27 aprile 2013

L'esaltazione del modello Borussia, e la sua inapplicabilità al calcio italiano

borussia-dortmund-final

E' servito un poker di Lewandowski, assieme all'ennesima dimostrazione di calcio moderno, veloce e spettacolare, per rubare la scena a quel Bayern che solo 24 ore prima aveva fatto del Barcellona carne da macello guadagnandosi di fatto la prima poltrona per la finalissima di Wembley. Impossibile non ammirare il collettivo meraviglioso messo in piedi da Jurgen Klopp, due volte di fila campione di Germania (nonostante un Bayern superiore come individualità) e da quest'anno macchina da guerra anche in Europa dopo l'anno di "test" terminato con l'eliminazione alla prima fase, figlia soprattutto di un negativo inizio di stagione.



E' in atto una vera e propria esaltazione dell'ormai comunemente chiamato "modello-Dortmund", saltato agli occhi di molti solo ora che il progetto ha assunto risonanza continentale raggiungendo il suo picco più alto, e spacciato distrattamente come panacea per risollevare grandi del nostro calcio in difficoltà come Inter, Roma e in parte lo stesso Milan. Basterebbe però qualche riflessione sul passato, il presente e il probabile futuro dei nostri club, ed una ricerca neanche troppo approfondita sull'evoluzione dei gialloneri, per arrivare alla conclusione che un tale modello gestionale è pressochè inapplicabile ad un sistema calcio come quello italiano.

Ma cominciamo guardando indietro al 2005, anno in cui la formazione tedesca (terza con più titoli in Germania) rischia concretamente il fallimento a causa di una gestione societaria poco sana e che come conseguenza più importante ha la messa in vendita dello storico e gigantesco impianto ospitante le gare casalinghe della squadra, il Westfalenstadion (ora Signal Iduna Park, dal nome della società che lo rilevò lo stesso anno). Le cessioni importanti diventano inevitabili per far cassa e tagliare stipendi pesanti dal libro paga, e nella stagione 2007-08 i gialloneri finiscono tredicesimi, dopo una stagione per certi versi drammatica con lo spettro costante della retrocessione in Zweite Bundesliga.

Nel frattempo c'è un signore di nome Jurgen Klopp che in quel di Mainz aveva mostrato cose egregie al primo anno in massima divisione, portando la squadra neopromossa in Europa tra lo stupore generale. L'anno successivo però la magia si esaurisce dopo un ottimo avvio, e arriva un'amara retrocessione a cui non segue la promozione nella stagione seguente. In Vestfalia però credono nel talento del giovane tecnico, e il Borussia Dortmund decide di puntare su di lui come sostituto di Thomas Doll.

Stagione 2008-09: sesto. Stagione 2009-10: quinto. Nessun titolo di rilievo portato in bacheca, qualificazione alla Champions League che sfuma sempre per una manciata di punti, ma la mano del tecnico sulla squadra è visibile e la crescita costante. E infatti, al terzo anno di gestione Klopp, arriva il titolo di campioni di Germania con due giornate di anticipo, con la squadra che agguanta la testa della classifica alla decima giornata senza lasciarla più fino al termine della stagione.

Il titolo viene bissato l'anno dopo, evidenziando la forza di una squadra e di un progetto veri, difficilmente influenzabili da una serie negativa di risultati. Il Borussia Dortmund futuro vincitore della Bundesliga con 8 punti di vantaggio sul Bayern Monaco, dopo sei giornate è undicesimo ed in Champions naviga a vista, ma appena ingrana la quinta non ce n'è più per nessuno almeno in patria. E adesso, al quinto anno di gestione dell'uomo di Mainz, la finale del massimo trofeo continentale è ad un passo.

Vogliamo dare un'occhiata al bilancio di questi cinque anni? Ecco qui (fonte transfermarkt.it):

STAGIONE 2008-09
STAGIONE 2009-10
STAGIONE 2010-11

STAGIONE 2011-12
STAGIONE 2012-13

Spiccano gli acquisti di Lewandowski e Hummels alla cifra irrisoria (per il valore di mercato attuale) di 4 milioni, le cessioni profumate di Lucas Barrios, Kagawa e di Nuri Sahin (poi tornato alla base con un prestito biennale), i colpi a zero Pisczek (oggi uno dei migliori terzini destri in circolazione), Grosskreutz e quel Götze prodotto pregiato sfornato dalle giovanili. E spicca, soprattutto, il saldo acquisti-cessioni equilibratissimo e che non ha mai previsto voragini come quelle coi quali molti club dovranno prima o poi fare i conti.

In cinque anni, il club è passato dall'anonimato in cui era sprofondato per via della crisi e il quasi-fallimento all'essere una delle squadre più forti e spettacolari d'Europa, potendo contare su un impianto di gioco collaudato e perfezionato negli anni. E' stato sposato un progetto con un tecnico di prospettiva capace di ottimizzare le risorse a disposizione e sfruttare appieno il potenziale dei suoi talenti, lanciati in prima squadra senza troppe paranoie. Tutto questo nella magnifica cornice di uno stadio sempre pieno, perchè a Dortmund il Borussia è una cosa seria, anzi serissima.

Adesso, sinceramente, alzi la mano chi crede che in Italia qualcuno avrebbe davvero il coraggio di fare anche solo una delle tante cose che hanno portato i gialloneri al punto in cui sono adesso.

Chi offrirebbe ad un tecnico con alle spalle due anni di massima divisione, il primo brillante ma il secondo culminato con la caduta in serie B (e che in B ci rimane anche l'anno successivo) le chiavi della ricostruzione?

