27 giugno 2010

Mata, una giocata pazzesca!

Qualità da vendere, nel ritiro della Spagna. Dopo esserci depressi guardando la nostra nazionale uscire mestamente dalla competizione, ecco un video direttamente dalla sessione di allenamento delle "Furie Rosse", in cui Juan Manuel Mata, trequartista del Valencia, durante un torello effettua un tunnel pazzesco a Raul Albiol. Era solo un allenamento, ma la giocata è da vedere, rivedere, e rivedere ancora.

26 giugno 2010

Lippi-bis, un disastro "quasi" annunciato..


A due giorni dalla disfatta della nazionale di Lippi contro la Slovacchia, non mi voglio lanciare in una sfrenata esaltazione di Cassano, Balotelli, Miccoli e Borriello, perchè innanzitutto sarebbe troppo facile, e poi non c'è la controprova che inserendo qualcuno dei sopracitati il prodotto offerto dagli azzurri sarebbe stato migliore.

Continuo a pensare che Cassano in Sudafrica dovesse andarci, che aver portato Gattuso e non Ambrosini sia stato uno scandalo, e che se vuoi far giocare Marchisio alla Perrotta tanto vale portarti Perrotta, che a quanto mi risulta era italiano nel 2006 e lo è ancora anche a distanza di quattro anni. Ma parliamo di chi c'era.

Lippi nel 2006 ha vinto perchè, oltre a disporre di ben altro materiale, era riuscito a creare un gruppo solido e compatto, cosa che evidentemente in Sudafrica non è riuscita. Era chiaro che questa nazionale, tra le più scarse dell'intera storia azzurra (al confronto quella del 2002 del Trap era il Brasile di Pelè e Rivelino) anche a causa dell'inesistente ricambio generazionale in alcuni ruoli chiave, non avrebbe potuto bissare Germania 2006, e questo credo fosse chiaro a tutti.

Certo è che, pur con tutti i suoi limiti, questa Italia anche senza Pirlo e Buffon avrebbe dovuto passare senza problemi con almeno 6-7 punti un girone che, tolto l'ostico Paraguay, aveva in Nuova Zelanda e Slovacchia due formazioni ampiamente alla sua portata. E invece, sempre sotto di un gol e mai in vantaggio, sempre bucati da attacchi non certo di livello mondiale, mai capaci di imbastire una manovra degna di tal nome e appigliati solo al caso e alla dea bendata, che stavolta si è guardata bene dal dare una mano dopo l'eccesso di lavoro del 2006. E di tutto questo, la colpa maggiore non può che essere del timoniere, quel Marcello Lippi che con le sue scelte cervellotiche e i continui stravolgimenti tattici ha creato soprattutto tanta, tanta confusione.

Non mi ero sbagliato nella previsione pre-Slovacchia, quando dissi che con un pareggio saremmo passati, visto che difficilmente la Slovacchia avrebbe battuto il Paraguay. Questo significa che per passare un girone dal coefficiente di difficoltà pari a zero, sarebbero bastati 3 punti: attenzione, non 3 punti contro gli slovacchi, ma 3 punti in 3 partite, cosa che non sarebbe stata sufficiente in nessun'altro degli 8 gironi. Eppure non ci siamo riusciti, con l'onta ulteriore di un ultimo posto che calpesta la dignità sportiva di chi ancora si fregiava del titolo di "campione del mondo".

Vincere il raggruppamento significava giocarsi gli ottavi contro il non certo temibile Giappone (anche se scommetto che contro Cannavaro e Chiellini anche Honda sarebbe sembrato David Villa), con un possibile approdo ai quarti di finale che sarebbe stato già una sorta di vittoria per una squadra qualitativamente non all'altezza delle favorite. Era il minimo sindacale per ricevere applausi, invece adesso c'è spazio solo per fischi e pernacchie.

Ma torniamo alle scelte di Lippi. La formazione scesa in campo nella gara decisiva contro gli slovacchi non aveva nè capo, nè coda: giocarsi il passaggio del turno con quel che resta di Ringhio Gattuso (dopo un anno a scaldare la panchina) in mezzo al campo, già gettava le basi per la debacle: tutto questo epurando Marchisio, il trequartista che trequartista non è.

