Ho scritto tanto in passato, accompagnando questa lenta agonia che ha visto il nostro Paese scivolare sempre più in un baratro dal quale adesso, direi quasi finalmente, possiamo solo risalire cercando di capire come è stato possibile arrivare ad un punto simile, senza mai riuscire a dare segni di risveglio.
Non basterà un triplo exploit di Inter, Milan e Roma nel ritorno degli ottavi di Champions: con l'eliminazione del Napoli (peraltro immeritata) in Europa League, il sorpasso della Germania nel ranking Uefa è adesso ufficiale e assolutamente inattaccabile. Neanche una finale tutta italiana stile Manchester 2003, magari con la terza squadra in semifinale come in quella irripetibile stagione, servirebbe a salvare una situazione che già un anno fa fu ripresa in extremis solo dalla vittoria dell'Inter a Madrid sul Bayern.
Scorrendo il ranking anno per anno, e andando a ritroso di una ventina d'anni, ci rendiamo conto di come il nostro Paese sia letteralmente crollato in modo verticale, passando da quello che era un dominio incontrastato ad una condizione di precarietà prima, e di oggettiva inferiorità adesso che la Germania ci ha tolto una squadra in Champions (a partire dalla stagione 2012-2013) e la Francia da dietro ci incalza meditando l'umiliante sorpasso.
Ora, senza stare qui ad incollare un'infinità di numeri, tra l'altro facilmente reperibili sulla rete, il succo è che dal 1991 al 1999 la leadership dell'Italia sugli altri Paesi d'Europa era talmente netta da apparire quasi imbarazzante: l'apice massimo di questo strapotere fu toccato nel 1993, quando la classifica recitava
Italia 60.337
Francia 40.450
Germania 39.403
Di Spagna e Inghilterra, nessuna traccia sul podio, con gli iberici quarti e gli inglesi addirittura noni, ansimanti dietro Belgio, Russia, Portogallo e Olanda. Nel 2000, poi, arriva il sorpasso degli spagnoli, capaci di ribaltare in una stagione un gap di 7,584 punti (vedere per credere) e di installarsi così sul trono d'Europa fino al 2008, quando poi furono spodestati proprio dall'Inghilterra (che ci rimarrà fino ai giorni nostri). Tutto questo mentre il titolo italiano si andava via via deprezzando, raccogliendo figuracce a secchi, e distruggendo così quanto di buono era stato costruito negli anni d'oro in cui tutti, e dico tutti, dovevano fare i conti con noi per portare a casa coppe e coppette.
Andiamo dritti adesso ad uno dei due punti focali della questione: perchè, oggi, abbiamo già la certezza del sorpasso tedesco nonostante tre formazioni ancora impegnate in un (proibitivo) ritorno di Champions? E' presto detto. Ad oggi, la situazione vede la Germania terza a quota 68.103 punti, con l'Italia quarta a 59.981, ovvero una differenza pari a 8.122. Nella più rosea della aspettative, ovvero che le nostre inguaiate squadre inizino a vincere tutte le gare a disposizione (quindi con un incrocio semifinale-finale tutto tricolore), accumuleremmo un punteggio massimo di 34, che si tradurrebbe in un punteggio in termini di ranking Uefa (vi rimando a questo vecchio articolo per ricordare le modalità di attribuzione dei punteggi) di 4.857: questo significa che, senza contare i risultati delle tedesche ancora impegnate in Europa, non potremmo comunque colmare il gap che ci separa dai teutonici. Game over, insomma.
Il secondo punto è meno tecnico, ma altrettanto interessante: come è possibile che il nostro calcio, certamente inferiore a quello spagnolo e inglese, venga soppiantato da quello tedesco, non certo più evoluto del nostro? Bè, credo che finchè le nostre formazioni impegnate in Europa League snobberanno la competizione facendosi prendere a pesci in faccia da Lech Poznan, Metalurg, Sparta Praga e altre formazioni di livello tecnico non eccelso, la situazione non potrà cambiare. Non è dato sapere il motivo per il quale una competizione comunque dagli ottavi in poi interessante diventi per le nostre squadre poco più che un fardello, e in molti casi una palestra per fare turnover e provare qualche riserva. Se la seconda competizione europea è vista come un purgatorio da squadre che spesso alla Champions non si avvicinano nemmeno per sbaglio, allora è chiaro sintomo di qualcosa che non quadra.
