17 luglio 2009

Ibra, pronta l'offensiva del Barça. Visite mediche per Lucio

Immagine scelta non a caso, questa. Ibrahimovic sembra che davvero possa togliersi la maglia nerazzurra, per vestire la camiseta blaugrana del Barcellona.

La permanenza del calciatore svedese all'Inter, sbandierata da più parti anche dopo il raduno nerazzurro (al quale Ibra si è regolarmente presentato senza lesinare proclami di vittoria), non è mai stata blindata, e che il discorso fosse chiuso non l'ho mai creduto. Semplicemente, è finora mancata l'offerta che avrebbe consentito il lasciapassare da parte di Moratti.

Al di là di ogni dichiarazione tranquillizzante, qualcosa si è continuato a muovere in background, in attesa di sciogliere i nodi che hanno reso fino ad oggi impossibile la cessione. La sostanza, comunque sia, non è cambiata: Ibrahimovic e il Barcellona si vogliono, e continuano a volersi.

Il nodo più intricato è rappresentato da Eto'o: Guardiola non vuole più vedere l'attaccante africano neanche in fotografia, ha fatto prolungare di una settimana le sue vacanze e se lo ha fatto, evidentemente è consapevole del fatto che in questa settimana possa cambiare la situazione. Piazzare un giocatore del genere, che tra l'altro è in scadenza nel 2010, non è però affatto semplice. Eto'o per cambiare maglia ha avuto finora pretese da fantascienza, ha rifiutato il City e probabilmente come possibile soluzione rimane solo l'Inter, che non ha mai negato di stimare il camerunense. La cessione di Maxwell (amico di Ibra dai tempi dell'Ajax, e seguito anch'esso da Raiola) proprio al Barcellona è un segnale di ripresa del dialogo tra i due club.

Ed è per questo che i catalani stanno imbastendo una maxi-offerta che risolverebbe ogni questione: 40 milioni, Eto'o e Hleb in nerazzurro, Ibrahimovic in Catalogna a palleggiare con Messi e Iniesta. Un'offerta impensabile fino a un mese fa, ma che adesso potrebbe concretizzarsi davvero, viste le esigenze dei campioni d'Europa e visto che il coltello dalla parte del manico in una trattativa del genere lo hanno i nerazzurri, i quali male che vada si terranno Ibra, con buona pace del calciatore e di Guardiola.

Il presidente dei blaugrana Joan Laporta, è arrivato a Milano con il dg Txiki Beguiristain, ed ha incontrato a Milano Massimo Moratti per trattare l'acquisto dell'attaccante svedese (faccia a faccia confermato dallo stesso massimo dirigente nerazzurro). E' comunque facile ipotizzare che se l'offerta sarà davvero così sostanziosa, l'affare si farà ben prima che Eto'o torni dalle vacanze.

Intanto è arrivato a Milano per le visite mediche di rito il nuovo acquisto dei nerazzurri Lucio. Il capitano della nazionale brasiliana effettuerà le visite e nel pomeriggio firmerà un triennale con il club nerazzurro e poi raggiungerà i nuovi compagni nel ritiro di Los Angeles.

Si era parlato di 8 milioni, a quanto pare saranno più o meno 5 quelli sborsati dai nerazzurri per dare a Mourinho un centrale di assoluto livello (anche se con qualche saltuaria amnesia "brasiliana") capace di impostare il gioco da dietro e col vizietto del gol.

Mercato finito? Macchè, il meglio deve ancora arrivare..

Juve, con Felipe Melo sei da scudetto!

E' ufficiale l'acquisto da parte della Juventus di Felipe Melo. Dopo qualche giorno dall'annuncio, il centrocampista brasiliano ha sistemato anche l'ultima piccolissima formalità della firma del contratto, legandosi al club bianconero per i prossimi 5 anni.

