09 gennaio 2010

Panchine roventi, è quasi record!


Siamo quasi al giro di boa di questo campionato, diciotto giornate sono già state giocate e quella che completerà il girone d'andata si giocherà a partire da domani pomeriggio. Tempo per confutare o confermare pensieri e opinioni ce n'è, ma per adesso può essere interessante puntare il dito su un aspetto abbastanza importante di questo primo scorcio di stagione: l'instabilità delle panchine.

Intendiamoci, quelle dove siedono abitualmente i vari Quaresma, Del Piero, Gattuso e compagnia bella non hanno nessun problema, ci stanno comodissimi e visti i risultati ottenuti quando si sono alzati non c'è ragione per la quale non debbano continuare a starci seduti per ancora diverso tempo.

A traballare e risentire del surriscaldamento globale più del dovuto sono invece le panchine dei tecnici, mai come quest'anno alle prese con presidenti dall'esonero facile e tifoserie costantemente sul piede di guerra. Diciotto giornate, già dieci cambi di guida tecnica: un'enormità, e considerando che il numero potrà solo aumentare il rischio di battere il record fissato nel '52 (12 panchine saltate e 15 cambi complessivi di guida tecnica) è alto. In attesa di battere questo invidiabile record siamo comunque primi in Europa in quanto ad esoneri effettuati, mica male.

L'esonero di un allenatore (o comunque la separazione, che può avvenire anche con le dimissioni del tecnico) non sempre è la panacea di tutti i mali della squadra, o almeno così si dice. La verità è che non c'è un copione
ben preciso, perchè ogni situazione è a sè stante e le problematiche possono essere differenti.

Prendiamo Roma e Napoli: apatiche e in piena crisi di identità sotto la guida di Spalletti e Donadoni, vispe e di nuovo competitive con Ranieri e Mazzarri. Questi ultimi di certo non possiedono la bacchetta magica, ma hanno avuto il grosso merito di rivitalizzare due ambienti che avevano bisogno di una scossa importante. Risultato: il Napoli è quarto, la Roma lo sarebbe se non si fosse suicidata a Cagliari.

Il ciclo di Spalletti a Roma era già terminato la scorsa stagione, quello di Donadoni a Napoli non è probabilmente mai iniziato: le due società hanno commesso l'errore di continuare con loro, e i ribaltoni susseguenti, a quel punto necessari, non hanno fatto altro che sottolineare questo errore. Un pò come quando Moratti, anni fa, tenne controvoglia Simoni che gli aveva regalato l'Uefa, salvo poi esonerarlo dopo qualche mese (con tutto ciò che questo comportò nella stagione dell'Inter): la differenza è che qui se non altro c'è un progetto coi nuovi tecnici, mentre in quel caso la panchina fu affidata a Lucescu, il che è tutto dire.

Anche a Livorno la medicina Cosmi ha portato finora effetti che fanno ben sperare. Il tecnico umbro, chiamato per sostituire Ruotolo, ha portato la squadra dall'ultimo posto al quart'ultimo, ed oggi i toscani sarebbero salvi. Anche qui, nonostante Cosmi sia stato definito da Mourinho "Mago Merlino", è forte la sensazione che il progetto precedente non avesse basi molto solide.

A Udine i conti di Pozzo "non tornano", e così il patron friulano per farli tornare caccia Marino e prende De Biasi (che si è preso subito due sberle a Bari). Già un anno fa la separazione era sembrata vicinissima, dopo lo sfolgorante inizio dei bianconeri seguito dai due mesi senza vittorie, poi tutto rientrò e la squadra si riprese. Forse qualcosa nei rapporti col tecnico si era rotta negli ultimi tempi, certo è che un'avvicendamento del genere lascia parecchio perplessi.

Bologna, Catania, Atalanta e Siena, ultime quattro della classifica, hanno tutte cambiato allenatore (i nerazzurri sono già al terzo cambio, dopo le dimissioni di Conte), ma finora a parte la bella risalita della squadra di Mihajlovic (che già l'anno scorso partì bene a Bologna) si fatica a trovare dei veri benefici apportati dal cambio di guida tecnica.

Insomma, sulle panchine è un vero delirio. E intanto già si guarda alle prossime possibili vittime di quello che sembra sempre più un reality show: Ferrara per ora si è salvato vincendo a Parma, ma la sua posizione rimane ancora critica, mentre Ballardini non può ancora dirsi fuori dall'occhio del ciclone dopo il periodo nero della sua Lazio. E poi chissà, c'è sempre uno Zamparini pronto a far saltare il suo allenatore del momento: Rossi sta facendo bene a Palermo, ma stia attento, potrebbe bastare veramente poco a fare la stessa fine del povero Zenga.

3 commenti:

  1. Non so cosa stia succedendo quest'anno al campionato..
    probabilmente era un pensiero comune che stavolta la mafia nerazzurra sarebbe finita, e invece no.. quindi il clima di tensione generale mediatica e sportiva non aiuta certo..

    ps: non condivido il discorso per gattuso e del piero.
    il primo non lo so, ma il secondo ha giocato un totale di nemmeno 300 minuti in campionato e champions.. serve continuità, e tornerà a splendere.

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  2. Mah, ci andrei piano a parlare di mafia nerazzurra, se l'Inter è in testa lo è con pieno merito e, sottolineo, per mancanza di avversari.

    In Premier un Chelsea se la deve vedere con Manchester, Arsenal (senza contare le varie mine vaganti come Liverpool, City, Aston Villa e Tottenham), qui i nerazzurri giocano soprattutto contro se stessi. L'errata percezione di essere troppo più forti si traduce in bruschi risvegli europei, ma questo è un discorso vecchio.

    Troppi i progetti falliti, per quanto riguarda le panchine: detto di Roma e Napoli, c'è l'Atalanta con Gregucci, il Siena con Giampaolo, il Bologna con Papadopulo, tutta gente messa (o lasciata) lì senza la giusta convinzione e senza la piena fiducia.

    Tanto poi c'è sempre tempo per cambiare..peccato che questo raramente si traduca in risultati soddisfacenti, salvo qualche caso sporadico.

    P.S.: sono un grande ammiratore di Del Piero, trovo solo difficile il suo impiego a tempo pieno, cosa imprescindibile per tornare a buoni livelli. E' un fuoriclasse, ma la carta d'identità inizia a pesare anche per lui: se entra nella mentalità del "mezzo servizio" può essere ancora decisivo.

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  3. Mi piacerebbe avere la definizione di "mafia nerazzurra".

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