27 maggio 2009

Paolo Maldini, una festa rovinata

Non poteva immaginare una cosa del genere, Paolo Maldini. Dopo 25 anni di carriera rossonera, dopo aver alzato decine di trofei, quegli striscioni che Ancelotti definisce "una goccia nell'oceano" gli hanno fatto davvero male.

Non si aspettava un colpo basso del genere, non credeva possibile che davvero qualcuno dei suoi tifosi volesse fargli andare la festa di traverso.

"Grazie capitano: sul campo un campione infinito ma hai mancato di rispetto a chi ti ha arricchito" si leggeva in curva sud. E durante il giro d'onore finale, ne è comparso un altro: "Per i tuoi 25 anni di gloriosa carriera sentiti ringraziamenti da chi hai definito mercenari e pezzenti". La scritta era accompagnata da una maglia di Franco Baresi e dal coro "C'è solo un capitano". E Paolo non ha gradito: "Sono orgoglioso di non essere uno di loro".

Però gli ha fatto male, leggere un attacco così diretto e così meditato nei suoi confronti, sferrato non in una domenica come tante, ma proprio in quella del suo addio al calcio. Pochi striscioni, di fronte all'affetto smisurato di San Siro, è vero: ma come sempre succede nella vita, la cattiveria ha un peso specifico maggiore rispetto al resto. E anche se di puntura di spillo si tratta, è una puntura che ha colpito nel profondo un professionista e un uomo al cospetto del quale ogni singolo sportivo (non solo tifoso) avrebbe dovuto con molta naturalezza rendere omaggio.

Omaggio che è stato reso dalla curva degli eterni rivali nerazzurri, con uno striscione che recitava: "Maldini: da 20 anni nostro rivale, ma nella vita sempre leale".


Dietro la "protesta", secondo quanto scritto da gazzetta.it è probabile ci sia ancora il ricordo della trattativa tra il difensore e la società nel giugno scorso, che fu segnata da frizioni sull'ingaggio (definito poi in un milione e mezzo di euro): di qui l'accusa di "mancanza di rispetto". Ma forse qualcuno non ha nemmeno dimenticato un'intervista di qualche mese prima apparsa sulla Gazzetta dello Sport, in cui Maldini dava giudizi piuttosto severi sul comportamento della curva. Ecco il passaggio chiave. "Sono molto arrabbiato, come i miei compagni. Dopo tutto quello che abbiamo dato, fatto e vinto, meritiamo un trattamento diverso. Quest’atteggiamento è iniziato nel derby di ritorno dell’anno scorso. Con un aiuto da parte della nostra curva, non avremmo perso quella partita. I motivi? Ci sono motivazioni economiche, giochi di potere. Ma se sono queste le ragioni per andare allo stadio, non so più che cosa pensare. Comunque non è solo la curva a non sostenerci: anche i tifosi degli altri settori se ne stanno zitti. Io credo che quando si canta 'Abbiamo il Milan nel cuore', poi bisogna dimostrarlo. Ormai noi giochiamo in trasferta o in campo neutro: mai davvero in casa. Non mi sembra logico, e la squadra non ci sta più. I fischi a Dida e Gilardino? Non li comprendo. I fischi ci sono sempre stati, ma qui si sta andando oltre. A San Siro si sentono applausi ironici per Dida quando blocca una palla facile. Ma quello è il portiere della finale di Manchester, è un campione d’Europa come Gilardino. San Siro è sempre stato magico: adesso stiamo perdendo questa magia".

Il capitano rossonero è rimasto comunque deluso anche dalla mancata presa di posizione della società, da parte della quale non c'è stato "neanche un commento: dal presidente in giù, nessun dirigente ha detto una parola", anche se Galliani in una lettera aperta indirizzata proprio alla bandiera milanista ha voluto chiudere la questione.

"Ho letto la tua intervista e capisco la tua amarezza: sono sotto scorta, come sai, da due anni proprio a causa dei comportamenti di quelle persone che ti hanno contestato. Sono stato io a prendere la decisione di tacere: non solo perché mi è stato consigliato, ma soprattutto perché ho ritenuto, e tuttora ritengo, che il silenzio sia l’arma più efficace per non dare ulteriore spazio a condotte quali quelle di domenica".

Semplicemente patetico l'intervento in diretta tv del rappresentante della curva milanista, avvenuto domenica a Controcampo. Giustificazioni e appunti campati in aria, senza lo straccio di un filo logico.

In uno sport che perde sempre più concetti col passare del tempo, anche quello di riconoscenza vacilla sempre più: e Maldini, una "goccia" di veleno del genere non la meritava.

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