29 gennaio 2011

Allegri, "epurato" anche Seedorf?

Allegri indica a Seedorf la porta..
La notizia per adesso va presa con beneficio di inventario, anche se può essere considerata come molto probabile. A quanto pare, tra Clarence Seedorf e Massimiliano Allegri è rottura totale.

Le poche, pochissime fonti che hanno riportato questo spiffero proveniente da Milanello non convergono completamente sulle motivazioni che hanno poi generato il tutto, e le versione che ho avuto modo di leggere sono condite ciascuna con particolari che le rendono in parte differenti pur confermando la sostanza. La sensazione è che di base qualcosa sia successo, e di molto grosso.

Pare insomma che l'olandese avesse chiesto ad Allegri di essere convocato per la gara di campionato contro il Cesena, dopo essere miracolosamente resuscitato dall'infortunio che lo aveva tenuto fuori per la partita di coppa Italia contro il Bari. Il tecnico, che a quanto pare è tutto fuorchè uno a cui piace essere preso per i fondelli, ha deciso di non convocarlo e così di lì a poco la cosa è degenerata fino a provocare lo strappo. Tanto che di lì a poco il Milan ha chiuso per Emanuelson e Van Bommel, con quest'ultimo che tra l'altro non è decisamente compagno di merende del 10 rossonero.

Ora, lungi da me voler dare per certa una notizia del genere bollandola per certa. Supponiamo però che sia tutto vero, e che quindi di fatto Seedorf sia ormai ai margini della rosa del Milan, con un contratto che tra l'altro scadrà a giugno e difficilmente in una situazione del genere rinnoverebbe. Ecco, in questo contesto così disegnato, Massimiliano Allegri avrebbe dimostrato a tutti (me per primo), ancora una volta, di essere un tecnico con due palle così e di aver capito che l'olandese e il giocoliere rispedito in Brasile costituivano le due principali palle al piede di questo Milan che marcia spedito verso un'annata da protagonista.

Ho scritto di Milan spesso, in passato, e non facevo altro che ripetere quanto fosse importante per questa squadra cambiare aria, mandare a casa gente che ormai oltre ad avere un certo peso nello spogliatoio, faceva del fancazzismo a tutto campo una nuova idea di calcio. Tutta roba che ad esempio Ancelotti (quello che "preferisce la coppa", anche se non si è mai capito se parlasse del salume o della Champions) non ha mai colto, attaccandosi morbosamente ai suoi senatori e mandando così un talento come Gourcouff a Lione pur di non rischiare che il suo Seedorf si prendesse di malinconia.

Allegri invece, dopo essersi presentato a Madrid con una formazione ai limiti dell'incoscienza (Pirlo-Seedorf-Gattuso, con Ronaldinho a cazzeggiare più avanti) ha fatto pian piano le sue scelte, spesso nette, riscuotendo consensi e ottendendo risultati che per adesso premiano il suo lavoro.

Certo, qualora dovessero precipitare le cose durante la stagione, le vedove dei due "epurati" comparirebbero prontamente, pronte a crocifiggere in sala mensa il tecnico reo di aver tolto due fuoriclasse a questa squadra così bisognosa degli elastici e delle veroniche a tutto campo. Questo però è da mettere in conto, visto che in questo mondo sono in tanti a saltare e scendere dai carri con prontezza felina, al solo scopo di poter sempre contestare chi ha fallito e idolatrare chi invece, buon per lui, ha azzeccato tutto.

Per il momento, comunque, Allegri studia da idolo. E se a maggio porterà a casa anche dei trofei, il processo potrà dirsi ufficialmente concluso.

