"Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget" (Johann Cruijff)
15 marzo 2010
C'era una volta la serie A
C'era una volta il campionato più bello del mondo, dove tutti aspiravano a giocare. C'era una volta il campionato delle sette sorelle, che poi puntualmente si riducevano a 2-3, ma che erano comunque talmente forti ai nastri di partenza da non dare alcun punto di riferimento su chi avrebbe potuto vincere realmente il tricolore.
C'era una volta un campionato straordinario. C'era, ma ormai da tempo non c'è più, lasciando il posto ad una serie A scadente, poco affascinante e qualitativamente non all'altezza di una Premier arrivata a livelli siderali e di una Liga che comunque, pur perdendo qualche colpo, rimane sempre un passo avanti. Dati imbarazzanti anche nei confronti di quei paesi che per tanto tempo ci siamo illusi di aver messo dietro in modo netto, ovvero Germania e Francia: i tedeschi hanno una squadra in Champions (Bayern) e tre in Europa League (Wolfsburg-Werder-Amburgo), mentre i piccoli francesi della modesta Ligue 1 zitti zitti hanno Lione (di sicuro) e Bordeaux (quasi) a giocarsela con le top d'Europa, con Lille e Marsiglia a giocarsi l'Europa di servizio.
Noi? Se l'Inter fa il miracolo, evitando di farsi sbriciolare dal Chelsea, e la Juventus non combina disastri al Craven Cottage, avremo due formazioni nei quarti con la consapevolezza che difficilmente si arriverà in fondo, per un semplice motivo: gli altri sono più forti, punto.
La serie A, dicevamo, ovvero un campionato che non ha più una credibilità, e che puzza di marcio lontano chilometri. Alla ventottesima giornata, siamo veramente ad un passo dallo scadere nel ridicolo.
La Juventus, e dico, la Juventus, stoppa la sua rincorsa facendosi rimontare tre reti da questo Siena in vena di imprese (come quella quasi riuscita a San Siro), ma che staziona ancora tristemente a fondo classifica. Da 3-0 a 3-3, così, come una finale di Istanbul qualsiasi. E la cosa più clamorosa è stata sentir dire in settimana a Zaccheroni che questa squadra deve quasi "scegliere" tra corsa al 4° posto ed Europa League, perchè non ce la fa a "spalmare" le energie sul doppio appuntamento.
Ora, io mi domando e dico: questo romagnolo qua, che tanto bene dicono stia facendo alla Juve (far meglio di Ferrara non è che fosse impresa improba) si rende conto che guida una squadra che ha una storia di vittorie, o pensa di essere ancora all'Udinese? E la cosa peggiore è che di questa cosa i giocatori sembra che se ne stiano convincendo, anche se Del Piero per fortuna ieri ha dato segni di sanità mentale dicendo che se il Siena ha pareggiato non è certo colpa dell'Europa League.
Questo atteggiamento rientra nel ridimensionamento delle nostre squadre nei confronti di un'Europa che mai come adesso, fa paura e mette soggezione: la squadra con più scudetti in Italia, deve scegliere se è meglio andare avanti nell'Europa bis o concentrare gli sforzi nel raggiungimento di un obiettivo come il quarto posto che sembrava persino offensivo a inizio stagione. Delirio, delirio puro, ma a quanto pare certi giornali appoggiano anche tali follie.
E intanto, il Milan in love si è portato a -1 dall'Inter grazie ad una prestazione in perfetto stile Manchester ma che in Italia, vuoi per un gol che annullano (agli altri), vuoi per un rigorino che c'è ma non si vede (sempre per gli altri), basta e avanza. Mi sono già dilungato in altri post esprimendo la mia opinione sulla legge del "bilanciamento dei torti e dei favori", legge alla quale questo Milan pieno di sentimento e di calcio bailado si sta sottraendo come un evasore fa con le tasse da pagare.
L'amore ha trasformato 3 potenziali non vittorie come quelle di Bari, Firenze e di ieri in casa col Chievo in 9 punti sonanti. Inutile girarci attorno, la differenza tra la classifica che il Milan attuale ha e quella che dovrebbe avere sta tutta lì, e cioè in un vento diciamo "aleatorio" che porta, nel dubbio, a favorire sempre, e dico sempre la stessa formazione. La crisi dell'Inter ha poi fatto il resto, ma questo mi pare fin troppo ovvio.
