26 luglio 2011

Uruguay, la vittoria più bella


Un piccolo Paese di poco più di 3 milioni di abitanti è in festa. L'Uruguay, dopo il grandissimo mondiale sudafricano, vince la sua quindicesima Coppa America diventando così la nazionale che più ne conserva in bacheca in barba alle generalmente favoritissime Brasile (8) e Argentina (14).

Il delitto sin qui perfetto del Paraguay rimane così "quasi" perfetto, al termine di una gara che ha visto una sola squadra cercare fortemente la vittoria nonostante due occasioni clamorose sull'1-0 per l'Albirroja. Giusto così, insomma, in una manifestazione che non aveva lesinato sorprese e che aveva pian piano perso tutte le formazioni di spicco eccezion fatta, appunto, per la Celeste.

La squadra di Tabarez, pur non potendo contare su una batteria di campioni come le due superpotenze Argentina e Brasile, si è dimostrata una solida realtà con un collettivo importante, e con dei giocatori come Suarez e Forlan in grado di fare la differenza sempre e comunque (diversamente da tanti fenomeni che invece non hanno lasciato traccia). Cavani, impiegato nella finale ma infortunato per la quasi totalità del torneo, è stato ingiudicabile ma la sua assenza non ha fatto altro che dare un peso maggiore al successo finale uruguagio.


Successo meritato, cristallino, ineccepibile. Nella competizione delle sorprese, se non altro almeno questo risultato - il più importante - ha premiato la formazione migliore senza se e senza ma.

E a proposito di migliori, una menzione a parte va per Luis Suarez, capocannoniere e miglior giocatore del torneo, sempre decisivo e letale quando c'è da spaccare una partita. Nonostante un caratterino piuttosto bizzarro (nel novembre 2010 fu squalificato per 7 giornate dopo aver morso un giocatore del PSV) siamo di fronte ad un attaccante eccezionale, rapido, tecnicamente imprevedibile e con un fiuto del gol notevole. Il Liverpool per portarlo ad Anfield tirò fuori 26 milioni e mezzo di euro nel gennaio scorso, una cifra importante ma Luis è uno di quelli che può sempre fare la differenza.

Chi invece è entrato di diritto nella storia con la vittoria della Copa è Diego Forlan, che seguendo le orme di padre e nonno (già vincitori del titolo) fa centrare alla famiglia Forlan un clamoroso tris. La doppietta in finale, che chiude ogni discorso e stronca le già scarse speranze del Paraguay, consacra Diego come uno dei calciatori più decisivi della storia del calcio uruguaiano: dopo lo straordinario mondiale sudafricano che lo ha proiettato nelle nomination del pallone d'Oro 2010, è il giusto premio per un attaccante forse sin qui oltremodo sottovalutato.

Vedendo giocare Martin Cacères con la maglia della sua nazionale mi sono poi chiesto: perchè mai la Juventus non lo ha riscattato? Ovviamente non ne ho la minima idea, visto che questo ragazzo ancora giovanissimo (24 anni), che già mi aveva favorevolmente impressionato nel suo anno a Torino, è cresciuto ancora e a mio parere sarebbe utile a qualsiasi squadra. Il Siviglia, squadra che lo ottenne in prestito dal Barcellona dopo il non-riscatto bianconero, ne ha rilevato il cartellino per la miseria di 4 milioni di euro: complimenti a loro.

E complimenti all'Uruguay, che è sempre più regina del Sudamerica: è il trionfo del calcio vero, e l'ulteriore dimostrazione che l'anarchia in questo sport non paga mai.


4 commenti:

  1. Dedizione, cuore, corsa: a calcio si vince anche così. Forse queste sono proprio le basi indispensabili!

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  2. Sicuramente, IoJuventino..basi indispensabili che spesso sopperiscono alla tecnica maggiore di avversari a cui fa difetto l'umiltà o che pensano che giocando senza uno spartito si possa vincere ugualmente..

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  3. Bell'articolo su una bellissima realtà.

    Occhio, però: i trionfi in Coppa America sono quattordici per l'Argentina ed otto per il Brasile. ;)

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  4. Ciao Andrea, e grazie :)

    La mia fonte ha toppato clamorosamente la stesura dell'albo d'oro, gli manderò una mail di protesta..wikipedia sarebbe stata più indicata! Correggo subito comunque..ti ringrazio!

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