26 gennaio 2011

Da zero a dieci: immenso Di Vaio, Zarate e Dias da censura


VOTO 10 - MARCO DI VAIO Il Bologna naviga in cattive acque a livello societario, ma lui continua dritto per la sua strada: il gol. Serpentine, tiri da fuori, o zampate da predatore d'area, non fa differenza: a 34 anni suonati, Di Vaio la butta sempre dentro. Con la doppietta alla Lazio adesso fanno 14, con il traguardo dei 20 gol stagionali assolutamente a portata di mano. E' l'anima di un Bologna quasi commovente, e il suo voto non è minimamente intaccato dalla mezza rissa nel finale con Zarate: al suo posto, una manata a quell'idiota gliela avrei data anch'io. Highlander.

VOTO 9 - FRANCESCO GUIDOLIN L'Udinese schianta l'Inter superando brillantemente l'ennesimo esame di maturità, e dietro questa splendida realtà c'è la mano di un tecnico sottovalutato e capace come pochi. Pozzo non lo ha esonerato dopo le prime 5 giornate avare di punti (solo uno), lui adesso lo ripaga con una squadra che va a mille e che è un piacere guardare: e i prezzi dei gioielli bianconeri lievitano.. Stratega.

VOTO 8 - EZEQUIEL LAVEZZI A Bari il Napoli nel complesso non incanta, lui sì. Procura con caparbietà la punizione da cui nasce l'1-0, che lui stesso segna con un favoloso colpo di tacco, poi nel finale serve a Cavani la palla del 2-0 che chiude definitivamente la gara. Magari il 10 che fu di Maradona è troppo anche per il Pocho, che però con il suo 22 può fare sognare un'intera città. Genio della lampada.

VOTO 7 - ZLATAN IBRAHIMOVIC Una tassa. Segna un gol (splendido) e mezzo, entra in tutte le azioni d'attacco e svaria spesso, andando a collocarsi sempre nella posizione migliore per assecondare il suo talento. Non sarà l'uomo che vince da solo le Champions, ma per vincere la serie A uno così basta e avanza. Imprescindibile.

VOTO 6 - GIAMPIERO VENTURA Il suo Bari affonda come il Titanic, subisce caterve di gol ed un espulsione a partita (quasi), senza contare un'infermeria che va svuotandosi solo adesso. Eppure lui è sempre pacato, positivo, mai sopra le righe. Retrocederà, ma con stile. Gentleman.

VOTO 5 - GIAMPAOLO PAZZINI Va bene che senza Cassano è tutto più difficile, va bene che l'annata scorsa fu irripetibile, ma il Pazzo è lontano parente del bomber implacabile ammirato finora a Genova. L'errore contro la Juve è di quelli imperdonabili: alla Samp quest'anno mancano soprattutto i suoi gol. Inceppato.

VOTO 4 - SINISA MIHAJLOVIC La sua Viola ne ha passate di tutti i colori quest'anno, tra infortuni e problemi di gestione (Mutu), ma lui (partito con l'obiettivo Champions) finora non ha dato uno straccio di gioco a questa squadra. Miracolato col Brescia, graziato da Di Michele domenica: non ci fosse Gila, probabilmente sarebbe già stato silurato. Sembra aver smarrito la verve che lo contraddistingue. Spaesato.

VOTO 3 - LUCA CASTELLAZZI Non ne prende una neanche per sbaglio per oltre un'ora, e quando inizia a parare serve solo a contenere i danni. Un mezzo disastro con l'auto-traversa sullo 0-0, un disastro completo invece sulle reti di Zapata e Domizzi, mentre sulla punizione di Di Natale non sembra affatto irreprensibile. Se Leonardo avesse messo tra i pali uno spaventapasseri, probabilmente il risultato per i suoi sarebbe stato migliore. Calamità.

VOTO 2 - LUIGI DELNERI Per non infierire ulteriormente, si rimandano i lettori al post di ieri. Oppure a questo articolo di Marco99, il cui titolo mi ha fatto sbellicare dalle risate. Dico solo che a quanto pare dopo l'intervista post-partita il tecnico ha dovuto sottoporsi ad un controllo anti-doping straordinario, i cui esiti verranno comunicati a giorni. Scopritore di universi paralleli.