Curioso pensare al fatto che Melo fosse stato "blindato" dalla Fiorentina con l'inserimento per la prima volta in Italia della clausola di rescissione (sul modello spagnolo), fissando il prezzo a 25 milioni di euro. La Juventus, dopo l'ennesimo no incassato per D'Agostino, ha virato decisa verso il centrocampista gigliato, e ha chiuso l'operazione sulla base di 20 milioni + Marchionni. Un colpaccio, anche se a prezzo non proprio di saldo: Melo deve ancora dimostrare di valere una spesa del genere, ma avrà tempo per dimostrarlo sul campo.

Con l'acquisto di Felipe Melo la Juventus ha rinforzato ulteriormente un centrocampo che mancava ancora di una pedina da piazzare assieme a Sissoko e Camoranesi (o Marchisio) nel terzetto di centrocampo. Si cercava un regista basso, alla D'Agostino, ma il colpo è stato comunque importante: il brasiliano è un calciatore possente, ma dai piedi tutt'altro che ruvidi, sa impostare il gioco e garantisce anche un buon apporto in fase realizzativa.

E adesso, il centrocampo della Juve si propone come uno dei migliori d'Europa, potendo contare anche su un Diego che, se mantiene le aspettative, farà gongolare i tifosi bianconeri. L’asso proveniente dal Werder Brema, è un giocatore completo, in possesso di grande tecnica, fantasia, fiuto del gol, ma anche di un movimento perpetuo. L’ideale per una squadra che, schierata con soli tre centrocampisti, potrebbe altrimenti avere qualche difficoltà dal punto di vista difensivo.

Ferrara con tutta probabilità schiererà, almeno di partenza, un 4-3-1-2, con Sissoko davanti alla difesa, Melo-Camoranesi ai lati, Diego trequartista dietro le due punte, che potranno essere Amauri e Del Piero, anche se Iaquinta e Trezeguet (che potrebbe restare) scalpitano. In un modulo del genere sarà importante l'apporto offensivo dei terzini, e per questo i bianconeri sono alla ricerca di un terzino sinistro di spinta come Grosso, mentre a destra salgono giorno dopo giorno le quotazioni di Zebina.

Stuzzicante anche la prospettiva di un 4-2-3-1, con cerniera di centrocampo formata da Melo e Sissoko e il trio Diego-Camoranesi-Giovinco alle spalle di Amauri o Trezeguet, anche se questa al momento sembra più una soluzione da arrembaggio che un progetto tattico a cui dare continuità.

Ferrara ha per le mani una grande squadra, che desta le uniche perplessità nel pacchetto arretrato, dove il materiale umano a disposizione non è all'altezza degli altri due reparti. Il terzetto Chiellini-Legrottaglie-Cannavaro visto in Confederations Cup non dà ampie garanzie e va rivisto nei grandi appuntamenti che la prossima stagione presenterà. Se la Juventus riuscirà a trovare solidità dietro, potendo adesso contare su un centrocampo di spessore, il salto di qualità sarà completo e il gap con l'Inter pressochè azzerato. Già adesso, comunque, i bianconeri possono puntare decisamente al bersaglio grosso che si chiama scudetto.

11 luglio 2009

Raduno Inter, Mourinho vola basso: "Non è l'Inter dei miei sogni"

Si raduna anche l'Inter di Mourinho campione d'Italia, con Ibra ancora tra le sue fila e che si dice "contento di restare" (indosserà il 10) e i nuovi acquisti Motta e Milito pronti a dimostrare tutto il loro valore.

Nella conferenza stampa il tecnico portoghese non ha comunque fatto mistero delle sue perplessità riguardo la rosa a sua disposizione. In particolare, lo Special One ha mal digerito le difficoltà incontrate dalla società nello sfoltimento della rosa, e il presunto "ostruzionismo" ostentato da alcuni giocatori che, pur essendo a conoscenza di non rientrare nel nuovo progetto tattico, sono rimasti ad Appiano nonostante le offerte di altri club. I nomi sono quelli di Vieira (per cui l'Inter è disposta a regalare il cartellino, ma il vero problema è l'alto ingaggio del giocatore), Rivas, Burdisso, Mancini (richiesto dal West Ham) e Obinna (che potrebbe andare al Napoli per Hamsik).