Inoltre, si era parlato tanto dell'innesto di Maggio al posto di un Criscito timido seppur diligente, in modo da avere più spinta sulla destra, con Zambrotta dalla parte opposta. Opzione interessante, e che a mio parere andava impostata fin dall'inizio: ovviamente, poi in campo Maggio ci è andato solo come soluzione della disperazione, e tanti saluti alla spinta sulle fasce e ai bei propositi della vigilia.

Infine, che dire di Pepe: tanto mobile, quanto inutile. Eppure sempre in campo, escludendo il secondo tempo contro la Nuova Zelanda, per cui tra l'altro si è pure arrabbiato. Ha fatto più Quagliarella in mezz'ora di Pepe in tre gare, ma a quanto pare a Lippi tutto quel movimento senza costrutto del neo-juventino piaceva, e così nonostante la sua pochezza tecnica è diventato un intoccabile.

Il Lippi-bis, conti alla mano, si è rivelato una sciagura: dopo la fugace apparizione nella Confederations Cup, sbattuti fuori da Egitto e Usa, il ritorno in Sudafrica è stato peggiore. E intanto, i colori azzurri dopo l'exploit di quattro anni fa, continuano a collezionare figuracce in serie, alimentando un trend che adesso Cesare Prandelli sarà chiamato a invertire. Perchè si può perdere, si può essere eliminati, ma non così.

22 giugno 2010

Italia, che tristezza..


Fare processi a Lippi dopo la pietosa prestazione contro la Nuova Zelanda sarebbe troppo semplice, ma non per questo completamente sbagliato. Prima della gara con gli oceanici si discuteva tra i soliti geni della Rai di quanti gol avremmo dovuto fare per metterci tranquilli in vista dell'ultima giornata: come quando si parlava di Brasile-Corea del Nord, chi diceva tre, chi quattro, ma nessuno che prendeva in considerazione la possibilità che non si facesse bottino pieno contro una delle cenerentole del torneo.

Poi leggi la formazione, vedi i primi 10 minuti, e il dubbio ti viene. Una squadra slegata, priva di raziocinio, che non riesce a creare una palla gol una e che qualitativamente è forse una delle più scarse della storia azzurra. L'ottimismo ci sta, la follia molto meno, e a chi accampa paragoni con l'Italia dell'82 dico di svegliarsi, andare in bagno e sciacquarsi la faccia con acqua abbondante, perchè qui di Tardelli, Gentile, Graziani, Rossi, Cabrini, Scirea e Collovati non ce ne sono.

C'è un Pepe che si danna come un ossesso, ma che è di una pochezza tecnica imbarazzante, e che si permette di fare il risentito quando viene richiamato in panchina perchè si sente un titolare, quando è palese che uno così se fosse nato in qualsiasi altro paese dell'elitè europea sarebbe stato su una spiaggia a prendere il sole. C'è un Quagliarella che esce dal campo scuro in volto, quando dovrebbe ringraziare san Gennaro per esserci, in Sudafrica, visto che al posto suo sono stati mandati a casa Borriello e Rossi (specie quest'ultimo, senza un motivo apparente).

Il progetto gruppo, riuscito alla grande nel 2006, sta naufragando inesorabilmente, anche perchè 4 anni fa si disponeva di ben altro materiale umano. Zambrotta, Cannavaro e Grosso ai massimi storici, un Buffon in forma smagliante, un Pirlo da pallone d'oro, Camoranesi, Toni, Del Piero e lo stesso Totti con 4 anni in meno e con una gran voglia di spaccare il mondo. Non eravamo forse i migliori in senso assoluto, ma ce la potevamo giocare con tutti, nessuno escluso.

Oggi assistiamo ad un'accozzaglia di cavalli bolsi e mezze cartucce messe assieme in un melting pot che sta dando come unico risultato quello di non riuscire a guardare una partita senza imprecare e rassegnarsi alla pochezza di quella che è la nazionale campione del mondo in carica.

Lippi dice che a casa non ha lasciato fenomeni che avrebbero potuto alterare il corso degli eventi, e quindi in sostanza il prodotto nazionale è questo, piaccia o non piaccia agli italiani. Quello che mi chiedo io è: può una persona dotata di un briciolo di intelletto calare la testa di fronte ad una argomentazione simile?