E così, ci troviamo nella paradossale situazione in cui quella squadra capace di incassare 13 gol in 360' con Inter e Manchester Utd si trova in una posizione quasi favorevole per la vittoria finale dello scudetto, giusto per avvalorare la tesi di una serie A ormai ai minimi storici in quanto a credibilità e qualità di formazioni in gioco.
I principali quotidiani sportivi hanno fatto solo minimi accenni al gol regolare annullato a Yepes che, visto il Milan di ieri, al Chievo sarebbe potuto bastare e avanzare per portare a casa i 3 punti. Si parla del gran gol di Sìdorf, dell'urlo del Milan, mentre le moviole si sono limitate ad affermare che il gol era "difficilissimo da convalidare". Che dire, quando fino a qualche tempo fa bastavano 3 millimetri di fuorigioco per versare fiumi di inchiostro?
Il trend però va avanti, e prosegue quasi inarrestabile. La classifica dice ancora Inter, le proiezioni future no, ma è innegabile anche per il più accanito sostenitore rossonero che in questo campionato la squadra più forte non è certamente quella di Leonardo, anche se dalla sua ha l'amore, tanto amore. E senza quell'amore, probabilmente questo Milan si starebbe giocando il quarto posto in mezzo al guado, ma questa è solo opinione personale.
Insomma, pensare che questa la squadra più attrezzata del campionato, si ritrovi a perdere la brocca per la pressione di un impegno come quello col Chelsea la dice lunga sul livello a cui siamo arrivati: e mentre i Blues fischiettando passeggiano (come se martedì a rimontare non debbano essere loro) contro un West Ham che da noi potrebbe piazzarsi a centro classifica, la squadra di Mourinho si è lanciata in una sorta di tunnel di isterismo e paranoia che sta portando a quello che è sotto gli occhi di tutti. E cioè sta dando la possibilità ad una squadra che considera la mediocrità un sinonimo di calcio spettacolo di vincere un titolo che sembrava inarrivabile fino a poche settimane fa.
Signore e signori, questa è la serie A. Buona visione.
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Analisi perfetta. Il calcio italiano ha raggiunto livelli di bassezza incredibili.
RispondiEliminaE ciò che è peggio è che nessuno ha intenzione di affrontare il problema.
Fino a prova contraria, cioè sino a mercoledì, i tedeschi hanno anche lo Stoccarda...;-)
RispondiEliminawww.pianetasamp.blogspot.com
RispondiEliminaAnalisi spietata ma assolutamente condivisibile, il primo passo che si potrebbe fare sarebbe quello di ridurre la Serie A a 18 squadre, ma da un punto di vista economico non converebbe a nessuno quindi non si farà, ahimè, mai...ciao!
Vojvoda, effettivamente lo Stoccarda c'è, ma dubito che riesca a fare il miracolo al Camp Nou..poi chissà, sono una squadra in salute e nella Bundesliga hanno fatto una grande striscia di risultati (prima della sconfitta di sabato con lo Schalke).
RispondiEliminaLa serie A a 18 squadre sarebbe una soluzione che preserverebbe i club dal calendario più fitto, ma dopo la spaccatura Lega A-Lega B dubito che si prenderà in considerazione la cosa..e intanto, ci godiamo questo sub-campionato, mentre gli altri si divertono anche grazie ai nostri club mandati in Europa al macello.
Applausi.
RispondiEliminaRendiamoci conto che l'inter ha addirittura il punteggio più basso che una capolista abbia mai avuto in un campionato a 20 squadre. La cessione di ibra si sta sentendo: quando la squadra gira e meglio Milito ma quando si blocca l'assenza dello svedese si sente e come. Lui permetteva di vincere anche giocando male. Il fatto che il milan si a a solo un punto di distacco la dice tutta.
Occhio al campionato francese, i risultati parlano chiaro: stanno andando meglio di noi.
Evito di commentare la partita della Juve perchè non vorrei rovinarmi la giornata.
Ciaooo
P.S: dove sono tutti quelli che "senza Moggi il calcio italiano è migliore?" Il primo pentito d'eccellenza c'è già stato: Mario Sconcerti.