VOTO 1 - ANDRE' DIAS Forse il giovane Ramirez gli ricorderà qualcuno che da piccolo lo picchiava, altrimenti non si spiegherebbe il trattamento riservato all'uruguaiano del Bologna. Prima un pugno al petto in piena area di rigore su azione di corner, poi una manata (involontaria?) che procura al ragazzo una frattura zigomatica, infine l'intervento assassino che per poco non spacca una tibia al malcapitato trequartista (che se la cava con un taglio). L'espulsione arriva forse troppo tardi, elementi del genere andrebbero appiedati per almeno 5 giornate come monito. Picchiatore.

VOTO 0 - MAURO ZARATE Non è nè Messi, nè Cristiano Ronaldo, nè Rooney, eppure si atteggia come se fosse chissà quale fuoriclasse incompreso. Come se non bastasse la sua presenza impalpabile in campo, genera il parapiglia finale lanciando il pallone addosso a Rubin, accendendo una mezza rissa. Dopo una gara irritante, non è strano che alla fine avesse anche le energie per combinare certe idiozie. Sbruffone.

25 gennaio 2011

Campionato aperto? Certo, come no..


Qualche tempo fa scrissi un articolo in cui esternavo tutte le mie perplessità riguardo il tanto decantato equilibrio di questo campionato, un campionato che, come ho più volte ho affermato, a mio parere rischia di essere stravinto da un Milan non eccezionale, ma semplicemente superiore ad una concorrenza che, tanto per usare un eufemismo, è poco credibile.

Certo, a meno che non vogliamo considerare come titaniche imprese le vittorie del Napoli a Bari e della Roma all'Olimpico contro il Cagliari, o sminuire catalogandola alla voce "serate no" la fragorosa caduta dell'Inter a Udine, magari dando un seguito alla follia incontrollata di Delneri che considera la sua Juve la squadra migliore del campionato. Ecco, se facciamo tutto questo, allora è un campionato apertissimo. Se guardiamo con obiettività i valori espressi in campo, allora il discorso magari cambia un tantino.

Ieri sera il Milan sceso in campo contro il Cesena non ha fatto di certo stropicciare gli occhi, ma ha portato a casa la gara senza troppe difficoltà come era lecito aspettarsi visto il valore dell'avversario, tra l'altro provato da un ciclo terribile che gli ha visto affrontare in 7 giorni tre delle grandi del campionato. Ibrahimovic a questi livelli è un giocatore che fa la differenza, e se a lui sommiamo un Cassano a mezzo servizio che dispensa assist come se nulla fosse e un Robinho sempre più calato nel ruolo di trequartista si capisce bene quanto poco basti a questa squadra per riuscire a sbloccare una partita. Nonostante infortuni in serie, a cui si sono aggiunti Gattuso e Nesta oltre ai vari Pirlo, Flamini, Boateng, e Seedorf, anche se l'assenza di quest'ultimo francamente fatico a considerarla come un malus.

Napoli e Roma con le loro vittorie sono rimaste rispettivamente a 4 e 6 punti dalla vetta, ma da qui a ritenerle capaci di strappare lo scudetto ai rossoneri ci passa parecchio. Gli azzurri a Bari ringraziano un grande Lavezzi, i giallorossi del filastroccaro che "in tempesta non perde la testa" giocano una gara di ordinaria amministrazione contro il Cagliari, ottenendo forse più di quanto il campo avesse rispecchiato. Vincere due gare del genere, però, in termini di credibilità non vuol dire assolutamente nulla se non che giallorossi e azzurri rimangono in questo momento in scia, sperando che qualcosa là davanti si muova.