D'accordo, a casa non è rimasto nè Messi, nè Ronaldo, nè Rooney, ma personalmente ritengo che ad esempio Ambrosini, strepitoso col Milan quest'anno, sarebbe servito molto più di un Gattuso che a questa squadra non serve davvero a una beneamata. Così come ritengo che Cassano (sì, il nodo della questione alla fine è lui) e Rossi al posto di Quagliarella e magari di un inutile Camoranesi avrebbero donato alla squadra un valore aggiunto che certamente questa nazionale non possiede. E Maggio, che in Sudafrica c'è ma scalda la panchina? A Napoli ha arato la fascia per una stagione intera, qui è fuori dagli undici titolari e chissà se giocherà qualche minuto. Io sinceramente non vedo di meglio come esterno di centrocampo in un 4-4-2.


Il bello è che in tutto questo, tecnicamente potrebbe bastare anche un pari per passare il turno. Se con la Slovacchia faremo un punto, e il Paraguay farà meglio di noi battendo come da copione la Nuova Zelanda, passeranno i sudamericani con 7 e noi con 3 punti. Ci sarebbe da vergognarsi, ma il turno lo avremmo comunque passato, andando a ficcarci tra le fameliche fauci di un'Olanda che ci è superiore sotto tutti, e dico tutti i punti di vista.

Nel calcio non si sa mai, però che tristezza veder giocare questa nazionale..

20 giugno 2010

Sudafrica 2010, solo vuvuzelas e Jabulani?


Diamo tempo a Sudafrica 2010 per stupirci, ci mancherebbe altro. Il giudizio sulla manifestazione iridata però, almeno per adesso, non si avvicina nemmeno lontanamente alla sufficienza striminzita, e probabilmente per questo dobbiamo ringraziare i ritmi sempre più indiavolati che rendono le stagioni calcistiche delle vere e proprie maratone, alla fine delle quali i calciatori arrivano cotti e stracotti.

Doveva essere il mondiale delle "grandi sugli scudi", e della figuraccia azzurra di fronte al mondo intero. La verità è che, indipendentemente da quello che i nostri saranno capaci di fare laggiù, ci sono formazioni molto più decantate che stanno letteralmente vedendo i sorci verdi, facendo ammattire gli scommettitori e demolendo le certezze di una competizione che mai come quest'anno sembra non dare la minima indicazione su chi potrebbe essere davvero il vincitore finale.

Nelle mie analisi pre-mondiale vedevo la Spagna come super-favorita, seguita a ruota da Brasile e Argentina. Vinto il complesso da prestazione che attanagliava da sempre le furie rosse, e considerando la squadra letteralmente perfetta che si ritrovano, non credevo che potessero avere il benchè minimo problema all'impatto col grande evento. E invece, all'esordio si è vista la solita, vecchia Spagna di Caminero e Raul: narcisista, poco concreta, inconcludente. E' bastata la piccola, organizzata Svizzera per far spostare il piano inclinato su cui sarebbero dovuti scivolare gli iberici, che adesso non possono più sbagliare un colpo. E se con l'Honduras i 3 punti dovrebbero arrivare senza troppi patemi, col tosto Cile sarà già spareggio. Magari con Fabregas e Torres in campo, anzichè in panchina (che invidia).

Il Brasile di Dunga all'esordio avrebbe dovuto sommergere di reti la Corea più scarsa, quella del Nord che nel 1966 ci inflisse la più grande delusione sportiva che la mente umana ricordi. In studio Rai, nell'immediato prepartita, nei pronostici si oscillava dal 4-0 al 7-0: troppo forti i verdeoro, troppo scarsi gli asiatici, dicevano. In campo si è visto altro, però: un Brasile con in campo Kakà, Elano, Robinho, Luis Fabiano (una vera sciagura), Maicon, e altri giocolieri vari si è letteralmente impantanato contro una Corea organizzata e mai timorosa, salvandosi grazie a un cross sbagliato di Maicon e ad una invenzione di Robinho (finalizzata da Elano). Nel finale, anche l'onta del gol coreano ha contribuito a macchiare una serata in cui da salvare ci sono stati solo i 3 punti.

Chi invece finora non sta sbagliando un colpo è l'Argentina di Maradona, che con la sua batteria di fuoriclasse è già agli ottavi di finale. Diego nelle vesti di ct continua a essere fuori luogo, ma con quella squadra già riuscire a fare gruppo è più di metà lavoro, perchè quando davanti hai gente come Messi-Higuain-Tevez-Milito-Aguero gli dei del calcio non possono che sorridere, e per adesso anche la difesa a 4 con 4 centrali difensivi passa in secondo piano. Fino ai quarti, la strada della Selecciòn sembra spianata.

