"Il senso del calcio è che vinca il migliore in campo, indipendentemente dalla storia, dal prestigio e dal budget" (Johann Cruijff)
19 aprile 2013
La deriva di Stramaccioni, e l'ennesimo anno zero nerazzurro
La sconfitta interna subita ieri sera contro la Roma, ha non solo estromesso l'Inter da una finale di coppa Italia che avrebbe se non altro potuto dare un briciolo di senso all'ultimo mese di calcio giocato, ma ha probabilmente anche fatto calare il sipario sull'avventura di Andrea Stramaccioni alla guida della prima squadra.
Intendiamoci, legare la riconferma del tecnico romano ad un eventuale passaggio del turno sarebbe profondamente sbagliato, perchè il giudizio sul suo operato dovrà necessariamente tenere conto non solo di una sconfitta come quella maturata e per certi versi prevedibile di ieri, ma anche di una serie di fattori che comunque allo stato attuale delle cose non possono che indirizzare verso una scelta obbligata.
La premessa fondamentale è che se il giovane tecnico si è trovato in questa grottesca situazione di non ritorno, una grossa fetta di responsabilità è ascrivibile a quella società il cui progetto era sembrato già poco chiaro prima, fino a diventare pressochè invisibile adesso che la Champions League è stata mancata per la seconda stagione di fila con tutto quello che ciò implica in termini di introiti e raggio d'azione sul mercato.
Stramaccioni ha dovuto lavorare nelle peggiori condizioni possibili, e quando si lavora in situazioni estreme, con poca esperienza, una rosa male assortita, infortuni a catena ed un mercato di gennaio da reparto psichiatrico, la possibilità di sbagliare e perdere il controllo del marchingegno è decisamente più elevata. Attenuanti che reggono, ma fino a un certo punto perchè qui si sta parlando di guidare una squadra che si chiama Inter, che non può permettersi di arrivare al 18 aprile con 16 sconfitte stagionali sul groppone e senza una identità tecnico-tattica definita.
Dallo Juventus Stadium in poi, la curva di crescita di squadra e tecnico (sin lì sorprendenti) si è fermata. Risultati dapprima altalenanti, poi il crack. Dopo Siena, forse, il Moratti a cui eravamo stati abituati in passato avrebbe staccato la spina esonerando un tecnico che aveva iniziato a dare pesanti segni di cedimento, ma non è successo nè allora, nè dopo l'umiliazione di Firenze, nè dopo la sconfitta interna contro il Bologna imbarazzante non tanto nel punteggio quanto nell'atteggiamento in campo di una squadra mentalmente alla deriva. Tutto questo in un roteare di moduli, interpreti, alla ricerca del sacro Graal chiamato quadratura.
Per quella che è la situazione ad oggi, con 15 infortunati più o meno lungodegenti (tra ieri e oggi si sono aggiunti Cambiasso e Guarìn) di cui diversi titolari e praticamente tutto il reparto offensivo, l'aprile di Stramaccioni è difficilmente giudicabile. Il problema è che le troppe sconfitte, le troppe imbarcate, e la confusione tattica imperante non sono cose figlie dell'oggi, ma ben radicate in un'annata iniziata discretamente, proseguita in calando e che sta terminando in picchiata.
La mia personale considerazione è che se non sei pronto a gestire i fortunali, non vuol dire che sei scarso, ma semplicemente che sei al momento inadeguato. E per guidare questa Inter, con una società che continua a mietere errori di valutazione clamorosi senza la disponibilità economica di una volta, non può bastare un allenatore a cui far fare esperienza perchè "si crede nelle sue qualità" salvo poi lasciarlo abbandonato a sè stesso anche contro stampa e media. Serve uno che cammini sulle acque.
Stramaccioni per ovvi motivi non possiede ancora le caratteristiche adatte per essere quell'allenatore, per quanto abbia lasciato intravedere doti che sicuramente sarebbero emerse in modo ancora più netto in un contesto maggiormente organizzato, e magari dopo qualche anno di gavetta su piazze meno ambiziose ma non per questo meno complicate.
Ritrovarsi al primo mandato a dover gestire situazioni come quella di Sneijder, messo al centro del progetto in estate e poi accantonato per via delle ben note questioni contrattuali, ad avallare operazioni farneticanti come quella che portato all'arrivo di Schelotto in cambio di una metà di Livaja, e a doverci mettere sempre la faccia in prima persona vista l'assenza praticamente totale della componente mediatica nella politica societaria, è francamente troppo.
Le scelte tattiche spesso poco convincenti, coi primi tempi spesso regalati all'avversario di turno e quel dispositivo difensivo troppo fragile sia che lo schieramento fosse a 3 o a 4, hanno poi contribuito a disegnare quello che è un quadro oggettivamente imbarazzante. E che sarà probabilmente messo nel conto da pagare a maggio, quando la scelta da compiere sarà definitiva e non sarà più possibile tornare indietro.
I presupposti della vigilia, e l'incoraggiante inizio di stagione dopo un calciomercato che ha profondamente modificato l'ossatura della squadra, sembravano delineare l'anno zero della rifondazione nerazzurra, dopo la tribolata annata precedente. Adesso, più che di anno zero, parlerei di un nuovo "anno meno uno": quest'estate sarà ancora rivoluzione, e il probabile cambio di allenatore spezzerà quella continuità che non può comunque prescindere dai risultati e da quanto visto in campo.
Se la transizione nerazzurra è questa, le cose sono due: o sta andando troppo piano, o non sta andando proprio. Io la mia idea ce l'ho, voi?
Antonio Capone (twitter - @tonycap83)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
www.pianetasamp.blogspot.com
RispondiEliminaCome ho scritto sul blog dell'amico Entius quando una stagione prende una certa piega individuare con precisione i responsabili diventa esercizio di difficile soluzione, un mix di errori a tutti i livelli ( società, allenatore e giocatori ) uniti a sfiga e non pochi torti arbitrali hanno segnato la vostra annata...
Stramaccioni non può non salire sul banco degli imputati ma vogliamo dare a questo ragazzo anche degli alibi?
Ripartire con una nuova guida tecnica mi lascerebbe alquanto perplesso, a meno che non sia una figura di primo piano, penso ad esempio a un Walter Mazzarri...ciao!
Ciao Andrea..sicuramente sarebbe ingiusto addossare all'allenatore anche solo metà delle responsabilità di una annata così negativa e per certi versi drammatica, ma purtroppo da dicembre in poi questa squadra ha subito una involuzione a cui non ha saputo porre freno in nessuna maniera.
EliminaPartite come quella col Siena, la Fiorentina e il Bologna sono sintomatiche, la quasi rimonta col Tottenham ha dato nuove convinzioni poi prontamente smontate la settimana successiva..non puoi arrivare ad aprile, senza aver creato nulla, ed anche se la colpa non è sua per quello che è successo nelle ultime settimane, si doveva fare molto di più prima. Poi magari resterà in sella, ma se deve fare un altro anno così con una società disorganizzata e fuori di testa dura tre settimane..
Ed eccoti il Mazzarri! :)
RispondiElimina