08 ottobre 2012

Milan-Inter, un derby che sa di ridimensionamento

Il colpo di testa di Samuel che decide il derby di Milano

Un derby non lo vinci o perdi per caso. Ci può essere senz'altro una forte componente di aleatorietà ad incidere sulla gara, ma generalmente quanto accade sul terreno di gioco è figlio del modo di stare in campo delle due squadre, preparate psicologicamente ad affrontare quella che non è e non sarà mai una partita come tutte le altre.

La stracittadina milanese ha visto l'Inter di Stramaccioni imporsi di misura sul Milan di Allegri, al termine di novanta minuti di tensione nelle quali le due squadre si sono date battaglia offrendo molto poco allo spettacolo, ma tantissimo dal punto di vista emozionale per chi da tifoso ha vissuto un'ora e mezza di passione incollato alla sedia o sugli spalti di San Siro. Un derby che è girato dopo soli 4', con la rete di Samuel che su uno spiovente di Cambiasso ha approfittato di una uscita indecente di Abbiati, e che poteva essere chiuso a doppia mandata aprendo scenari da film horror (per i rossoneri) quando il portiere ha servito erroneamente un Milito incapace di segnare il più facile dei suoi gol nel derby, tardando clamorosamente la battuta a rete (forse inebetito da tanta grazia) e mandano alle ortiche il match-ball.

La reazione rossonera allo scampato pericolo di imbarcata è stata importante in termini di voglia e intensità, ma ha se possibile messo a nudo tutte le problematiche di una formazione che può senz'altro recriminare per qualche episodio dubbio, ma non può essere giustificata in alcun modo per gli zero tiri in porta effettuati durante l'assedio al fortino interista ridotto in dieci dall'espulsione ingenua di Nagatomo. Schiacciare nella propria metà campo un avversario che ha ormai rinunciato ad attaccare, senza mai chiamare Handanovic in causa se non su tiri da fuori di Montolivo e nell'occasione della goffa caduta di Bojan a tu per tu col portiere nerazzurro, è francamente un pò poco, fermo restando che un pari avrebbe rispecchiato meglio l'andamento del match.

L'Inter, disposta ancora una volta con il 3-4-1-2 e Guarìn inizialmente in panchina per dar spazio a Coutinho sulla trequarti come contro la Fiorentina, ha colpito a freddo, ma dopo il clamoroso errore del possibile 0-2 ha colpevolmente lasciato l'iniziativa ai rossoneri, traditi ancora una volta da un Boateng lontano parente della macchina da guerra ammirata nei primi due anni a Milano, e che forse ha risentito più di ogni altro del ridimensionamento operato questa estate da Galliani. Per il ghanese solo tiri sbilenchi, uno scarso contributo alla manovra offensiva, ed una maglia numero dieci che al momento pesa quintali. La domanda è se la sua testa è ancora a Milano o altrove, ma la risposta ovviamente è difficile da reperire in tempi brevi.

Non è stata la serata delle punte, dei fantasisti, degli uomini che generalmente hanno l'onore e l'onere di decidere le partite finalizzando una manovra corale o inventando la giocata che spacca la partita. Tra i nerazzurri male Cassano, sommerso di fischi dai suoi ex-tifosi a cui ha risposto chiamando l'urlo della "sua" parte di San Siro, male Coutinho, di fatto mai incisivo e sostituito nell'intervallo da Guarìn, malissimo Milito, lontano parente del killer da derby e sceso in campo nella sua versione più goffa. Poca roba anche dall'altra parte, dove (detto di Boateng) El Shaarawy non ha praticamente mai acceso la luce come nelle recenti uscite, e Bojan francamente ha fatto anche un pò tenerezza quando al 70' è scivolato al momento di calciare in porta da ottima posizione, con la possibilità di scrivere un'altra storia per questa stracittadina. Robinho e Pazzini hanno portato freschezza ed esperienza là davanti, e partire con loro più il Faraone è una opzione che Allegri potrebbe e a mio parere dovrebbe considerare per il futuro.

La classifica dopo il fischio finale dell'inadeguato Valeri recita impietosa: Inter a quota 15, terza assieme alla Lazio e a -4 dalla coppia di testa formata da Juventus e Napoli, Milan undicesimo a 7 punti con già ben quattro sconfitte sul groppone e una distanza già importante dal gruppo di testa. I numeri non possono dire proprio tutto, ma hanno il loro bel peso: il messaggio che comunque passa dal derby visto ieri sera è che entrambe le squadre (già divise da un solco di 8 punti) non dispongono allo stato attuale delle cose dei mezzi necessari per insidiare la dittatura imposta dalla Juventus sulla serie A 2012/13, con il Napoli che punta con forza a detronizzare una squadra oggi superiore.

La differenza è che i nerazzurri sembrano credere maggiormente nella strada intrapresa quest'estate, voltando pagina e rinnovando in modo sensibile il proprio parco giocatori, mentre in casa rossonera dopo l'addio di Ibrahimovic, Thiago Silva e di tutta la vecchia sembra regnare sovrana la sfiducia in un non-progetto del quale si fatica a vedere l'idea, e il timoniere è costantemente sulla graticola come tradizione italiana vuole.

In quello che per entrambe le squadre è una sorta di Anno Zero, l'Inter sembra più avanti coi lavori, ma è difficile ipotizzare che possa portare a casa qualcosa di tangibile a maggio. Il brusco risveglio rossonero è però ben più traumatico: dal perdere uno scudetto già vinto solo pochi mesi fa a ritrovarsi appaiati al Pescara a -2 dal terzultimo posto, ci passa tutta la differenza del mondo..

Antonio Capone (twitter - @tonycap83)

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