Altre grandi delusioni le stanno regalando Inghilterra e Francia. Gli inglesi, arrivati in Sudafrica tra le favorite, in due partite hanno raccolto altrettanti punti mostrando un gioco soporifero, una difficoltà cronica a creare occasioni da gol e una carenza qualitativa che forse il grande girone di qualificazione aveva nascosto abilmente. Se Rooney, Lampard e Gerrard non girano a regime, è notte fonda per i leoni, e se nella gara con gli Usa si può imputare tutto a Green, contro l'Algeria la prestazione è stata imbarazzante e senza il benchè minimo attenuante: se adesso Capello non batte la lanciata Slovenia, sarà una rumorosa debacle.

E passiamo alla Francia di quel genio di Domenech. A dire il vero, i migliori geni sono quelli che hanno lasciato lì un tecnico malvoluto dai suoi stessi giocatori (la cacciata di Anelka ne è solo l'ultima prova), e che ha lasciato a casa giocatori come Benzema e Nasri privando di fatto i galletti di due dei maggiori talenti a loro disposizione. La Francia è stata fin qui assolutamente inguardabile, e contro il Messico ha toccato il fondo: l'eliminazione passa dal pari tra i centroamericani e l'Uruguay, e considerando come i transalpini sono approdati in Sudafrica non ci sarebbe niente di meglio che un gustoso biscottone per offrire alla povera Irlanda la giusta vendetta trasversale. Chissà, magari a Euro2012 ritroveremo ancora lo spocchioso ct francese, non si sa mai..

Tra le possibili outsider troviamo l'Olanda, anche se in questo caso non si tratterebbe di una vera e propria outsider. La squadra di Van Marwijk, che si era già fatta apprezzare per il suo gioco offensivo nelle amichevoli contro Messico e Ungheria, viaggia a punteggio pieno in un girone che comunque riservava qualche insidia. Il gioco spumeggiante che ha contraddistinto gli orange ancora in Sudafrica non si è visto se non a sprazzi, ma la squadra dal centrocampo in su ha un potenziale mostruoso: considerando l'incrocio col girone degli azzurri, sarebbe meglio evitarli, negli ottavi di finale.

Nel complesso, il gioco visto sin qui è stato di livello molto basso. Le squadre appaiono per lo più stanche, e ancora in carburazione nonostante la temperatura stia salendo e i rischi di una sconfitta inizino a lasciare strascichi pesanti. Le conseguenze sono evidenti: gare alla camomilla, giocate sopraffine che si contano sulle dita di una mano, insomma uno spettacolo non certo da leccarsi i baffi.

Speriamo che dalla fase a eliminazione il tasso di spettacolarità si alzi, perchè altrimenti rischiamo di ricordare Sudafrica 2010 solo per le insopportabili vuvuzelas e per quella variabile impazzita chiamata Jabulani..

15 giugno 2010

Italia, un punto che vale..per adesso

Devo dire che riguardo la prestazione dell'Italia contro il Paraguay nell'esordio mondiale i maggiori quotidiani sportivi hanno dato versioni completamente differenti: la Gazzetta dello Sport ironizza sul provvidenziale gol di De Rossi con un titolo ironico "De Rossi Para Guai", il Corriere ci va meno leggero con il suo "Serve più Italia", mentre Tuttosport è addirittura soddisfatto, con l'esclamazione "L'Italia è tosta!".

In generale, la critica riguardo la gara di ieri è letteralmente spaccata: c'è chi ha visto una buona Italia, quantomeno generosa, chi una squadra pessima, senza gioco e con una formazione a dir poco approssimativa, chi impiccherebbe Lippi oggi stesso e chi invece ritiene che stia cavando il sangue dalle rape. Insomma, c'è tutto fuorchè un giudizio unanime, senza contare il fatto che tanta, troppa gente sembra che non veda l'ora che qualcuno ci sbatta fuori, dimenticandosi che questa, nel bene e nel male, è la squadra che rappresenta il nostro Paese.