Chi non si muove, anzi indietreggia, è l'Inter. Anche qui comunque c'è poco da sorprendersi, perchè la disfatta di Udine se non era scritta era comunque ampiamente preventivabile per chiunque avesse visto con attenzione Inter-Cesena. Un'Inter come quella vittoriosa a fatica coi romagnoli, riproposta a Udine contro la squadra più in forma del campionato senza Milito andava al massacro, e così effettivamente è stato: errori di Castellazzi a parte, non c'è mai stata partita. E torna d'attualità il problema della rosa priva di alternative già esternato da Benitez più e più volte: Leonardo sarà stato meno diretto, ma anche per lui voltarsi e vedere che in attacco c'è da pescare solo Biabiany perchè Pandev è già in campo a farsi ridere dietro è dura. Viene così annullato il potenziale -3, e la squadra di Leonardo adesso, bene che vada a Firenze, potrà portarsi solo a sei lunghezze dai cugini. Discorso relativo anche questo, comunque: con questa rosa, e senza rinforzi adeguati che difficilmente si potranno pescare a gennaio nell'ultima settimana utile di mercato, ambire ad una stagione di successi è una chimera.

La Juventus, dal canto suo, a Genova ha sprecato una buona occasione per continuare a prendersi in giro parlando di scudetto. Delneri, visibilmente emozionato dalla strepitosa prestazione dei suoi (o più probabilmente sotto l'effetto di qualche narcotico) è addirittura uscito allo scoperto snocciolando quella che entra di diritto nell'olimpo delle vaccate dell'anno: "sono ancora convinto che la mia squadra sia la migliore del campionato", ha detto. Essere convinti è sempre importante, ma in questo caso sarebbe ancora più importante rendersi conto che una squadra priva di campioni difficilmente può arrivare a portare a casa titoli a maggio. E questa Juventus, a parte un Del Piero a fine carriera e un Krasic estenuato da 10 mesi ininterrotti di calcio, di campioni non ne ha neanche mezzo.

In uno scenario così desolante, vedere un Milan lì in testa con soli 4 punti di vantaggio è quasi una sorpresa. Se però pensiamo al tunnel da cui sono appena usciti praticamente illesi i rossoneri, la mia impressione è che per la fuga manchi davvero poco. A chi è di bocca buona consiglio comunque di vedere uno sport simile al calcio, lo gioca ogni settimana una squadra blaugrana ed è un perfetto antidoto allo strazio domenicale: funziona, ve lo assicuro.

19 gennaio 2011

Da zero a dieci: Zanetti nella storia, disastro Eduardo


Inauguro questa settimana una rubrica che avrei voluto lanciare già da tempo, e che pur non essendo originalissima rispecchierà comunque il mio punto di vista sulla giornata calcistica, settimana per settimana. Ho deciso di chiamarla "Da zero a dieci", e non sarà altro che una hit parade settimanale su cui poi conto di avere i vostri feedback, sempre preziosi.

VOTO 10 - JAVIER ZANETTI 519 gare fa, il capitano dell'Inter era poco più di un promettente ragazzo che faceva il salto dal Banfield al campionato (a quel tempo) più bello del mondo assieme ad Avioncito Rambert. Del secondo si sono perse le tracce, mentre Javier adesso è in assoluto una leggenda vivente: record di presenze di Bergomi eguagliato nella gara con il Bologna e presto superato, una carriera da stakanovista e, dopo una quantità innumerevole di bocconi amari, anche da vincente. Immortale.

VOTO 9 - ZLATAN IBRAHIMOVIC Un gol come il suo vale da solo il prezzo del biglietto, e forte è la sensazione che senza di lui questo Milan avrebbe diversi punti meno degli attuali 41. Trasforma un lancio alla spera-in-dio della difesa in un gol che sarebbe potuto essere pesantissimo: se poi in area di rigore nessuno si cura di Olivera, non è certo colpa sua. Fondamentale.

VOTO 8 - UDINESE Avevano iniziato come peggio non si poteva, con 4 sconfitte in 4 partite. Adesso sono una macchina da gol, che gioca un calcio divertente e che affronta ogni avversario a viso aperto. Il poker servito al Milan non è servito per portare a casa i tre punti, quello al Genoa sì: Di Natale è tornato scintillante, e tanti dei gioielli a disposizione dell'ottimo Guidolin sono appetiti da mezza Europa. Occhio a questa mina vagante, possono sorprendere ancora. Rivelazione.