"Partire con 30 giocatori è un problema, non è buono per il lavoro. Soprattutto non è positivo ritrovare giocatori che io non voglio qua, che sanno che non mi servono. Forse oggi i calciatori sono meno orgogliosi di qualche anno fa, quando dicevi loro che non erano utili al progetto bastava. Ora sembra che le priorità siano altre: economiche, di stile di vita, piuttosto che provare una nuova sfida, come ad esempio ha fatto Jimenez. Io devo rispettare le regole dei contratti, ma come allenatore non cambio le mie idee su chi mi serve e chi no".

Le uscite servono, oltre che per snellire la rosa, anche per incassare euro da reinvestire sul mercato, in cerca delle due pedine attualmente mancanti: un difensore centrale ed un trequartista. "Secondo i progetti per questa stagione dovevano esserci otto giocatori in uscita e quattro in entrata, molto specifici. In questo momento 4 sono partiti, tre in scadenza di contratto e uno in prestito, incassando zero. E dei quattro mancano ancora un trequartista e un difensore centrale. Ma sia chiaro, questa non è una critica al club: non possiamo spendere troppo senza avere soldi in entrata. Non sono critico, arrabbiato o deluso: non è la rosa dei miei sogni ma è la realtà, e poi gli obiettivi della squadra verranno adattati alla realtà. Ma non posso chiedere di più al presidente: lavorerò di più, ma non posso fare miracoli. Non sono Merlino o Harry Potter".

Mou gradirebbe Deco e Carvalho, calciatori del suo Porto campione d'Europa, ma la strada si è messa in salita di fronte alle richieste dei londinesi. Hamsik è la giovane alternativa per il centrocampo, ma al momento anche su questo fronte è tutto bloccato. Le difficoltà del mercato attuale rendono ardua la trasformazione richiesta dal tecnico portoghese, che ha "salvato" dalla lista degli epurati Suazo e Quaresma, entrambi di ritorno dai prestiti a Benfica e Chelsea.

Sincero, Mourinho, quando ammette di vedere la sua Inter un gradino al di sotto del Barça pigliatutto e del Real fabbrica-quattrini. "Il Barcellona è stato campione d’Europa, ma al 90’ della semifinale era fuori. Si conferma che la Champions è la competizione dei dettagli, ma è anche quella della qualità: e su quest’ultima non siamo allo stesso livello di 3-4 squadre. Possiamo vincere se i dettagli ci sono amici, ma partiamo dietro".

Forse eccessivamente critico il tecnico nerazzurro, ma senza peli sulla lingua come ci ha sempre abituati. La rosa a sua disposizione, francamente, sembra comunque molto forte ed almeno da podio, dietro Barça e Real. Ibra e Maicon sono rimasti, Motta e Milito mettono qualità e gol, ed anche così questa Inter può e deve essere competitiva su tutti i fronti. E può già inseguire quel sogno chiamato Champions League.

08 luglio 2009

Milan al via, tra la contestazione e le sparate del Berlusca..

Applausi per Leonardo e i giocatori, contestazione aspra verso la dirigenza. Questo il quadro disegnato a Milanello nel giorno del raduno del Milan, che riparte senza Ancelotti, Maldini e soprattutto Kakà.

La cessione del brasiliano al Real Madrid e la mancanza di rinforzi importanti per colmare il vuoto lasciato dall'ex pallone d'oro hanno mandato su tutte le furie una fetta della tifoseria, che non vede vincente il nuovo progetto della società.

"Vergogna, vergogna!" gridano i tifosi rossoneri già alle 11 del mattino, davanti al cancello del centro sportivo di Milanello. Eloquente lo striscione esposto, che recita "Noi ci mettiamo il cuore, voi ci prendete per il culo!".