Diverso il discorso Champions, dove obiettivamente le nostre formazioni non sono all'altezza delle migliori del continente. Ciò non toglie comunque che le tre avversarie degli ottavi di finale erano (e sono tuttora) alla portata dei nostri team, eppure sono già a metà dell'opera (facciamo tre quarti) dopo il triplo saccheggio delle gare d'andata. Evidentemente per ora non bastano il Milan dal DNA europeo (si suggeriscono comunque nuove analisi per vedere se si è alterato qualche cromosoma), l'Inter campione di tutto (autolesionismo compreso), e la Roma del cantastorie che non si dimette, ma che poi si dimette, per portare avanti il vessillo italiano e salvare parzialmente una faccia già deturpata da anni di amarezze. Si accettano miracoli, comunque, anche se la frittata, ormai, è servita.
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RispondiEliminaConcordo con te sul discorso Champions, in questa manifestazione sembra proprio esserci un divario tecnico e soprattutto fisico con le italiane; più complessa la faccenda riguardante l'Europa League, così com'è attualmente strutturata è un massacro e per le nostre rappresentanti diventa quasi inevitabile snobbarla, si gioca al giovedì con pochissime ore di recupero. poi una volta passato eventualmente il girone ti ritrovi ancora ai sedicesimi e poi un doppio turno in una settimana, ma come si fa???
Qui in Italia il campionato è troppo duro e equlibrato, dalle altre parti c'è più divario e ciò può permettere a queste squadre di darci dentro con più convinzione...ciao!
Siamo ormai in caduta libera. E' vero che in Champions League il divario è ampio ma se squadre come Tottenham o Shakthar vengono a vincere a domicilio o se arriviamo secondi in un girone con Tottenham, Werder Brema e Twente non possiamo nasconderci dietro il fatto di essere meno forti.
RispondiElimina@Andrea
RispondiEliminaIo penso che il fatto che il nostro campionato sia più duro ed equilibrato di altri sia vero fino a un certo punto. In Spagna tra Barcellona, Real e resto del mondo c'è un abisso, eppure gli "altri" sono Valencia, Villarreal, squadre che sicuramente da noi direbbero la loro. La Premier poi, a mio parere è forse anche più dura della nostra serie A. Il problema è che da noi il livellamento è verso il basso, ed infatti il Milan tra le varie capolista è quella che ha meno punti.
Il problema del calendario folto, è anch'esso condiviso con gli altri Paesi "top", tutti con campionati a 20 squadre. Anche se da tempo io asserisco che un ritorno alla vecchia formula a 18 sarebbe una manna dal cielo, non credo sia solo questo il problema.
Ciao!
@Entius
Assolutamente, in fatti l'ho anche scritto. In generale abbiamo qualcosa in meno dei top club europei, ma almeno con squadre alla portata ce la dovremmo giocare dimostrando di essere superiori. Non lo abbiamo fatto, speriamo in un ritorno da sogno :)
Buon week-end!
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RispondiEliminaChe dirti Antonio, hai ragione la serie A è certamente livellata verso il basso, negli altri campionati invece c'è proprio una frattura in due/tre tronconi basta vedere che il Barcellona mi pare abbia vinto 17 gare di fila e il Chelsea nelle prime due gare di campionato realizzò un doppio 6-0, punteggi che qui in Italia non dai neanche alle squadre di Prima Divisione, ripeto secondo me, oltre che una ovvia questione di mentalità le squadre straniere possono darci dentro in Europa League potendo contare sul fatto che la concorrenza interna è limitatissima....
D'accordissimo con te che ci vorrebbe una riforma della Serie A e in più in generale dell'intero panoram italiano, non è possibile avere oltre 100 club professionistici...ciao!
Il Milan dal DNA europeo non esiste da anni. Su quella corazzata che ha vinto tutto glisso perché questo è un argomento serio. Sulla Roma non parlo.
RispondiEliminaIl nostro calcio è ri-cominciato a morire da Calciopoli in poi. E lo si vede dalle cosidette medio-piccole che in Europa collezionano figuracce e invece prima era un'altra storia!
IoJuventino, a quale corazzata ti riferisci?
RispondiEliminaSiamo sempre lì riguardo le medio-piccole: va bene uscire, ma non uscire contro Lech, Metalurg e Sparta Praga. L'approccio alla competizione minore è completamente sbagliato.