincendo a sorpresa a Monaco stacca il pass per gli ottavi, e manda di fatto a casa i bavaresi, autentica delusione della competizione. In attesa di ritrovare Diego (in netta ripresa), e di capire di che spessore è stato l'acquisto del fin qui deludente Felipe Melo, la Juve si consola con la qualificazione quasi raggiunta (le basta non perdere in casa con il Bayern) e può guardare con ottimismo ai prossimi impegni di campionato.


Esagera invece la Fiorentina di Prandelli, sempre più vicina a coronare il sogno di passare il turno in un girone che sembrava proibitivo, per la presenza contemporanea di Lione e Liverpool. Dopo il 4-3 maturato in Ungheria, arriva una nuova goleada viola nel 5-2 alla cenerentola Debrecen.
Dopo il primo tempo chiuso sull'uno pari, nella ripresa la Fiorentina si scatena e scaccia ogni fantasma. A segno cinque marcatori diversi: Mutu, Dainelli, Montolivo, Marchionni e Gilardino rendono la squadra viola la più prolifica della prima fase della Champions League. Una soddisfazione non da poco, e adesso c'è da completare l'opera: il Liverpool è distante 5 punti, ne potrebbe bastare uno nella gara interna con il Lione (a patto di non andare poi a perdere 3-0 in Inghilterra). Impresa fattibile, per questa Fiorentina.

Insomma, le nostre squadre sono tutte in corsa e due di loro stanno mandando a casa, a meno di clamorosi suicidi sportivi, colossi come Bayern e Liverpool. Ci sono quindi buone possibilità di avere un contingente di 4 team italiani agli ottavi di finale, cosa che probabilmente non si potranno permettere nè Inghilterra (Liverpool), nè Spagna (Atletico Madrid). Sarebbe una grande soddisfazione, dopo l'"annus orribilis" passato:  speriamo che diventi realtà, al traguardo successivo ci penseremo a tempo debito.

03 novembre 2009

Fischi a Cassano, siamo alle solite..



Concetto chiaro, evidenziato più di una volta nel dopopartita di Sampdoria-Bari: "l'ho fatto a Roma, l'ho fatto a Madrid, posso farlo anche qui: prendo la valigia e vado via". Un Antonio Cassano senza peli sulla lingua, che scaglia la sua stilettata a una frangia della tifoseria blucerchiata, rea di averlo fischiato nello scialbo pomeriggio doriano. E, come tiene a precisare il barese, non è la prima volta che sente dei mugugni al suo indirizzo.

Diverse le voci che si sono rincorse sulla vicenda, certo è che quello visto in sala stampa è un Cassano furibondo, che non lascia spazio alle domande dei cronisti, sfogandosi in un monologo. Ho sentito dire in una trasmissione sportiva che il calciatore è particolarmente nervoso già di suo per via delle continue esclusioni da parte di Lippi, che in barba al suo "le porte della nazionale sono aperte a tutti" ignora deliberatamente le magie dell'attaccante, senza avergli mai dato la minima chance in azzurro. Il mondiale sudafricano è lontano anni luce, e questo Fantantonio lo sa bene: ma che alla base del suo sfogo ci sia questa motivazione, sinceramente ne dubito.

In un'altra trasmissione sportiva mi è capitato di sentir dire da un opinionista che "i tifosi pagano e possono fare quello che vogliono": il che, detto francamente, mi suona come una completa idiozia.

Quel che comunque è un dato oggettivo, è che se davvero sono piovuti fischi all'indirizzo del miglior calciatore italiano, ed è già successo in passato, continuiamo a dar dimostrazione di essere un passo indietro rispetto ai canoni di civiltà che i nostri spalti meriterebbero. Frange, piccole accozzaglie di simil-tifosi che anzichè capire il momento di difficoltà di un calciatore, di una squadra, recriminano senza criterio. Poi la mente però fa un passo indietro, e la mia conclusione è impietosa: dopo aver visto milanisti contestare Maldini nel giorno del suo addio al calcio, c'è da stupirsi ancora?



01 novembre 2009

Inter in fuga, frena la Samp. Riscossa Fiorentina, urlo Roma

Un'Inter non bella, ma cinica e spietata, sfrutta nel migliore dei modi l'autostrada aperta dal ko interno della Juventus e dal pareggio a reti bianche tra Sampdoria e Bari, vincendo 2-0 a Livorno e lasciando Ferrara e Del Neri a -7. Dopo un primo tempo giocato meglio dai toscani, nella ripresa i nerazzurri trovano il gol che spacca la partita con Milito, poi è Maicon a chiudere ogni discorso con una sontuosa cavalcata.

Mourinho, che in vista di Kiev ha operato un massiccio turnover (dentro Vieira, Khrin, Mancini), si gode un primato importante e la prima vera fuga stagionale. Il "caso Santon", su cui scriverò a parte, per il momento non turba il tecnico portoghese, che avrà certamente ben altro a cui pensare dato l'imminente impegno decisivo di Champions League.

Il Bari a Marassi si conferma squadra tosta, organizzata, dal gioco spettacolare: nell'incrocio tra Cassano e la squadra della sua città, a recriminare è proprio la compagine di Ventura, che si mangia un rigore con Barreto, e si vede annullato un regolarissimo gol di Bonucci. La Samp, dopo la batosta di Torino, sembra ancora convalescente.