Dico la mia: la squadra vista contro il Paraguay era qualitativamente imbarazzante, ma si è avuta la dimostrazione che se non altro c'è un gruppo, e non si potrà che migliorare. Certo, da qui a solo pensare di poter ripetere il successo di Berlino ce ne passa, perchè senza fuoriclasse mondiali non se ne vincono, e noi 4 anni fa ne avevamo almeno due: Cannavaro e Buffon, oggi ridotti uno a poco più che un ex-difensore (anche se ieri mi è piaciuto, sono sincero), l'altro a portiere a mezzo servizio che passa da un acciacco all'altro (e a proposito, non si sa se riusciremo a recuperarlo tanto presto).

Riguardo la formazione, bè, che dire: Lippi non avrà per le mani tutto questo gran materiale, ma onestamente quel Marchisio trequartista non si può guardare, così come quello Iaquinta a destra nel tridente offensivo, specie in una serata in cui Gilardino era completamente fuori dal match. Il risultato è stato che il possente attaccante bianconero dirottato in fascia non ha mai saltato un uomo, nè azzeccato mezzo cross, palesando le sue difficoltà in un ruolo in cui tanto valeva puntare su Di Natale. Promosso invece Pepe, quantomeno per il dinamismo e il generosità, anche se il neo-acquisto della Juventus non brilla certo per i suoi piedini fatati. Semaforo verde anche per le prestazioni di Criscito, all'esordio mondiale, Montolivo, ottimo nel ruolo di vice-Pirlo.

Se vogliamo darci degli alibi, possiamo dire che il Paraguay ha fatto una gara scorbutica, trovando il gol grazie ad una dormita colossale della difesa azzurra su un calcio piazzato, alla prima sortita offensiva. La realtà è che l'Italia, pur controllando sostanzialmente le operazioni, non è riuscita a creare granchè lì davanti, e se non fosse stato per lo svarione del portiere sudamericano staremmo qui a parlare d'altro. Questo perchè purtroppo manca del tutto l'imprevedibilità, e guardando al ventaglio di soluzioni offensive a disposizione non c'è tanto da stare allegri.

Qualcosa probabilmente cambierà nelle prossime gare, intanto per adesso la nazionale ha comunque limitato i danni, visto che Nuova Zelanda e Slovacchia hanno pareggiato anch'esse 1-1 e di fatto nel girone degli azzurri non si è mosso nulla, senza contare che l'avversario più ostico (non dimentichiamo che nel girone di qualificazione è arrivato secondo, un punto dietro il Brasile) è stato già affrontato.

Andiamo avanti, questa nazionale probabilmente non trionferà come in Germania, ma personalmente questa avventura la voglio vivere come sempre, tifando per la mia nazionale, comunque andrà. Gufare perchè non piace Lippi o non piacciono le sue scelte è qualcosa che non comprendo, perchè proiettando la cosa a livello di club, mi faccio una sana risata pensando a un interista (per dire) che gufa contro l'Inter in Champions perchè non piace Benitez o non piace il suo modulo, o a uno juventino che si augura lo scatafascio della sua squadra perchè odia Delneri e il suo 4-4-2.

La fede è fede, e allora forza azzurri.

P.S.: ho aperto un forum su google gruppi, se volete iscrivervi c'è già aperta la prima discussione proprio sulla gara di ieri sera. Ecco il link: http://groups.google.it/group/blognelpallone?hl=it

10 giugno 2010

Nasce la nuova Juve: dove può arrivare?


Tra un'Inter sorniona che ha appena dato il via all'era Benitez, ed un Milan che sembra sempre più in una sorta di coma farmacologico autoindotto, chi non sembra avere un attimo di tregua è la Juventus del nuovo corso Agnelli-Marotta-Delneri, che dopo aver chiuso in grande anticipo il discorso legato alla guida tecnica è la più attiva anche sul mercato.

Preso Pepe, quasi preso Krasic, e tanti altri obiettivi all'orizzonte, per consegnare al nuovo tecnico una squadra adeguata alle sue idee di gioco. Tuttosport già da tempo si è scatenato con titoli a 4 colonne nei quali come al solito spara nomi random privi di fondamento (Robben, Aguero, Ribery, calciatori con quotazioni di mercato PAZZESCHE), il Corriere stamattina ha invece buttato giù qualche nome decisamente più verosimile: lo svincolato Joe Cole, lasciato libero dal Chelsea, e quindi appetito da diverse big, il difensore francese Gallas e il terzino transalpino Clichy, entrambi dell'Arsenal, e il bomber bosniaco Dzeko, quotato sui 30 milioni dal Wolfsburg. Senza contare i già ventilati arrivi di Palombo, PazziniMotta e Bonucci.

