"Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget" (Johann Cruijff)
24 maggio 2010
Inter, storico trionfo a Madrid: è tripletta!
Nella notte di Madrid, due squadre correvano sul filo che separa il buono dallo straordinario, l'ottimo dall'indimenticabile, il bello dall'inimmaginabile. Dopo il triplete centrato dal Barcellona "illegale" di Guardiola, era idea comune che difficilmente un'altra formazione sarebbe stata capace di compiere un'impresa del genere tanto presto.
E invece, ad un solo anno di distanza, Inter e Bayern Monaco si sono giocate un posto nella leggenda del calcio europeo, dopo essersi imposte sia nel campionato che nella coppa nazionale. Fino a qualche anno fa si diceva che era praticamente impossibile anche solo pensare di poter portare avanti le due competizioni principali: bisognava insomma fare una scelta, come il Milan di Ancelotti e il Liverpool di Benitez, che mollavano i campionati concentrandosi sulla coppa, ottenendo tra l'altro ottimi risultati.
Gli ultimi due anni hanno insegnato come invece sia possibile, con le giuste coincidenze favorevoli nei momenti clou della stagione, arrivare in fondo senza tralasciare nulla, ma rischiando di perdere tutto, come del stava succedendo anche a Bayern ed Inter.
La squadra di Mourinho, tanto per restare nei confini nostrani, ha raggiunto Madrid proprio quando fino a pochi giorni prima si stava andando dissolvendo lo scudetto, che prendeva la strada di Roma dopo che i nerazzurri avevano dilapidato 14 punti di vantaggio, con il ritorno della semifinale al Camp Nou che non prometteva nulla di buono. Il Bayern dal canto suo deve ringraziare la cronica incapacità di vincere dello Schalke, che dopo essere balzato in testa si è letteralmente vaporizzato fino a consegnare il titolo ai bavaresi con una giornata di anticipo.
Tra i tedeschi e l'Inter, tecnicamente parlando c'era una grossa differenza, ma questo in una finale di Champions League conta fino a un certo punto. E sul campo infatti, la differenza per tutto il primo tempo non si è vista. La tassa Milito però a quanto pare quest'anno andava pagata senza esenzione alcuna, e figuriamoci se i tedeschi, già giustizieri di due nostre formazioni, avrebbero potuto aspirare a uno sconto: sponda, triangolo con Sneijder, finta da attaccante consumato e tocco sotto. Tutto assolutamente perfetto, ed è il gol che spacca la partita.
Nella ripresa arriva però il vero capolavoro del Principe, che chiude i giochi e proietta l'Inter nella storia: lanciato dal solito, generoso fino all'inverosimile Eto'o, l'argentino fa qualche passo, finta di rientrare verso il centro e poi mette a sedere il malcapitato Van Buyten, piazzando il pallone con un pregevole piattone sul palo più lontano. Il 2-0 subito dopo che Julio Cesar aveva fatto il miracolo su Muller farebbe stramazzare anche un toro, ma l'orgoglio del Bayern è qualcosa che va oltre, ed infatti i bavaresi non mollano e continuano a provarci, spinti da un Robben che sulla destra è semplicemente incontenibile, anche se non basta.
Al fischio finale di Webb, per l'Inter è un sogno che si avvera: dopo 45 anni, la Champions League si tinge di nerazzurro, e la tripletta messa a segno è la prima in assoluto di una squadra italiana.
Evidenti i meriti di Mourinho in questo trionfo di così ampia portata: il portoghese, prossimo tecnico del Real Madrid, è riuscito ad inculcare nella squadra una mentalità vincente, che ha portato i nerazzurri a giocarsela contro tutte le squadre affrontate. La creazione di un gruppo è stata la più grande impresa del tecnico, capace di far fare all'occorrenza anche il terzino ad una potenziale macchina da gol come Eto'o, e creando un impianto di gioco che lascia poco allo spettacolo ma che ha mostrato una solidità impressionante. Al Real che non ha gradito gli scudetti di Capello e Schuster bisognerà vedere adesso quanto piacerà il pragmatismo del portoghese, ma tanto si sa che i tifosi merengues non sono mai contenti.
Certo, gli episodi favorevoli sono stati importanti in questa annata europea a tinte nerazzurre, da Kiev alla semifinale col Barcellona. Senza un pizzico di fortuna però non si va a centrare un'impresa di queste dimensioni, come lo stesso club catalano un anno fa ci ha insegnato col pari a Londra a tempo scaduto. Il salto di qualità dell'Inter versione continentale è stato comunque evidente, già dagli ottavi di finale contro il Chelsea: si potrà parlare all'infinito del possibile rigore dell'andata su Kalou, ma al ritorno la gara dei nerazzurri ha rasentato la perfezione, ed è da lì che forse è cominciato tutto.
Con l'addio di Mourinho si chiude un capitolo storico per questo club, e se ne apre uno nuovo ancora tutto da scrivere. In attesa di sapere chi sarà il nuovo timoniere, intanto, si chiude la stagione perfetta dei nerazzurri, molti dei quali adesso raggiungeranno il Sudafrica per giocarsi il mondiale. Molti, ma non Zanetti e Cambiasso, lasciati a casa da quel Maradona che evidentemente non ha bisogno di gente di questo calibro: del resto, se hai Bolatti, cos'altro vai cercando? Ma questa è un'altra storia..
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Dai mi astengo dal fare l'agente provocatore :)
RispondiEliminatanto ci siamo già confrontati!
ciao :D
Ti astieni? Non ci credo, la cosa è solo rimandata di qualche commento :D
RispondiEliminaGodiamoci questo momento perché come hai scritto da me (e concordo) sarà irripetibile.
RispondiEliminaUn saluto.
LeNny
Un annata incredibile conclusa nel migliore dei modi. Tre trofei, mai nessuno nella storia del calcio italiano aveva fatto tanto!
RispondiEliminaGrande Inter!
Wow che annata! sono ancora incredulo!
RispondiEliminaMaradona è un criminale.
Pare che dopo le dichiarazioni di apprezzamento verso il real di Snajider, Milito e Mouinho, moratti abbia affermato categoricamente: "non è un problema, l'importante è che non ci portino via Olegario Benquerenca"
RispondiEliminaMi sembrava troppo "moscia" questa discussione :-)
RispondiEliminasecondo me "tengono" molto pure a Walter Gagg ;)
RispondiEliminaquesti si che sono uomini "insostituibili"!!