Risale in quota la Fiorentina, che batte 3-1 un Catania sempre più in crisi e con il tecnico Atzori sempre più pericolante. Assenti Jovetic e Mutu, è Marchionni-show: l'esterno segna due reti rendendo inutile il provvisorio pari di Mascara, poi Gilardino chiude il match. Viola a quota 18, meno uno dal Milan, più uno sul Genoa

Cagliari micidiale, quello che in 45' archivia la pratica-Atalanta. Una doppietta di Nenè, e un rigore di Matri danno ai sardi la terza vittoria consecutiva e una piazza importante in classifica; gli orobici, invece, rimangono ancorati al terz'ultimo posto, in compagnia di Bologna e Livorno, entrambe sconfitte.

La Roma infatti batte i rossoblù in rimonta, tornando alla vittoria e dando un piccolo calcio alla crisi. Vucinic pareggia il gol di Adailton, ma viene comunque fischiato dai suoi tifosi, poi Perrotta mette a segno il gol della vittoria. Continua la crisi di gioco e risultati per la Lazio, che a Siena coglie un punticino che non basta a placare l'ira dei tifosi, furibondi contro Lotito e Ballardini.

Se il Chievo giocasse al Bentegodi come gioca in trasferta, probabilmente lotterebbe per un posto in Champions League. Incredibile la differenza di rendimento dei clivensi, e la gara con l'Udinese ne è una riprova: ancora una volta, vantaggio ospite (Floro Flores), pari di Yepes, e nulla più. A Verona, evidentemente la vittoria non è di casa..

Nel posticipo serale, pari a reti bianche tra Palermo e Genoa: emozioni, occasioni da ambo le parti, ma alla fine le due squadre si dividono la posta in palio.

Sontuoso Napoli, Juve sorpresa. Borriello, gol da 3 punti


Il colpo che non t'aspetti. La Juventus "nucleare" (Buffon dixit) vista mercoledì contro la Sampdoria, crolla clamorosamente in casa contro un Napoli mai domo, capace di portare a termine la seconda rimonta consecutiva da 0-2, trovando stavolta anche il colpo del ko.

Non basta il doppio vantaggio, ad una Juve non brillante come quella di tre giorni fa: il Napoli nel secondo tempo prima regala il raddoppio a Giovinco, con un errore madornale di Contini, poi con l'innesto di Datolo cambia marcia alla sua partita e trova la rimonta storica grazie alla doppietta di Hamsik e al gol proprio dell'esterno argentino.

Ferrara è nuovamente sul banco degli imputati per la gestione della gara, e perde nettamente il confronto con il collega Mazzarri: il cambio Poulsen-Amauri (poi espulso nel finale), operato per un ipotetico arrembaggio finale, si rivela un suicidio tattico, privando i bianconeri, già in palese affanno, di un ulteriore elemento di copertura. La volpe che siede invece sulla panchina partenopea ha gestito ancora una volta in modo eccellente le risorse a sua disposizione: mette dentro Datolo per Campagnaro, dopo la sciagurata prestazione del difensore argentino, e lancia al momento giusto Quagliarella per un comunque ottimo Denis.



E' una Juve che non riesce a trovare una continuità di gioco e risultati, e gli infortuni (Camoranesi, Sissoko, Marchisio) non devono e non possono essere una giustificazione, non quando stai vincendo 2-0 e hai la partita completamente in pugno. Disastroso Tiago, distratto Cannavaro, deludenti i brasiliani Melo e Diego, fiori all'occhiello della campagna acquisti, e costati in due la bellezza d 50 milioni di euro. In particolare il centrocampista prelevato dalla Fiorentina non è ancora riuscito a dare una giustificazione all'ingente esborso, risultando spesso svagato, poco affidabile, e dallo svarione facile. Sopravvalutato? E' possibile.

E adesso, c'è una potenziale autostrada per l'Inter, impegnata a Livorno: se i nerazzurri, che comunque giocheranno con una formazione rimaneggiata in vista di Kiev, faranno bottino pieno, andranno a +7.

Continua la serie positiva il Milan, che coglie la quarta vittoria nelle ultime cinque gare (e senza i folli minuti finali di Napoli, sarebbe stato filotto), battendo un buon Parma grazie alla doppietta di Borriello.


Il ritorno del centravanti è solo uno dei motivi che ha Leonardo per sorridere: il 4-2-3-1 varato ieri sembra un modulo funzionale e che ben si può sposare con le caratteristiche degli uomini a disposizione: davanti alla difesa Pirlo e Gattuso, tridente Pato-Seedorf-Ronaldinho alle spalle del centravanti che mancava: proprio Borriello, più adatto di Inzaghi a fare reparto da solo e a sportellare con i difensori avversari. Dinho, nonostante le lunghe pause, è tornato determinante, con due assist decisivi per i gol rossoneri, e Pato anche in una posizione più defilata può fare malissimo con le sue accelerazioni.

Milan che così va a -2 proprio dalla Juve, e vede il secondo posto come un traguardo non più lontano, ma a portata di mano. Visto il terribile inizio, per Leo c'è di che sorridere.