Tutti ottimi nomi, ma ci sono da sottolineare degli aspetti importanti che il tifoso bianconero non può non tenere in considerazione lasciandosi andare a facili entusiasmi, tra l'altro dopo tutto il fumo negli occhi gettato un anno dalla premiata ditta Blanc-Secco-Elkann, assecondato dalle solite colonne del solito quotidiano torinese.

Innanzitutto, la Juventus deve vendere, e questa manovra che pare scontata sarà tutto fuorchè semplice. Privarsi di gente come Camoranesi, Zebina, Trezeguet e compagnia cantante è ormai doveroso per voltare pagina (anche se ritengo David tutt'oggi un attaccante letale, quando in condizione), ma tremendamente complicato per via degli ingaggi elevatissimi percepiti da questi senatori uscenti. Per fortuna a Cannavaro fu fatto firmare un contratto annuale, e quindi quel che resta del capitano della Nazionale andrà a intascare moneta sonante a Dubai senza fare nuovi danni sui campi della serie A.

Inoltre, il mercato in uscita dei bianconeri si scontra inevitabilmente con la "svalutazione" delle quotazioni di alcune pedine che non rientrano nel progetto, ma che non saranno facilissime da piazzare senza andare incontro a minusvalenze importanti. Due esempi su tutti? I due brasiliani Diego e Amauri, reduci da una stagione disastrosa e che a differenza di Melo non avranno la vetrina mondiale per dare un'impennata alle proprie valutazioni.

Il trequartista brasiliano, preso l'estate scorsa a 25 milioni, oggi non ne vale più di 16 e anche se ha detto di voler restare sarà difficile che possa davvero trovare spazio nel progetto tattico di Delneri, da sempre avulso al trequartista eccetto che nella parentesi all'Atalanta. Il centravanti dal passaporto italiano, preso due anni fa ad una cifra vicina ai 23 milioni, ha un discreto mercato ma anche in questo caso nessuno spenderebbe una cifra simile per accaparrarselo. Pertanto, si arriverà ad una scelta: venderli entrambi, racimolando magari la cifra per arrivare a Dzeko ma generando minusvalenze importanti, oppure tenerli cercando la stagione del rilancio, rinunciando a diversi milioni di euro.

Si parla tanto di esterni, giustamente, perchè la rosa della Juventus è attualmente scoperta sulle corsie sia in difesa che a centrocampo. Tuttavia, non vanno perse di vista altre due necessità, ovvero un centrale di spessore da piazzare accanto a Chiellini, e un centrocampista centrale che sappia creare gioco (come Corini nel Chievo, per intenderci), per far fare a Melo quello che realmente sa fare, ovvero l'incontrista. Al momento sembra che sarà Marchisio ad essere investito di questo incarico, ma tolto lui (che comunque dovrà lavorare parecchio per poter assolvere al meglio un ruolo così delicato) è il buio totale. Sissoko è una forza della natura, ma a mio parere troppo simile a Melo, e poi non escluderei che possa finire sul mercato, cosa di cui si è spesso vociferato da un pò di tempo a questa parte.

Insomma, la nuova Juve sembra essere partita col piede giusto, da gente finalmente sana di mente e che dispone di competenze che fino ad oggi sono mancate, portando la squadra al punto forse più basso della sua storia. Comunque sia, la strada che dovranno fare i nuovi vertici societari è lunghissima, e probabilmente non sarà da subito vincente. Restituire dignità e magari chissà, qualche trofeo (anche minore) sarà un punto di partenza importante per ricostruire il nome di questa squadra, magari senza parlare più di gap annullati quando è palese che le parole, in questo momento particolare, stanno a zero.

05 giugno 2010

Succede anche questo: la nuova frontiera del "free kick"

In quella che ormai è diventata quasi una rubrica a sfondo comico, impareremo oggi una nuova tecnica finora sconosciuta per calciare delle punizioni ad effetto. L'effetto è quello che il pallone non si muoverà di un centimetro dalla posizione di battuta, generando il panico nella retroguardia avversaria e creando così una potenziale occasione da gol, come ci insegna Kleber dell'Internacional di Porto Alegre.