I contestatori, ed i tifosi rossoneri in generale, si sentono presi in giro dalle dichiarazioni del presidente Berlusconi, il quale aveva dichiarato che "la rosa del Milan non è inferiore a quella dell'Inter, è formidabile e lotterà per vincere tutto". Lasciarsi andare a frasi del genere, dopo che è stato venduto Kakà e non è stato ancora preso nessuno (eccetto l'ottimo Thiago Silva), è stato come buttare benzina sul fuoco.

Al premier, come sempre, fa eco Galliani: "senza gli infortuni che abbiamo avuto, il Milan sarebbe stato al livello dell'Inter anche nella scorsa stagione, e quindi lo è pure adesso. L'obiettivo è entrare nelle prime tre in campionato e andare avanti il più possibile in Champions League. Il Milan prosegue nella sua marcia e lo può fare senza Kakà. Ricky è un fuoriclasse, ma nessuno da solo può fare la differenza. L'unico fuoriclasse di cui il Milan non può fare a meno è Berlusconi". Frasi da lacchè, e che oltre a denotare una scarsa obiettività allargano (se possibile) la falla: insomma, le frasi alle quali Galliani negli anni ci ha abituato.

Dopo due anni in cui il Milan non ha vinto nulla, non è il massimo della vita sentirsi dire che nella prossima stagione l'obiettivo sarà "uno dei primi tre posti, e far strada in Champions". Tradotto: se arriviamo terzi in campionato e nei quarti ci sbatte fuori il Barcellona, sarà stata comunque una stagione positiva. Capitolo Kakà: il brasiliano ha vinto praticamente da solo una Champions League, e senza il suo apporto il Milan di Ancelotti avrebbe certamente vinto qualcosina di importante in meno. Andava ceduto, probabilmente, per ripianare il bilancio, ma certamente Kakà è uno che la differenza da solo la fa eccome. E questo i tifosi rossoneri lo sanno, e rincarano la dose: "Grazie per questi anni di vittorie e di gloria, ora vendi il Milan e chiudiamo questa storia".

Lascia molto perplessi la "spiegazione" data alla nuova politica societaria. Salvaguardia del bilancio (il che è sacrosanto), e LARGO AI GIOVANI. Dunque, il Milan oggi giocherebbe così: Dida (35 anni), Zambrotta (32), Nesta (33), Thiago Silva (25), Jankulovski (32), Pirlo (30), Ambrosini (32), Gattuso (31), Pato (19), Ronaldinho (29), Inzaghi (36). E' stato rinnovato il contratto a Favalli, tra i potenzialmente titolari c'è Seedorf che i 30 li ha già superati. I giovani, a parte Thiago Silva e Pato, dove sono?

Servirà del tempo, certamente. I risultati potranno comunque dare ragione al nuovo corso rossonero, perchè nel calcio due più due non fa sempre quattro e non è detto che se al Milan togli Kakà e all'Inter lasci Ibra e Maicon, automaticamente i punti di vantaggio dei nerazzurri sui rossoneri diventeranno da dieci, venti. Lo sport non è mai una scienza esatta, e se Leonardo troverà la giusta alchimia per far quadrare il cerchio, con un Pato più maturo, e magari ritrovando lo splendido Ronaldinho di qualche anno fa, il Milan potrà certamente competere su tutti i fronti. Anche perchè, non dimentichiamolo, rimangono ancora due mesi di mercato, e una punta di alto livello i rossoneri la acquisteranno di sicuro. A Leonardo piace Luis Fabiano, dal supermarket Real potrebbe arrivare Huntelaar: entrambi sono centravanti forti tecnicamente e potrebbero ricoprire il ruolo di punta centrale nel 4-3-3, con Pato e Dinho ai lati (un tridente mica male). I dubbi, per il momento però restano.

Il Milan parte in background, insomma, tra la contestazione dei tifosi ma con la fiducia degli addetti ai lavori. La bontà del lavoro di Leonardo si vedrà tra qualche mese, magari con qualche rinforzo che giustifichi le frasi dei suoi massimi dirigenti.