VOTO 7 - ALESSANDRO DEL PIERO La Juventus contro il Bari non incanta, ma la sua splendida punizione è una gioia per gli occhi. Non ci si può certo attendere ancora il Del Piero degli anni migliori della sua carriera, l'età avanza e non fa sconti a nessuno, ma nell'emergenza che ha colpito il reparto offensivo bianconero si può sempre contare su di lui. Redivivo.

VOTO 6 - WALTER MAZZARRI Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. Il suo Napoli pareggia in modo scialbo contro la Fiorentina al San Paolo, ma secondo lui "è mancato solo il gol" e "la squadra non è stata fortunata". Considerando che il fattore C finora gli ha sorriso spesso e volentieri, almeno questa poteva risparmiarsela. Cabarettista.

VOTO 5 - MASSIMILIANO ALLEGRI Il Milan arranca, e la sua gestione dei cambi a disposizione sta toccando livelli ancelottiani. Settantadue minuti per sostituire un Pato inesistente con Cassano, secondo cambio a tempo scaduto con Yepes che rileva Flamini, mentre il terzo cambio forse non sa che può farlo, perchè altrimenti lo farebbe. Qualcuno lo avverta, e gli faccia notare che senza il golletto di Strasser a Cagliari e il pari di Ibra a tempo scaduto con l'Udinese, a quest'ora i rossoneri avrebbero tutte le concorrenti addosso. Bello addormentato.

VOTO 4 - CLAUDIO RANIERI Problemi con Totti dopo i famosi 4', problemi con Vucinic che addirittura rischia la cessione. Gestione del gruppo approssimativa, troppi musi lunghi e probabilmente poca chiarezza da parte sua, altrimenti non si spiega come nessuno accetti con serenità le sue scelte. E questo è solo uno dei motivi per cui non vincerà mai nulla. Abbacchiato.

VOTO 3 - PASQUALE MARINO Tanta fatica per nulla. Il suo Parma vince 4-1 a Torino, dando un calcio alla crisi, poi viene sbeffeggiato in casa dal Cagliari e battuto a Brescia, perdendo così due scontri diretti fondamentali. Rimasto in dieci, toglie Crespo e così annulla tutto il potenziale offensivo dei suoi, che gettano la spugna senza neanche provare a reagire. Autolesionista.

VOTO 2 - ZAMPARINI Il Palermo è stato certamente danneggiato, ma il dossier presentato alla federazione sinceramente fa ridere i polli. A Cagliari i rosanero hanno fatto pena, e questo non c'è nessun arbitraggio che possa metterlo in discussione. Parlasse di meno e lasciasse in pace il suo allenatore, forse le cose andrebbero meglio. Vulcanico.

VOTO 1 - MASSIMO PACI La sua entrata assassina lascia il Parma in 10 e getta le basi per una sconfitta pesante, sul campo di una diretta concorrente per la salvezza. Le quattro giornate di squalifica forse sono eccessive, ma certi interventi sono da bollino rosso e punirli severamente può solo fare bene. Appiedato.

VOTO 0 - EDUARDO In fondo non è tutta colpa sua. La colpa è di chi lo ha preso, di chi lo faceva giocare prima e di chi lo fa giocare adesso. Danni su danni, due gol regalati all'Udinese con uscite che nemmeno in serie D le vedi, e una insicurezza generale ad ogni pallone toccato che mina anche la tranquillità del reparto difensivo. Perchè non è bello giocare sapendo che prima o poi il tuo portiere farà la vaccata, non è bello per niente. Inaffidabile.

16 gennaio 2011

Storari, che c'è sotto?


Qualcosa sotto c'è. Per forza, perchè altrimenti reazioni e comportamenti del genere non si spiegherebbero in alcun modo.