Nazionale, cercasi qualità disperatamente


E' presto per i processi, perchè si sa, le amichevoli di avvicinamento al Mondiale sono da sempre fatte per sperimentare, provare soluzioni diverse e testare il grado di preparazione delle squadre. Tuttavia, lo spettacolo andato in scena contro il Messico è stato raccapricciante anche per i più ottimisti, che vedono ancora questa Italia tra le favorite della rassegna sudafricana.

Squadra senza gioco, nè gambe, nè idee, e questo a dieci giorni dall'esordio potrebbe anche starci, qualora si disponesse di una rosa importante. Il punto è che la rosa con cui questa nazionale affronterà il mondiale da campione del mondo in carica è assolutamente priva di qualità, componente che abbonda in squadre come Spagna, Brasile, Inghilterra, Argentina.

Del Bosque potrebbe tranquillamente estrarre a sorte due nomi tra Fabregas, Xabi Alonso e Xavi, Dunga ha Maicon e Alves per una maglia,  Maradona davanti dovrà lasciar fuori uno tra Tevez Milito e Higuain, mentre Lippi invece schiera Marchisio trequartista e se l'infortunio di Pirlo lo costringerà ad abbandonare la nazionale convocherà probabilmente Cossu. Insomma, stiamo messi proprio bene.

Tutte le nazionali top hanno un'ossatura formata essenzialmente da calciatori militanti nei top club europei, mentre la nazionale italiana si fonda sul blocco della Juventus più scassata che la memoria ricordi, su cavalli imbolsiti come Zambrotta e Cannavaro, e su elementi di Udinese, Napoli, Cagliari, segno che il prodotto made in Italy in questo momento offre davvero ben poco (e su questo colpe a Lippi non mi sento di darne, anche se sinceramente preferire Quagliarella a Rossi è a mio parere folle).

Dov'è la qualità? Non pervenuta. E senza qualità, questo mondiale non si vince. In Germania il miracolo è riuscito, in un'edizione che vedeva comunque tante grandi tradizionali (come il Brasile) alle prese con problemi di identità, problemi che dopo 4 anni sono stati brillantemente risolti dando vita a nuove, fortissime rappresentative. Noi invece non abbiamo mai svoltato, e dopo un europeo finito male, in Sudafrica rischiamo di fare anche peggio.

Basta essere preparati, ed entrare nell'ordine di idee che siamo una nazionale mediocre che affronterà un mondiale in cui ci sono almeno 5-6 squadre meglio attrezzate. Poi sarà quel che sarà, del resto se a vincere fosse sempre il più forte i nostri genitori non avrebbero i ricordi di Spagna 82 ancora vividi nella loro memoria storica.

02 giugno 2010

Milito, mal di pancia anche tu?


Stamani il sito ufficiale del Corriere dello Sport ha riportato un titolo abbastanza eloquente sulla situazione che si sta andando a delineare tra Diego Milito e l'Inter, una sorta di terza puntata di una telenovela iniziata con pessimo tempismo pochi minuti dopo la conquista della Champions League e che promette di tenere banco nel prossimo, rovente calciomercato.

Questo è quanto riporta il quotidiano sul web, in questo articolo di Andrea Ramazzotti.

Nella sua rincorsa a Diego Milito il Real Madrid di Mourinho ha un alleato in più: l’insoddisfazione che il Principe sta covando dopo il mancato prolungamento di contratto e certe parole che non gli sono piaciute da parte dei dirigenti di corso Vittorio Emanuele. Ieri Fernando Hidalgo era in Spagna. Non è dato sapere se a Madrid, per incontrare Perez e Valdano. "Se il Real vuole Milito - ha detto l’agente - deve parlare con l’Inter e fare un’offerta al club nerazzurro e a noi. Se dovessi mettermi a parlare con tutti quelli che vogliono notizie su Diego..." . In realtà qualcosa sul fronte dell’attaccante argentino si sta muovendo e i rapporti con l’Inter non sono più quelli di qualche mese fa. Hidalgo è stato chiaro: "Branca e Oriali sanno che a dicembre scorso un importante allenatore di un top club europeo ha chiesto Milito e la trattativa non si è concretizzata nonostante l’offerta di ingaggio fosse elevata. Forse hanno la memoria corta...". La questione è questa, l’aumento dell’ingaggio: Milito guadagna meno di 4 milioni di euro e ha segnato 30 gol, Eto’o più di 10 milioni e si è fermato a 16. "Non voglio fare paragoni con altri giocatori, non è questo il punto. La scelta è dell’Inter che deve decidere se vuole avere un giocatore contento o no". Finito? Neppure per sogno: "Dite che qualcuno in corso Vittorio Emanuele non ha gradito le parole di Diego dopo la finale di Champions League? Lui si è sempre comportato bene, fin da quando è arrivato a Milano. Non ha detto niente di strano e ora è disgustato che qualcuno possa sentirsi offeso solo perché ha detto che ha delle offerte. Se l’Inter è offesa da Milito, che lo metta sul mercato. Vedrete che una squadra che lo vuole salterà fuori. Lui è stato onesto nel sottolineare che ha altri tre anni di contratto e che a Milano è contento. Perché qualcuno si è offeso?".