Chi avrebbe la forza di confermarlo per il terzo anno consecutivo nonostante un quinto e un sesto posto in una lega che comunque di davvero dominante all'epoca non aveva praticamente nessuno? Stramaccioni, che intendiamoci non è Klopp, nel marasma di un'Inter devastata dagli infortuni e in perenne transizione rischia di non essere confermato, così come Allegri che comunque sta portando un Milan profondamente rinnovato nell'Europa che conta.

Tutto questo mentre i bilanci affondano, gli stadi sono sempre più fatiscenti e i giovani talenti vengono considerati sempre troppo acerbi per essere lanciati sotto i riflettori del massimo campionato. In una fase storica come quella attuale, senza la disponibilità economica di 10 anni fa, il modo di fare calcio dovrebbe necessariamente cambiare per riacquistare una competitività che si è andata via via perdendo e le recenti magre figure in campo europeo non hanno fatto che sottolineare ulteriormente.

O si cambia, o il calcio italiano (già agonizzante) muore. Il Borussia è uscito dalla crisi con la forza delle idee e lavorando su una rinascita a tutto tondo: la domanda è se c'è qualcuno in Italia disposto a fare lo stesso, potenziando le strutture, gli impianti e puntando su progetti a lungo termine. Qualcosa si sta muovendo, ma siamo ancora lontani dall'obiettivo.

Chiudo con un video: Klopp il talento dei suoi lo allena anche così.




Antonio Capone (twitter - @tonycap83)

4 commenti:

  1. www.pianetasamp.blogspot.com

    Complimenti Antonio, davvero molto interessante questo tuo approfondimento...
    Qui da noi pensavo che la Roma potesse rappresentare una novità progettuale ma hanno clamorosamente toppato per due anni consecutivi la guida tecnica, al momento non vedo altre nuove realtà italiane che possono emergere, ora c'è la Fiorentina che va forte ma quanto durerà? C'è un vero progetto dietro? Ciao!

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    1. Ciao Andrea, e grazie. Per la Fiorentina ho risposto nell'altro commento: sono molto curioso di vedere come si muoveranno quest'estate (dando per scontata la partenza di Jovetic) e come puntelleranno i reparti, molto dipenderà da quale competizione giocheranno (ballano 30 milioni, non proprio noccioline :D).

      La Roma, onestamente credo possa avere un futuro ma nel progetto-Zeman non ho creduto neanche mezzo secondo francamente..anche se credo abbia fatto qualcosa di buono nei suoi mesi a Roma, basti vedere il campionato di Totti, e la crescita di Lamela e Marquinhos. Allegri credo che lì potrebbe fare buone cose, ma senza una società alle spalle nessuno vince..

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  2. non ho ben capito la ratio del ragionamento. il modello Dortmund che dimostra prima di tutto che con i giovani si vince eccome e che si può costruire una grande squadra autofinanziandosi. non vedo per quale motivo non si possa fare anche qui. solo per il fatto che da noi fino ad oggi sono state la normalità le gestioni precipitose e scellerate non impedisce che in futuro si possa cambiare. in qualche modo qualcosa di simile in Italia già c'è: pensiamo all'Udinese o alla Lazio degli ultimi anni, alla stessa Inter del triplete che certo non era una squadra di giovani ma era squadra costruita a costo zero. pure il mercato della Fiorentina di quest'anno mi sembra nella stessa direzione. certo, per ottenere questo mix bisogna avere tutti gli ingredienti: una società paziente, un buon settore giovanile, una grande rete di osservatori e un bravo e discreto direttore sportivo che sappia lavorare in accordo con l'allenatore. se un pubblico caldo come quello di Dortmund ha saputo aspettare, non vedo perché non si possa fare lo stesso in Italia.

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    1. Ciao Jean Lafitte, e grazie del tuo contributo alla discussione. Io penso semplicemente che in Italia nessuno dei club in difficoltà ha risposto sterzando verso un progetto che preveda investimenti mirati, inserimento graduale di giovani talenti, e soprattutto una strenua difesa del tecnico su cui si è puntato in estate. Nell'Inter, alla luce degli infortuni, Longo e Livaja avrebbero giocato moltissimo quest'anno, Duncan non avrebbe sfigurato (l'esperienza a Livorno gli farà bene, per carità) come rincalzo, Coutinho non avrebbe mai dovuto essere sacrificato dopo lo splendido precampionato prendendo Cassano. Giusto per fare un esempio pratico.

      Per non parlare del discorso stadi, visto che attualmente solo la Juventus si è mossa in quel senso e per l'Inter ancora c'è tanto fumo ma poco altro, visto che ancora devono decidere persino in che zona andrebbe costruito l'impianto.

      Tu nomini Udinese e Lazio, ma francamente nel progetto delle due squadre non ci vedo niente di futuribile e vincente per diversi motivi. L'Udinese per esempio ha da sempre una politica finalizzata alla valorizzazione dei talenti, con successiva cessione per far cassa e reinvestire solo parte dei proventi su nuovi nomi: risultati ottimi per la dimensione in cui vivono i friulani, ma si parla sempre di un club che non punta a successi tangibili, per quanto io apprezzi moltissimo il loro modo di fare calcio.

      Chi mi intriga moltissimo è la Fiorentina, che come giustamente dici tu sta battendo una strada molto interessante: gioco, risultati, forte seguito, un tecnico che pensa in grande e una base creata per l'anno prossimo. Se a Montella danno un attaccante alla Gomez e puntellano la squadra, secondo me possono fare cose straordinarie. A parte loro però, non vedo nessuno che stia seguendo un'idea "futuribile", mi pare si pensi sempre troppo all'immediato piuttosto che al costruire mattone per mattone una realtà duratura..

      Credo solo che la storia ci insegni che nel nostro calcio nessuno ha la pazienza di aspettare. Vedremo se qualcosa cambierà, ma francamente ad oggi ne dubito..

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