Sentendo parlare Teocoli, sembra si stia discutendo di un'altra squadra, di un'altra serie A. E invece il video risale "solo" al 30 agosto 2009, dopo il derby d'andata che ha sancito forse il punto più basso della recente storia milanista, e in particolare della neonata gestione Leonardo.
Proprio altri tempi. Mentre il nuovo tecnico rossonero raccoglieva dissensi e faticava tremendamente per trovare la quadratura di un cerchio che di quadrare sembrava non volerne sapere affatto, l'altro "deb" Ferrara marciava alla grande alla guida di una Juve che invece sembrava pronta ad un'annata ricca di soddisfazioni. Teocoli afferma chiaro che secondo lui la leadership nerazzurra può essere messa in discussione solo dai bianconeri, che hanno comprato GRANDI GIOCATORI, mentre il suo Milan lo ha profondamente deluso e nel crescendo del suo sfogo invita Galliani e Braida ad andarsene, perchè ormai hanno fatto il loro tempo.
Nessuno ovviamente quel giorno poteva immaginare che dalle ceneri della squadra nata dopo l'addio di Kakà, Ancelotti e Maldini e fatta a pezzi dopo le prime uscite stagionali sarebbe potuto nascere qualcosa di positivo: troppe le variabili che rendevano il nuovo progetto Milan tutto fuorchè un progetto vincente. Il valore di Leonardo come tecnico, la probabilità di rivedere un Ronaldinho ad alti livelli, la tenuta fisica di Nesta, l'affidabilità di Thiago Silva, la scarsa reperibilità di esterni difensivi.
Leo se l'è vista brutta quando Bari, Livorno e Zurigo mortificavano il suo Milan e rendevano la sua posizione sempre più traballante, ma non si è dato mai per vinto e prova che ti riprova ha trovato, nella notte di Madrid, le prime risposte. Il 4-2-1-3 con cui il Milan si è presentato al Bernabeu sembrava perfetto per una disfatta, ma invece sappiamo tutti come è andata a finire: da lì, è partita la vera stagione del Milan, che ha toccato il suo apice nella vittoria di Torino, che probabilmente ha dato il colpo di grazia a Ferrara.
Leonardo aveva in mano del materiale da plasmare nel modo migliore possibile, cercando di trovare in casa quello che evidentemente la società non era intenzionata a fornirgli investendo sul mercato. E così ha fatto, ma per arrivare ad una formazione tipo quasi-definitiva è dovuto spesso andare per tentativi. In particolare, il problema degli esterni difensivi era quello più complicato da risolvere, vista la penuria di esterni d'attacco in rosa, e visto che l'ottimo Cissokho è stato prima preso e poi scaricato per problemi dentali che a quanto pare risiedono solo nella fervida immaginazione di coloro che hanno fatto sostenere al francese le visite mediche.
Accantonati Oddo e Jankulovski, disastrosi, e con Zambrotta a corrente alternata, la felice invenzione di Leo è stata riciclare un esterno destro di centrocampo con doti molto offensive come Abate in terzino di spinta, mentre dall'altro lato è stato rispolverato Antonini, tornato alla base dopo la gavetta in provincia. Con questa ventata di freschezza, adesso sulle corsie esterne c'è la spinta che il progetto del brasiliano richiede.
La variante introdotta a Torino del doppio mediano in mezzo al campo, con Pirlo a fare l'"1" del 4-2-1-3 davanti ad Ambrosini e Gattuso, può essere un importante correttivo ad un modulo che con il bresciano e Seedorf contemporaneamente in campo diventa obiettivamente un azzardo (i due non eccellono certo in quanto a dinamismo).
E mentre dietro la coppia Nesta-Thiago Silva è sempre più una sicurezza, davanti Ronaldinho è tornato decisivo. Non è il giocatore ammirato a Barcellona, questo sia chiaro, ma è comunque tornato il fuoriclasse in grado di regalare numeri ed assist decisivi, e visto che dopo le prime settimane era stato già dato per finito è un bel passo avanti. La chiave del gioco offensivo rossonero è comunque Borriello: il lavoro del centravanti napoletano, fatto di fisicità e grande sacrificio oltre che di gol, è assolutamente fondamentale per il gioco del Milan, che in lui ha trovato il terminale offensivo ideale.
La domanda adesso è: questo Milan può davvero vincere lo scudetto? La cabala, dopo la vittoria di Torino, dice sì: le ultime due volte che il Milan ha battuto la Juventus a domicilio, ha poi vinto il tricolore.
A parte questo dato statistico, comunque, il Milan è certamente in gran forma ed ormai è rimasta l'unica rivale credibile dell'Inter nella lotta allo scudetto. La distanza di 8 punti, che potrebbe ridursi a 5 nel caso di vittoria dei rossoneri a Firenze nel recupero, non è incolmabile, ma come già ho detto nel post precedente sarà fondamentale vedere cosa succederà nelle prossime settimane: se il Milan confermerà lo stato attuale, e riuscirà soprattutto a rosicchiare altri punti pesanti ai cugini, allora questo campionato potrà davvero diventare avvincente.
Stamani sulla Gazzetta dello Sport nelle ultime pagine c'era la lettera di un lettore, tifoso milanista, secondo il quale "l'Inter ormai ha i giorni contati". Ricordo quella rubrica qualche mese fa, sommersa di lettere che avevano come argomento principale la critica a tutto ciò che è Milan: Galliani e Braida messi al rogo, Leonardo considerato inadatto e quindi da cacciare, e tante, tante lacrime per Kakà. L'esatto opposto di quello che è successo alla Juventus.
Oggi, di Kakà non parla quasi più nessuno, tutti sono con Leonardo e a quanto pare c'è chi vede già come cosa fatta il sorpasso in vetta alla classifica. Potenza del calcio, dove la memoria è labile e conta solo il presente, nel bene e nel male.
E poco importa se quello che ha detto il tifoso rossonero nella lettera sia o no esagerato: quel tifoso oggi sogna, mentre qualche mese fa probabilmente aveva anche perso la capacità di sognare. Come è lontano quel 29 agosto..
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