Inutile girarci attorno, le parole del principe dette a caldo nella notte di Madrid sono state il primo segnale, al di là delle varie smentite arrivate un'ora dopo dallo stesso calciatore e da società e compagni. Frasi che io per primo ho interpretato come un voler battere cassa dopo un'annata in cui l'attaccante è stato decisivo e alla luce del fatto che, buste paga alla mano, c'è gente in rosa che percepisce stipendi parecchio superiori al suo (vedi appunto Eto'o) e soprattutto ci sono squadre che sicuramente avranno fatto ponti d'oro pur di assicurarsi i servigi dell'argentino.

L'"effetto Mourinho" poi ha sicuramente fatto la sua parte. L'approdo del tecnico portoghese a Madrid, sommato all'enorme disponibilità economica del club di Perez, ha creato una sorta di attrazione magnetica che ha portato anche scarti dei blancos come Sneijder e lo stesso Eto'o (quello che dopo la Liga vinta a Barcellona cantava "Real cabròn, Barça es campeòn") a non chiudere la porta ad un eventuale ritorno in Spagna. Vediamo, nel calcio non si può mai dire, ora c'è il mondiale, poi si vedrà, insomma le frasi di rito sono più o meno queste, in questa fase.


L'Inter in tutta questa situazione mi sta sembrando piuttosto sorniona, forte degli importanti introiti della Champions e della quotazione di mercato stratosferica dei suoi migliori elementi. Inutile dire che di fronte ad una offerta di 40 milioni di euro, anche un Milito immenso come quello visto quest'anno può partire, per diverse ragioni:
  • tra pochi giorni (12 giugno, ndr) compirà 31 anni, e la carta di identità è un particolare che non può non essere tenuto in considerazione di fronte a offerte importanti;
  • un'annata come quella appena conclusa è probabilmente irripetibile, e pertanto la quotazione di mercato attuale dell'argentino è la più alta possibile;
  • l'Inter l'eventuale sostituto lo potrà trovare in casa (Eto'o centravanti è ben altra cosa rispetto all'Eto'o terzino-ala, per non dimenticare Balotelli) o potrà andare a prendersi Torres, cinque anni più giovane dell'argentino e attaccante di valore mondiale.
Senza contare che un anno fa quando Ibrahimovic mandò nel panico i tifosi nerazzurri con le sue frasi sibilline, aprendosi la strada verso la cessione, sembrava che stesse per nascere un'Inter ridimensionata, e poi sappiamo tutti com'è finita: Ibra a rodersi in Catalogna, Inter che con i nuovi innesti ha chiuso il suo bilancio in attivo, vincendo poi tutto.

Questo per dire che se un personaggio mai sopra le righe come Milito si lascia andare a certe affermazioni anche tramite il suo procuratore, è segno di un qualcosa di importante che sta cambiando. Il sentimentalismo in questi casi sta quasi a zero, perchè va capito anzitutto dove inizia il "mal di pancia" dell'attaccante: semplice batter cassa, o reale intenzione di cambiare aria?

Del resto, si sa come vanno le cose: i contratti si firmano, ma realmente non contano più nulla, o almeno contano solo se la stagione va allo scatafascio. E se poi nel continente si aggirano famelici Perez e sceicchi vari pronti a comprare tutto quello che si muove su un campo da calcio, il lavoro del procuratore può diventare particolarmente interessante..