Dunque, vediamo un pò. Storari, ottimo portiere reduce da un'annata più che positiva con la Sampdoria, firma un contratto triennale con la Juventus, squadra dove milita quello che è da anni e continua ad essere anche oggi il miglior portiere in circolazione, ovvero Gigi Buffon. Il serio infortunio del numero 1 bianconero, che decide di andare sotto i ferri per eliminare la sua ernia del disco, rende automaticamente il nuovo arrivato il titolare indiscusso tra i pali, ma chiaramente è una titolarità a tempo con scadenza gennaio 2011. Almeno, così pareva a tutti.

Succede invece che, dopo tre mesi giocati quasi sempre ad alti livelli, Storari prenda malissimo la decisione di Delneri di buttare nella mischia Buffon già nella partita di coppa Italia di giovedì contro il Catania, retrocedendo a riserva il portiere romano con effetto praticamente immediato, e come conseguenza chieda la cessione già per il mercato di gennaio. Vista così sembra pura follia, quella dell'ex portiere di Milan e Messina, perchè credo fosse assolutamente prevedibile il ristabilimento delle gerarchie una volta tornato il vero titolare, e che quindi ci fosse ben poco da sorprendersi nel vedere applicata una soluzione dal punto di vista qualitativo assolutamente legittima (Storari ottimo, ma Buffon è sempre Buffon).

Probabilmente, quello che ha fatto imbestialire Storari va ricercato altrove. E magari nelle parole del suo stesso tecnico, che fino a poco più di un mese fa diceva più o meno così:

"Come cambieranno le gerarchie dei portieri quando tornerà Buffon? Non ci sono gerarchie, e non ci saranno. Buffon giocherà se dimostrerà di essere il migliore del mondo. Ma lasciare fuori Storari per come sta giocando è difficile.."

Chissà, magari per Storari era una sorta di investitura, e pensava davvero di potersela giocare anche se invece non c'è mai stata partita. O forse bisogna andare ancora più indietro, e cioè a questa estate, quando magari dietro l'ingaggio del portiere romano c'era stata anche qualche parolina sulla possibile cessione di Buffon, cosa poi non avvenuta. Tutte supposizioni le mie, ovviamente, ma di sicuro qualcosa dietro la reazione di Storari deve esserci.

Emblematica la dichiarazione "a 34 anni non vorrei stare in panchina, ma continuare a giocare: se alla Juve non ci fosse la possibilità di farlo, valuterei la situazione con serenità": cioè, il tuo obiettivo è giocare, e vai in una squadra dove sai che davanti hai un monumento inattaccabile? Un pò come se Castellazzi iniziasse ad avanzare pretese una volta ristabilitosi Julio Cesar. Probabilmente Storari pensava di giocare davvero, e tanto, anche perchè forse è quello che gli è stato fatto credere. E adesso che da un giorno all'altro la porta bianconera non è più la sua, è pronto ad alzare i tacchi e andarsene.

Si parla di Arsenal, si parla addirittura di Inter. A quanto pare, c'è il serio rischio che la vicenda finisca in maniera decisamente molto poco elegante..

08 gennaio 2011

Dov'è l'anti-Milan?


Ero convinto già ben prima di ieri che questo campionato fosse saldamente nelle mani del Milan, e chiaramente dopo ieri non posso che esserlo ancora di più. La squalifica di Ibrahimovic, gli infortuni di Pirlo e Nesta sembravano il preludio ad un possibile, nuovo passo falso della capolista sul difficile campo di Cagliari, con le altre inseguitrici pronte ad approfittarne per saltargli alla gola.

