10 ottobre 2011

Italia, sei a Euro 2012! Con che prospettive?


Dopo aver staccato il pass per gli Europei già nella gara interna contro la Slovenia, quello in terra serba era comunque un test interessante per una nazionale che cresce, ma che può farlo ancora in vista di una manifestazione nella quale l'obiettivo è certamente quello di migliorare rispetto a quanto fatto nella precedente edizione.

In uno stadio notoriamente caldo come il Marakana (storico teatro delle imprese della Crvena Zvezda), contro un avversario con l'acqua alla gola ed in un clima sicuramente condizionato dai noti fatti della gara di andata, il giudizio sulla gara degli azzurri non può che essere positivo. I serbi ulunano sulle note dell'inno di Mameli, i ragazzi li gelano con Marchisio dopo 54 secondi, poi è Ivanovic con un tocco fortunoso sotto misura a dare il pari (probabilmente irregolare) ai padroni di casa, comunque scavalcati dall'Estonia e quindi costretti a vincere l'ultima gara contro la Slovenia per agganciare almeno il secondo posto. Nei 90 minuti si è vista una squadra capace di controllare la gara su un campo non semplice, di gestire il pallone senza buttarlo via, e di saper essere compatta nei momenti di maggior sofferenza: si può fare anche di meglio, ma per ora può andar bene anche così.


Il pari di Belgrado lascia a zero la casella delle sconfitte nel girone, continuando la striscia positiva di risultati in gare ufficiali della squadra di Prandelli, che nel ranking FIFA è risalita dal 16imo posto del post-atomico lippiano ad un 6o posto che è certamente più adeguato al blasone di una nazionale 4 volte campione del mondo.

Chiaramente è ancora tutto da dimostrare, perchè se questa squadra così rinnovata rispetto alla sciagurata compagine sudafricana ha fatto già vedere buone cose, qualificandosi senza soffrire in un girone di qualificazione dal livello di difficoltà medio-basso (più basso che medio, diciamolo), bisognerà vedere se reggerà l'impatto di una competizione che abitualmente ci è indigesta (1 solo trionfo, nel lontano 1968), e nella quale il livello delle avversarie si alzerà di parecchio.

Ad oggi, secondo il mio modesto parere, Spagna, Germania e Olanda sono nettamente di un altro pianeta.

Le Furie Rosse campioni di tutto, battute proprio dagli azzurri in amichevole il 10 agosto a Bari, sono il solito cocktail di esperienza e qualità straordinaria, e godono di una consapevolezza figlia dei recenti successi maturati nel globo terracqueo. Piquè-Busquets-Xavi-Iniesta-Villa sono il blocco blaugrana che costituisce la colonna portante della selezione di Del Bosque, che deve solo metterli in campo perchè poi, a trovarsi ci pensano loro; Casillas, Fabregas, Xabi Alonso, Thiago Alcantara, Cazorla, Mata, Torres, Silva sono solo parte del restante campionario iberico, roba da stropicciarsi gli occhi pensando a quanto fortunata sia quest'era per il calcio spagnolo.

Non scherza neanche la Germania di Low, autentico schiacciasassi nel girone di qualificazione con 9 vittorie su altrettante gare nonostante avversari come Austria, Turchia e Belgio pronti a farle lo sgambetto o comunque a rendergli la vita difficile. La squadra che pian piano è stata costruita partendo dal post-mondiale 2006 puntando su giovani di belle speranze e su un nuovo sistema di gioco, più propositivo e spettacolare, oggi è una potenza del calcio mondiale. Non c'è più la classica nazionale teutonica muscolare e aggressiva, la Germania concentra adesso un mix letale di solidità, tecnica e freschezza atletica, con il solito carattere che contraddistingue da sempre questa cultura calcistica.

L'Olanda vice-campione del mondo è un'altra squadra in continua evoluzione. Un girone assassinato senza pietà alla stessa maniera dei tedeschi, con 27 punti in 9 partite, un impianto di gioco collaudatissimo con un gruppo che ha fame di successi dopo lo smacco della finalissima persa contro la Spagna un anno fa. Sneijder è il faro della manovra, ma Robben è un fattore assolutamente imprescindibile per puntare al bersaglio grosso. Il fuoriclasse del Bayern, tanto eccezionale palla al piede quanto fragile, costituisce assieme al trequartista nerazzurro la vera arma letale di una squadra che ha anche ritrovato Van Persie. Se non incapperà nei suoi soliti acciacchi, gli orange l'estate prossima potranno davvero dare spettacolo.

Ecco, noi non siamo al livello di queste tre squadre, attualmente. Possiamo lavorare per diventare grandi, ma oggi nel vecchio Continente ci sono nazionali più avanti di noi, e colmare questo gap è la vera sfida che attende Prandelli da qui al prossimo giugno: le idee ci sono, il tempo anche. Dopo la vergogna di Sudafrica 2010, fare una bella figura in Polonia e Ucraina è un impegno al quale questa nuova Italia non può davvero mancare.

4 commenti:

  1. www.pianetasamp.blogspot.com

    Hai ragione Antonio, anche perchè Spagna, Olanda e Germania sono già realtà consolidate mentre la ricostruzione che sta operando Prandelli è partita da soli 12 mesi...comunque arrivare in semifinale per questa Nazionale è possibile poi in queste competizionicosì brevi a fare la differenza sono gli episodi...ciao!

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  2. Sì Andrea, come dici tu a certi livelli poi sono gli episodi a fare la differenza..proprio per questo l'eventuale fortuna va cercata, come nel 2006, cercando di giocare un calcio propositivo e di portare in Polonia e Ungheria forze fresche e gente in palla.

    Io credo che quelle tre siano una spanna sopra tutte, ma storicamente quando abbiamo vinto non partivamo mai con i favori del pronostico..quindi è giusto provarci. Speriamo bene :)

    Un saluto!

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  3. SONO COMPETIZIONI IN CUI LA DIFFERENZA LA FANNO I DETTAGLI E IL MOMENTO PARTICOLARE DI CONDIZIONE. Se foss eun campionato di 20 partite sarebbe senz'altro storia per Spagna, Olanda e Germania. Ma in un torneo con partite secche ad eliminazione diretta può succedere di tutto. Anche che vincano la Grecia e la Danimarca com'è già successo :)

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  4. Sante, Danimarca e Grecia dimostrano tutto e niente..nel senso che sono state delle eccezioni clamorose, ma generalmente vince sempre la più forte o comunque una delle più forti del lotto.

    La cosa che conta è andare in Polonia e Ucraina con una squadra che sia "squadra" davvero, poi Euro 2000 ci insegna che il confine tra vittoria e sconfitta è molto labile.

    Sono fiducioso comunque :)

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