E invece, come spesso accade quando l'annata è di quelle giuste, succede l'esatto opposto: i rossoneri al Sant'Elia soffrono maledettamente, rischiano di capitolare prima col palo colpito dai rossoblù e poi con il regalo di Abbiati a Nenè (che spreca sciaguratamente), e mettono a segno il match-point col giovanissimo Strasser (in lieve offside) buttato nella mischia al posto dell'infortunato Gattuso. Con la Lazio bloccata a Genova, la Juventus travolta all'ora di pranzo dal Parma, e il Napoli battuto nel posticipo dall'Inter, la vittoria vale doppio e dà il via a quella che se non è una fuga vera e propria, è senz'altro un allungo importante.

Il punto, come ho detto più volte, non è il valore reale di questo Milan, squadra che ieri pur vincendo ha dimostrato che di fronte a una defezione importante come quella di Ibrahimovic non ha per il momento contromisure da proporre. Il punto è che le avversarie della squadra di Allegri erano e continuano ad essere poco credibili come candidate alla vittoria finale, e la sensazione è che l'unica squadra potenzialmente in grado di contrastare la leadership rossonera è l'Inter di Leonardo, ovviamente nel caso in cui riuscisse ad infilare un filotto di vittorie tale da alleggerire il gap attualmente pesante che la separa dalla vetta. Certo, anche la Roma è lì ed ha un organico che può dire la sua, ma i giallorossi non mi hanno mai convinto appieno e ieri senza le nefandezze arbitrali forse avrebbe alzato bandiera bianca in casa contro un ottimo Catania.

Lazio e Napoli? Buone squadre, ma lo scudetto è un'altra cosa. La differenza tra Reja e Mazzarri è che mentre il primo probabilmente è al corrente di questa cosa, il secondo si è fatto ubriacare da titoli e titoloni sulla famosa zona che porta il suo nome e che ha fruttato parecchi punti a pochi secondi dal fischio finale, finendo col credere davvero alla possibilità di centrare il bersaglio grosso ed iniziando a sentire pure lui il "rumore dei nemici", come quel portoghese da lui tanto disprezzato e che al suo cospetto ha vinto robetta.

La Juventus, che aveva la possibilità di agganciare il secondo posto e rimanere quantomeno a -5 dalla vetta, è caduta rumorosamente in vecchi vizi che gettano nuove ombre sul futuro di questa squadra e sulle sue reali potenzialità. Il tonfo contro il Parma, firmato da due ex bianconeri come Giovinco e Palladino (sicuri che non servivano a questa squadra?) e da uno che quando vede Juve si esalta come Crespo mette a nudo tutti i limiti di una squadra che ancora forse non è pronta per fare il passo in più, visto che di occasioni per una svolta ne ha avute già diverse fallendole praticamente tutte (vedi Chievo). La perdita di Quagliarella (crociato rotto, stagione finita) poi è una perdita pesantissima, in un reparto già messo malissimo e che fondava tutte le sue speranze proprio sull'attaccante napoletano.

Se Cassano ci ha stupito con le Cassanate, anche Felipe Melo evidentemente merita che le sue gesta vengano etichettate sotto un nome simile: la scarpata a Paci è un gesto sconsiderato e assolutamente fuori luogo, a ribadire il concetto che chi nasce rotondo difficilmente può morire quadrato. L'inaffidabilità di questo centrocampista lo rende inadatto a certi livelli, perchè è impensabile affrontare ogni gara con una spada di Damocle pendente sulla testa della squadra. A proposito di brutte abitudini, devo dire che anche Krasic ne sta prendendo una tutt'altro che simpatica: ha scambiato l'area di rigore per una piscina, e questo non va bene anche perchè già una volta la bravata gli è costata due giornate di squalifica.

Insomma, non credo che il campionato sia chiuso in senso assoluto, c'è ancora troppo da giocare. Credo però che non ci sia al momento una squadra che sia capace di andarsi a prendere lo scudetto, e senza una vera anti-Milan è difficile pensare ad un campionato che non si tinga di rossonero. Certo, siamo solo a gennaio e gli scenari possono ribaltarsi, ma la mia idea per il momento rimane quella. Domani è già campionato, staremo a vedere..